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Un foglio internazionale

Critiche e veleni tra Washington e Berlino

Non è solo la presenza di Trump, ma interessi opposti

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Questo articolo è stato pubblicato su Un Foglio internazionale, l'inserto a cura di Giulio Meotti con le segnalazioni dalla stampa estera in edicola ogni lunedì

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"Quel giorno John McCain aveva un umore malinconico”, scrive Matthew Karnitschnig su Politico Europe: “Era la primavera del 2017 e quello fu il mio ultimo incontro con lui al Campidoglio”. Parlando della situazione europea, il giornalista chiese allo statista cosa ne pensasse dell’atteggiamento dei tedeschi nei confronti della Russia. “I fottuti tedeschi. Cosa c’è da dire?”, rispose il vecchio repubblicano. Se fosse ancora vivo, McCain avrebbe sicuramente molto da dire sulla politica estera della cancelliera Angela Merkel negli ultimi anni. Dalla morte di McCain nel 2018, la Germania si è rifiutata di sostenere gli Stati Uniti su ogni singolo dossier internazionale: Cina, Russia, Iran, Israele e medio oriente.

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Sarebbe fin troppo facile dare la colpa a Trump e ai suoi rapporti turbolenti con la Merkel. Ma la domanda più importante è questa: da che parte sta la Germania? Le tensioni tra Berlino e Washington precedono l’elezione di Trump; anche il suo predecessore Barack Obama aveva chiesto ai tedeschi di aumentare la spesa nella difesa. C’è un motivo per cui i rapporti transatlantici sono così compromessi: trent’anni dopo la fine della Guerra fredda è diventato sempre più difficile spiegare agli americani perché il loro paese deve essere coinvolto in Europa.

 

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La critica di Trump sulla spesa militare dei tedeschi è insolitamente opportuna. Perché gli Stati Uniti devono farsi carico della protezione del paese più ricco in Europa? Specialmente considerando che la Germania ha dei rapporti sempre più intimi con la Russia, tanto che si è rifiutata di cancellare il controverso gasdotto Nord Stream 2 – che dovrebbe trasportare il gas dalla Russia all’Europa – anche dopo l’avvelenamento del capo dell’opposizione russa Alexei Navalny. La diplomazia tedesca teme che l’annullamento del progetto potrebbe fare deteriorare i rapporti con il presidente Vladimir Putin.

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Secondo Karnitschnig l’America di oggi, che è sempre più proiettata verso la regione indo-pacifica, ha uno scarso interesse verso la Germania. Inoltre l’opinione pubblica tedesca non è mai stata così critica con gli Stati Uniti. Secondo un sondaggio solamente il 26 per cento dei cittadini ha “un’opinione favorevole” dell’America e il 27 per cento crede che Washington sia il suo più importante alleato militare. Alla base del problema c’è la convinzione, molto diffusa in Germania, che l’America sia un paese profondamente disfunzionale, corrotto e razzista.

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La linea apertamente antitrumpiana dei media tedeschi ha rafforzato questa convinzione. L’establishment berlinese si è di fatto alleato con il Partito democratico americano – e questo non verrà dimenticato dai repubblicani. Cosa significa tutto ciò? Che la Germania sposerà la visione francese di “un’autonomia europea” in tema di politica estera. Secondo Karnitschnig l’Ue è destinata a dividersi in due schieramenti opposti: da un lato l’Europa occidentale e filo russa e dall’altro l’Europa dell’Est e i paesi baltici che continueranno a pretendere la protezione americana.

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