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Si stava meglio quando si stava peggio?

Il filosofo francese Alain Finkielkraut su perché sì, prima molte cose andavano meglio. Ne scrive sul Figaro

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“Si stava meglio prima’: si tratta di una formula che ha il dono di irritare l’ottimista”, scrive il filosofo francese Alain Finkielkraut. “Saremmo mostri di ingratitudine a non riconoscere i benefici del tempo presente: noi europei abbiamo smesso di fare la guerra, curiamo malattie che prima erano incurabili, la durata media della vita è in costante aumento, le donne non soffrono più, siamo meno vincolati, meno ingannati, più liberi, le start-up ci offrono servizi a cui non avremmo pensato, ci muoviamo facilmente… Ma:

I caffè, i ristoranti, i club, erano meglio prima del boom della musica da atmosfera.

La strada era migliore prima dell’invasione dei telefoni cellulari.

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La cultura era migliore prima che fosse tutto-culturale.

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Il passato era migliore prima che fosse sistematicamente aggiornato.

La cosa reale era meglio prima dello schermo totale.

L’elitarismo per tutti era meglio dell’anti-elitismo.

Il kitsch era meglio della sua consacrazione operata dall’arte contemporanea.

Vivere insieme era meglio quando l’espressione non esisteva.

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La repubblica era meglio prima dei territori persi.

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Il secolarismo era meglio quando veniva dimenticato in quanto era evidente.

Il dibattito era meglio prima delle liste nere redatte a intervalli regolari da parte degli organi di vigilanza.

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L’umorismo era meglio prima delle continue risate degli intrattenitori.

L’antirazzismo era meglio prima dei processi alle streghe.

La privacy era meglio prima di Facebook e Instagram.

L’uguaglianza era meglio prima della scrittura inclusiva.

Gli occhi vedevano meglio quando c’erano i poeti.

Il silenzio era meglio prima che venisse scacciato ovunque.

La nostalgia era meglio prima che fosse estirpata a tutti i costi dal cuore degli uomini”.

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