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Loro sono in vacanza, e noi no. La riconquista del tempo rubato

Annalena Benini

Scie di sangue in corridoio, hot dog a mezzanotte e gatti randagi. La bella estate è iniziata

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In ogni caso, loro sono in vacanza e io no. Anche se la scuola è finita in quel modo, anche se Tommaso ha concluso le elementari su Zoom, in cucina, rovesciandosi un bicchiere d’acqua sulla testa per simulare i gavettoni all’uscita da scuola, con i compagni che applaudivano in video dalle loro cucine. Anche se la classe di Anna ha finto di andare in campeggio, e ognuno a un orario stabilito ha tirato fuori dallo zaino un panino nella carta stagnola e l’ha mangiato davanti al computer al buio, per simulare di stare nel bosco tutti insieme attorno al fuoco. Anche se è stato tutto assurdo e lunare (assembramenti ovunque ma a scuola niente), al punto che un padre pieno di buone intenzioni ha osato proporre una vera pizzata di fine anno, con genitori e figli e mascherine, all’aperto, ma la tensione era già alta, tutti a fine giugno hanno un sacco di problemi, e su di lui si sono scagliate le frustrazioni e i traumi di anni e anni di pizzate subìte, di serate catastrofiche, di: raccogli tu i soldi?, e insomma l’hanno minacciato con messaggi audio irripetibili, gli hanno detto prova a ripeterlo e una pizza tu non riuscirai a mangiarla mai più, gli hanno detto sappiamo dove abiti, hanno mandato emoticon di teschi e di pistole: questo padre ha abbandonato il gruppo e tutti gli altri sono ritornati immediatamente civili e si sono scambiati messaggi affettuosi, e speriamo di vederci a settembre, e teniamoci in contatto, buone vacanze a tutti i ragazzi.

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In ogni caso, loro sono in vacanza e io no. Anche se la scuola è finita in quel modo, anche se Tommaso ha concluso le elementari su Zoom, in cucina, rovesciandosi un bicchiere d’acqua sulla testa per simulare i gavettoni all’uscita da scuola, con i compagni che applaudivano in video dalle loro cucine. Anche se la classe di Anna ha finto di andare in campeggio, e ognuno a un orario stabilito ha tirato fuori dallo zaino un panino nella carta stagnola e l’ha mangiato davanti al computer al buio, per simulare di stare nel bosco tutti insieme attorno al fuoco. Anche se è stato tutto assurdo e lunare (assembramenti ovunque ma a scuola niente), al punto che un padre pieno di buone intenzioni ha osato proporre una vera pizzata di fine anno, con genitori e figli e mascherine, all’aperto, ma la tensione era già alta, tutti a fine giugno hanno un sacco di problemi, e su di lui si sono scagliate le frustrazioni e i traumi di anni e anni di pizzate subìte, di serate catastrofiche, di: raccogli tu i soldi?, e insomma l’hanno minacciato con messaggi audio irripetibili, gli hanno detto prova a ripeterlo e una pizza tu non riuscirai a mangiarla mai più, gli hanno detto sappiamo dove abiti, hanno mandato emoticon di teschi e di pistole: questo padre ha abbandonato il gruppo e tutti gli altri sono ritornati immediatamente civili e si sono scambiati messaggi affettuosi, e speriamo di vederci a settembre, e teniamoci in contatto, buone vacanze a tutti i ragazzi.

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Appunto, i ragazzi sono in vacanza. Mia figlia è immersa da quattro giorni in una piscinetta gonfiabile rossa con la sua amica: si alzano da lì solo per mangiare il gelato o per andare a catturare con una gabbia apposita gatti randagi bisognosi di cure, in una collaborazione straordinaria con le famose e temibili gattare di Roma, o per curare piccioni feriti. Sono piene di bernoccoli e di sbucciature, perché si muovono in skateboard e cadono: di solito mi accorgo che è tornata a casa dalla scia di sangue in corridoio, ma le vaccinazioni le ha fatte e comunque è in vacanza. E’ in questa condizione magica, lussuosa, decadente, invidiabilissima e giovane in cui il tempo non esiste più perché il tempo le appartiene: e infatti mia figlia non mi parla mai per tutto il giorno, non risponde se le telefono, ma mi manda messaggi e video di pappagalli o di ragazzi per lei molto belli alle tre di notte, e si stupisce perché stranamente non li visualizzo subito (i messaggi dei miei figli hanno una suoneria speciale, diversa dai messaggi di tutti gli altri, grazie alla quale mi sono guadagnata la fama di visualizzatrice velocissima e risponditrice immediata: anche loro, ho scoperto, hanno dato ai miei messaggi una suoneria tutta per sé, cioè tutta per me, ma assolutamente per il motivo opposto: per non visualizzarmi mai).

 

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“Perché ignori i miei messaggi?”, mi ha scritto mia figlia verso le sei del mattino, dopo avermi mandato la foto di un tizio che non esiste, creato da una app che ha mescolato la faccia di un suo compagno di classe a quella di Johnny Depp da giovane, per creare il ragazzo ideale. Mi sono svegliata, ho guardato questo tizio inquietante e gommoso e ho risposto: perché io non sono in vacanza.

 

Ma, a parte che vorrei dormire almeno quando dormo, non ho intenzione di arrabbiarmi perché qualcuno mangia gli hot dog a mezzanotte (meglio gli hot dog a mezzanotte in camera da letto con i gatti randagi salvati o la pizza di fine anno nel posto lontanissimo con parcheggio e tavolo prenotato per quarantadue persone da cui non si riesce ad andare a casa perché al conto mancano sempre due quote?). Non ho voglia di invocare l’uso assennato del tempo, dopo che il tempo è stato strappato via con violenza: da qualche parte bisogna pur recuperare. L’auto gavettone di Tommaso in cucina con un bicchiere, Anna vestita da gita davanti al computer, la merenda in chat per salutarsi fino a settembre. E a settembre chissà. Adesso devono vendicarsi, possono vendicarsi: e loro sono in vacanza, noi no.

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