La "Culla" di Berthe Morisot (Wikipedia)

Il figlio

Ali invisibili, bellezza e fatica nella danza di due vite: la luce di Ada e Daria

Lisa Ginzburg

Un romanzo sul prendersi cura, sulla costernata accettazione di una madre attenta, lucia e piena di una forza che è amore per tutta la vita. Il nuovo libro (autobiografico ma mai introflesso) di Ada d'Adamo

La verità arriva lacerante, dirompe in un piccolo corpo appena venuto al mondo, tra l’incredulità di parenti e amiche accorsi per la nascita di quella bella e sana bambina. Arriva, la verità, in quella neonata indifesa che sbrigativi e fuggitivi i medici diagnosticano come affetta da oloprosencefalia, una malformazione cerebrale causa di disabilità gravissima. Donna adulta che a quella maternità è arrivata dopo anni di desiderio e di rinunce, di amore e assenze, la madre in una manciata di istanti si trova catapultata nella realtà nuova di responsabilità angosciosamente definitive e cognizioni terribilmente vaghe. Una condizione che l’amniocentesi non ha saputo vedere e che da allora in poi sarà la vita accanto alla bambina che piange disperata, eppure, prestissimo, creatura meravigliosa e carica di una forza magica. Dell’apprendistato a quella impervia magia, Ada d’Adamo racconta in Come D’aria (elliot), un romanzo in cui l’autobiografia è solo una delle corde di risonanza di una melodia che altrimenti suona autonoma, simbolica, più ampia della vicenda stessa che racconta. 

 

Di corpo e di fisicità (dell’abitare del corpo nello spazio) Ada d’Adamo si è occupata nel suo percorso di danzatrice e studiosa della danza. Il destino la vuole ora a prendersi cura della piccola Daria, del suo corpo prigioniero, dei ritmi sfibranti di un quotidiano stravolto. Affronta tutto con costernata accettazione, la neomamma, lucida, adulta, spezzata ma ugualmente piena di una forza il cui nome è amore per la vita, ininterrotto, capace di trovare continue risorse. Mai chiudendosi nel guscio del difficile ménage di madre, padre (pendolare) e la figlia da proteggere: aprendosi invece agli altri, compresi i bambini che  intimiditi ma così affettuosi di Daria e della sua disabilità divengono grandi amici. 

 

Quando la malattia diventa anche della madre – un carcinoma al seno che la spezza, rendendola fragile e costretta a pianificare il futuro della figlia in ogni particolare; anche allora è presente, sollecita, amorosa. Viva.
Come D’aria è un libro dalla cui lettura si sprigiona una luce, a ogni pagina. Sarà per il suo essere autobiografia mai introflessa, mai auto-riferita; o perché nella lucidità dell’essere presente, a sé stessa per prima e subito poi alla figlia, l’autrice riesce a dare gravità (volume, densità) alla propria presenza. O sarà per l’amore, grande, inesauribile, quello che trova strade di comunicazione dove non ci sono parole né passeggiate mano nella mano: solo in acqua, solo a letto ci si può abbracciare completamente, senza lo schienale della sedia e senza altri ostacoli (“i nostri corpi diventano uno”).

 

D’aria: stare al mondo e cogliere la sfida del tempo anche quando le persone spariscono e per tutto bisogna combattere. “Cerca un come”, la madre, e quel come lo trova nella vitalità del sapere guardarsi da fuori, considerare la sua maternità tanto aspra che non avrebbe desiderato (limpidamente la stessa Ada D’Adamo lo scrisse in una lettera pubblica a Augias che fece scalpore anni fa). Guardarsi “come con una telecamera di sorveglianza”: e così contenersi e superarsi, in bilico tra la propria malattia e la disabilità di Daria, senza mai interrompere un contatto profondo con lei, sua figlia malata e magica. Nella matura gioia del dare, imparare, stare in ogni istante senza mai perdere di vista il bandolo. Anche quando tutto rimbomba l’eco dei primi anni, il pianto disperato della bimba nata con invisibili ali; anche quando, nonostante le sconfitte, ogni tappa è un passo in più, una scoperta d’amore in più, un sorriso nella luce di Daria. D’aria: un libro da tenere accanto, come un grande piccolo talismano.

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