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Credo nelle ripetizioni di matematica e nel secondo quadrimestre

Annalena Benini

L’immensa fiducia nelle seconde possibilità, con cui imparare a staccare gli occhi da terra

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In che cosa credo? Nella vita privata, nelle ripetizioni di matematica, nelle parole dei romanzi. Ma credo soprattutto, e con enorme fiducia, nel secondo quadrimestre. A scuola, sì certo, però non è mai solo la scuola. Il secondo quadrimestre è quasi tutto ciò che abbiamo. Per recuperare le insufficienze del primo, per chiedere scusa di esserci distratti, per rimediare al fatto che non ci eravamo neanche accorti di stare dentro il primo quadrimestre, ciechi e sperduti e allo sbaraglio.

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In che cosa credo? Nella vita privata, nelle ripetizioni di matematica, nelle parole dei romanzi. Ma credo soprattutto, e con enorme fiducia, nel secondo quadrimestre. A scuola, sì certo, però non è mai solo la scuola. Il secondo quadrimestre è quasi tutto ciò che abbiamo. Per recuperare le insufficienze del primo, per chiedere scusa di esserci distratti, per rimediare al fatto che non ci eravamo neanche accorti di stare dentro il primo quadrimestre, ciechi e sperduti e allo sbaraglio.

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Ci vorrebbe un quadrimestre zero, ma nessuno ha mai pensato di inventarlo, per imparare un po' di cose importanti: leggere in metrica, quali sono i jeans che stanno meglio, fingere di essere preparati in storia durante l’interrogazione, fare amicizia con quelli del terzo anno, non tradire mai gli amici del primo anno, quali autobus passano più spesso, quanta timidezza e rinuncia sono concesse, e per quanto tempo. Come si riconoscono subito gli incontri fondamentali, quanto è rovinoso tagliare i capelli affidandosi al parrucchiere, quanto un fratello minore conta su di te anche mentre ti urla: ti odio, quanto è meglio lo zaino del trolley, quanti problemi può risolvere uno shampoo profumato, quanto è importante guardare le persone negli occhi anche quando non hai capito niente di Latino o di qualunque altra cosa e vorresti solo sparire. Quanto è facile non capirsi per niente, confondere tutto, e che sollievo, poi, dare la colpa di tutto a tua madre. Un quadrimestre zero in cui ti spiegano che i quadrimestri non sono infiniti. Si nasce una volta per tutte, e dopo questo bel quadrimestre zero, un vero atto di generosità e saggezza da parte dell’universo, dovrà essere chiaro anche ai pigri che non si può cominciare un’altra vita con le esperienze della vita precedente.

 

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Ma poiché il quadrimestre zero non è mai esistito, a meno di essere così pazzi da scambiarlo con l’infanzia, e il primo quadrimestre finisce in un secondo e ci lascia storditi, con molti quattro, qualche tre, e la sensazione di esserci addormentati sul più bello, con questi capelli tutti sbagliati, con questi jeans troppo larghi o troppo stretti, con gli occhi che non riescono ancora a staccarsi da terra e però non serve perché inciampiamo lo stesso dappertutto, essendo ancora ciechi. Con questo fratello che è diventato un insopportabile mostro e fa continuamente dei suoni strani con la bocca, e anche quando non li fa noi vorremmo strozzarlo perché per lui la vita è semplice anche se non si fa mai la doccia, e anzi per tutti gli altri la vita è semplice tranne che per noi, e tutti sono felici tranne noi, tutti sono al posto giusto tranne noi, inadeguati abitanti del primo quadrimestre.

 

Ma ecco che arriva, lucente, nuovissima, la possibilità di un secondo quadrimestre. Il secondo quadrimestre coincide con la luce che torna, con il cielo che resta azzurro più a lungo. Il secondo quadrimestre è davvero un po’ più lungo del primo. Va verso l’estate e non più verso l’inverno. Porta sulle spalle quel po' di esperienza che serve a sbagliare meglio, e anche a prendere sei più in matematica.

 

Nel secondo quadrimestre ci sarà sempre qualcuno che dirà: hai visto, sei migliorato, ti sei impegnato, e poi oggi ti stanno bene i capelli, hai usato la piastra? Nel secondo quadrimestre, quelli che non ci salutavano mai all’improvviso si ricordano di noi, e vogliono accompagnarci a casa, e anche andare al cinema insieme, e noi qualche volta, ma ancora solo qualche volta, stacchiamo gli occhi da terra e sorridiamo, e pensiamo che abbiamo dato la risposta giusta, e sentiamo l’esultanza, il divertimento, la pace, lo stupore di sentirci al posto giusto anche solo per un’ora. E che cos’è il secondo quadrimestre se non la prova dell’esistenza perpetua della primavera? La prova che c’è un’altra possibilità, e che se gli alberi fioriscono di nuovo, anche noi alla fine troveremo i jeans che ci stanno bene. E anche le persone che ci piacciono, e a cui piacciamo, e una nuova speranza che questo splendido, fortissimo quadrimestre non finisca mai più.

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