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Il Figlio

Ammaniti, Basaglia, Boccea e i bambini privati di tutto da portare al mare

Giacomo Giossi

"Passoscuro" è il racconto dell'improvvisa discesa negli inferi del Padiglione 8: un vero e proprio reparto di reclusione per minori affetti da patologie di natura mentale. Fino al momento più esaltante e commovente: quando riesce a portare venti di loro a vedere il mare per la prima volta

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La storia della psichiatria del secondo Novecento in Italia è segnata radicalmente dall’azione riformatrice di Franco Basaglia che, anche per la spinta dei movimenti sociali e giovanili che agitavano il contesto italiano ed europeo, diede forma e concretezza a una visione che non poteva più tollerare il malato psichiatrico come soggetto da legare e nascondere rendendolo invisibile alla società. 

La psichiatria non poteva più essere lo strumento feroce di pulizia sociale quale era stato fino ad allora. Tuttavia il radicalizzarsi dello scontro sociale e l’ideologizzazione politica fino alla confusione (tuttora permanente) tra la visione basagliana e le assurdità antipsichiatriche, finirono per complicare inevitabilmente l’attuazione delle riforme. Attore e testimone di quell’epoca eroica, quanto conflittuale, è stato sicuramente Massimo Ammaniti, oggi decano della psicanalisi dell’età evolutiva che in "Passoscuro" (Bompiani) racconta i giorni della sua formazione e i suoi primi anni di attività psichiatrica. Figlio di un luminare della pediatria, Massimo Ammaniti si ritrova a studiare medicina un po’ controvoglia e più che altro per le esplicite pressioni paterne. Solo un’analisi successiva chiarirà in lui i motivi profondi e intimi di una scelta dettata dai sensi di colpa maturati da bambino, in quella che fu una tragedia che colpì la sua famiglia. Ammaniti racconta gli anni della formazione e l’improvvisa discesa agli inferi, ovvero verso il Padiglione 8: un vero e proprio reparto di reclusione per bambini affetti da patologie psichiatriche. La scena che si pone di fronte al giovane specializzando è terribile, una  riproposizione dei lager nazisti: bambini sporchi, spesso seminudi, legati ai letti o ai termosifoni e abbandonati anche dalle famiglie a se stessi in condizioni totalmente prive di regole sanitarie e in un’assoluta assenza di umanità.

Ammaniti, sconvolto, non resiste più di un giorno, la sua però, non sarà una fuga, ma un obbligato ritorno. Giungono pochi anni dopo anche a Roma gli echi dell’esperienza goriziana di Franco Basaglia, nel frattempo Ammaniti collabora con Giovanni Bollea allo sviluppo della neuropsichiatria italiana. Il clima sta cambiando, ora è possibile riformare. Quello che per secoli era  considerato inamovibile ora è semplicemente giudicato inaccettabile. Il ritorno di Ammaniti al Padiglione 8, nel 1972 per due anni, è costellato di difficoltà e incomprensioni e non di meno di rischi e momenti drammatici. Ammaniti si muove con cura e attenzione e apprende giorno dopo giorno come far accadere le cose, come cambiare le regole. Rivestire i bambini, aiutarli a riscoprire il corpo, a riconoscere il loro nome. Fino al momento più esaltante e commovente (anche per i lettori) quando Ammaniti riesce a portare 20 bambini per la prima volta a vedere il mare. L’immagine ha la luce immensa di una spiaggia d’estate, dove minuto dopo minuto le difficoltà si sciolgono e il possibile diventa reale. Ammaniti verrà chiamato a Trieste da Basaglia che apprezza il suo lavoro, ma dopo una notte insonne a Venezia decide di mollare il colpo spaventato dalle implicazioni sociali che ora intervengono sempre più pesantemente nel lavoro psichiatrico. Ammaniti rifiuta l’incarico e torna a Roma dove sceglie di proseguire la propria attività con un ruolo più legato a studio e ricerca. Con Passoscuro, Ammaniti rilegge il proprio passato senza ostentare una coerenza di facciata, ma ritrovandola quasi per caso di ricordo in ricordo. Il lavoro che per anni ha dedicato al recupero dell’identità dei bambini reclusi e privati di tutto, dai vestiti come dal gioco, è la sua coerenza. Pratica quotidiana e rielaborazione continua: una ricerca premurosa di soluzioni e nuovi spazi possibili di cura. 

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