PUBBLICITÁ

Il figlio

Qualcosa non va, quindi quest’estate è meglio dire quasi sempre sì

Annalena Benini

I buchi nelle orecchie, i cavalli, la luna piena, i falò, le notti in tenda. Neanche un “no”

PUBBLICITÁ

Da qualche giorno sento che c’è qualcosa che non va. Ma non voglio ammetterlo, e quando leggo i dati giornalieri dei nuovi contagi e non li trovo rassicuranti, per un attimo fingo di non averli letti. Poi ammetto di averli letti ma dico a me stessa che vanno contestualizzati, che è complicato, e ogni volta ripeto una cosa che mi piace molto anche se non so esattamente cosa significhi. Dico: minor virulenza. Minor virulenza mi calma, minor virulenza mi fa pensare a qualcosa di indebolito, che giorno dopo giorno perde altra forza, fino ad arrivare a nessuna virulenza, a un abbandono per debolezza estrema, come la pioggia quando evapora sotto il sole. Ma non sembra che quel giorno stia arrivando, non come avevamo sperato, e in più ci sono questi banchi fantasma, monoposto, per la scuola del Covid, con un’idea di mondo così desolante (ho giurato che non dirò mai distopica), così stonata rispetto al senso stesso dell’andare a scuola come l’abbiamo sempre conosciuto, che mi assale un altro pensiero e non riesco a scacciarlo: e se questa fosse l’ultima estate? L’ultima estate dopo la tempesta e prima dell’altra tempesta. Un’estate di passaggio in cui cerchiamo di divertirci, essere normali, nuotare il più possibile, salire il più in alto possibile in montagna, salutare tutti gli amici, abbracciare tutti i genitori, con queste mascherine legate al braccio, al polso, nella borsa, con i termoscanner sempre in funzione fingendo che sia soltanto un gioco, esercitando questa prudentissima libertà di andare quasi dappertutto, perché poi a settembre chissà.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Da qualche giorno sento che c’è qualcosa che non va. Ma non voglio ammetterlo, e quando leggo i dati giornalieri dei nuovi contagi e non li trovo rassicuranti, per un attimo fingo di non averli letti. Poi ammetto di averli letti ma dico a me stessa che vanno contestualizzati, che è complicato, e ogni volta ripeto una cosa che mi piace molto anche se non so esattamente cosa significhi. Dico: minor virulenza. Minor virulenza mi calma, minor virulenza mi fa pensare a qualcosa di indebolito, che giorno dopo giorno perde altra forza, fino ad arrivare a nessuna virulenza, a un abbandono per debolezza estrema, come la pioggia quando evapora sotto il sole. Ma non sembra che quel giorno stia arrivando, non come avevamo sperato, e in più ci sono questi banchi fantasma, monoposto, per la scuola del Covid, con un’idea di mondo così desolante (ho giurato che non dirò mai distopica), così stonata rispetto al senso stesso dell’andare a scuola come l’abbiamo sempre conosciuto, che mi assale un altro pensiero e non riesco a scacciarlo: e se questa fosse l’ultima estate? L’ultima estate dopo la tempesta e prima dell’altra tempesta. Un’estate di passaggio in cui cerchiamo di divertirci, essere normali, nuotare il più possibile, salire il più in alto possibile in montagna, salutare tutti gli amici, abbracciare tutti i genitori, con queste mascherine legate al braccio, al polso, nella borsa, con i termoscanner sempre in funzione fingendo che sia soltanto un gioco, esercitando questa prudentissima libertà di andare quasi dappertutto, perché poi a settembre chissà.

PUBBLICITÁ

   

A settembre chissà, se quello che avevamo pensato sarà lì ad aspettarci: tutti dicono sempre, convinti di essere molto originali, che l’anno nuovo comincia a settembre, e questa volta però è diverso, incertissimo, spaventato, è troppo strano questo prossimo settembre per farmi sentire euforica e piena di buoni propositi da fallire come sempre. Non è più come sempre.

   

PUBBLICITÁ

Se questa fosse l’ultima estate di un vecchio mondo libero, goffo e affollato, in cui abbiamo ricominciato a baciarci e a camminare gli uni accanto agli altri, e in cui salutiamo con il gomito solo quelli che non abbiamo nessuna voglia di salutare, molto soddisfatti di evitare le strette di mani mollicce, allora il fatto è questo: non si può dire un solo no.

   

Tutto quello che mi chiederà mia figlia, tutto quello che mi chiederà mio figlio, tutto quello che mi chiederà abbaiando il cane (che però chiede soltanto di starmi appiccicato anche con quaranta gradi), io per quest’estate dirò sì. Sì alla piscina, agli alberi, alle montagne, sì alle discese ripide con lo skate, sì ai cavalli, sì agli amici a dormire, sì ai gelati, sì ai buchi nelle orecchie, ai falò sulla spiaggia, sì alle notti in tenda, forse a questo punto sì anche ai gatti, ai piccioni, ai criceti, sì agli scogli, sì alla luna piena, sì a tutto finché si può. Anche sì al motorino, visto che tanto quattordici anni sono pochi e poi finirà il mondo. Sì al monopattino elettrico. Sì ai film vietati ai minori. Se a settembre dovessimo cominciare il nuovo anno chiudendoci di nuovo in casa, e sobbalzando a ogni starnuto, mi dispiacerà anche di non averli portati a quella festa di compleanno a Campobasso.

   

Loro non ci pensano, disegnano teschi sulle mascherine, vivono quest’estate esattamente come tutte le altre, pensando che sarà infinita e poi dicendo che è durata troppo poco, che è volata via, che non è possibile che sia già settembre, che non hanno ancora fatto i compiti delle vacanze. Io di solito comincio ad aspettare settembre all’inizio di giugno, ma questa volta no. Questa volta so che tutto quello che è ricominciato potrebbe finire, o almeno cambiare, rimpicciolire all’improvviso, e allora da domani, da oggi, ogni giorno è ancora più importante. Non così tanto da portarli a quella festa a Campobasso, ma importante da dire quasi sempre sì. Mamma, ci porti a fare bungee-jumping in Abruzzo con tutti i nostri amici nell’ultima estate prima della fine del mondo? Assolutamente no, non chiedetemelo mai più.

PUBBLICITÁ
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ