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Le occasioni mancate e questa nuova vita, in cui si può ancora aspettare

Annalena Benini

Le promesse di non perdere mai più tempo e l’irresistibile voluttà del divano. Io e mia sorella

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Mia sorella e io non ci vediamo dallo scorso Natale. Un pomeriggio, era la fine del 2019, ci siamo salutate, avevamo mangiato e bevuto tantissimo per giorni e giorni, così pigre da non riuscire nemmeno ad andare al cinema, sdraiate sul divano a pensare ad altro cibo, ad altro vino, ad altri film da vedere senza uscire di casa, e poi lei ha caricato l’auto di tutto il possibile ed è tornata a Milano. Tanto ci vediamo presto, ciao, scrivi quando arrivi. Un appuntamento mancato a febbraio, ma sì tanto ci vediamo presto, ciao, scrivi quando sei sana e salva a casa.

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Mia sorella e io non ci vediamo dallo scorso Natale. Un pomeriggio, era la fine del 2019, ci siamo salutate, avevamo mangiato e bevuto tantissimo per giorni e giorni, così pigre da non riuscire nemmeno ad andare al cinema, sdraiate sul divano a pensare ad altro cibo, ad altro vino, ad altri film da vedere senza uscire di casa, e poi lei ha caricato l’auto di tutto il possibile ed è tornata a Milano. Tanto ci vediamo presto, ciao, scrivi quando arrivi. Un appuntamento mancato a febbraio, ma sì tanto ci vediamo presto, ciao, scrivi quando sei sana e salva a casa.

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Poi è esploso l’universo e non ci siamo viste più, come tutti: chiusi nelle nostre città, chiusi nelle nostre case, la faccia infilata dentro il computer, con la paura di tutto ma anche, dopo un po’, con il pensiero di tutti quei cinema mancati. Di tutto quel fuori a cui avevamo rinunciato per sbadataggine. Appena ci rivediamo, ci siamo dette al telefono in quei mesi, andiamo al cinema, usciamo, facciamo tardi, spacchiamo il mondo. Facciamo un viaggio, andiamo al mare, andiamo in bici, andiamo in montagna, andiamo in tutti i musei, vediamo tutte le mostre, facciamo parapendìo (di nascosto da nostra madre), andiamo a cavallo (sempre di nascosto da nostra madre), andiamo a ballare tutta la notte (idem). In quei mesi tutto ci sembrava desiderabile, facevamo grandi progetti di fuga e di recupero del tempo perduto: non saremo mai più così pazze da restare pomeriggi interi sul divano. Se tornerà la fine del mondo, noi avremo comunque la nostra scorta di grandi imprese e di favolosi tramonti. Naturalmente la prima cosa che avrei fatto, anche da sola, sarebbe stata andare a visitare la Cappella Sistina vuota, e tutto il resto dei posti grandiosi e vuoti della mia città, comprese le piazze, le ville, i dintorni. Ah, quanti meravigliosi ricordi avrei accumulato, quanta vita interiore avrei coltivato attraverso l’unicità di quella bellezza tutta per me. E avrei raccontato ogni cosa a mia sorella, che a sua volta mi avrebbe raccontato l’incanto del Cenacolo, della pinacoteca di Brera. Non perderemo tempo mai più, non perderemo occasioni mai più.

 

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Poi io alla Cappella Sistina vuota non ci sono mai andata, e da nessun’altra parte, mia sorella magari al Cenacolo sì ma non me lo ha raccontato, forse non ha avuto tempo di dirmelo. Una sera, cioè l’altroieri, sono andata alla Fontana di Trevi per fare un selfie dentro la solitudine e lanciare una monetina con il desiderio di non perdere mai più un’occasione, ma c’era una folla assurda, centinaia di persone festanti, gli spazi per le foto erano tutti occupati. Avevo perso anche quell’occasione, la città non è più mia, però ero contenta che ci fosse così tanta gente, così tanta vita.

 

Ieri, finalmente, ho rivisto mia sorella, dopo quel pomeriggio di fine dicembre. Ci siamo incontrate alla stazione e poi siamo andate a casa dei nostri genitori, pronte a cogliere tutte le occasioni d’ora in poi, in tutte le città. Eravamo euforiche. Per prima cosa, prima di andare a gettarci nel mondo, mio padre ci ha misurate contro il solito muro, su cui adesso misura i nipoti, per vedere se siamo miracolosamente cresciute, dopo vent’anni dall’ultima tacca. Io alzandomi un po’ in punta di piedi ho guadagnato almeno un centimetro, lei è troppo onesta per barare ma comunque mi è sembrata più alta. Poi ci è venuta fame quindi abbiamo deciso di fermarci a casa ancora un po’, ma proprio poco, giusto il tempo di abituarci a questa nuova vita piena di progetti e di desideri esauditi. A forza di parlare di tutto quello che faremo, ci è venuto sonno. Ci siamo sdraiate un po’ sul divano, si stava molto bene, e abbiamo pensato, con grande sollievo e felicità, di aspettare la prossima occasione.

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