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il bi e il ba

Il nesso invisibile tra la morte di Paolo Rossi e il discorso di Giorgia Meloni

Guido Vitiello

Giorgia e i suoi fratelli sono convinti di giocare una nuova finalissima Italia-Germania. La retorica infiammata dell'82 in un libro di Vittorio Sermonti

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Che nesso c’è tra la morte di Paolo Rossi e il discorso di Giorgia Meloni alla Camera? Nessuno. O forse c’è un nesso così profondo da diventare invisibile: un cavalluccio marino e un’orca assassina non si accorgeranno mai della cosa che li accomuna, ossia l’acqua in cui sono entrambi immersi. Giorgia Meloni ha proclamato che nella nostra colonia franco-tedesca ci sono “movimenti di patrioti che difendono la libertà” contro “le ancelle del dominio straniero”. E ha invitato l’aula a respingere “i venduti, gli intrighi di Palazzo, i servi che barattano la loro libertà per un misero tornaconto”. Tolta qualche insolenza da sgarbatella della Garbatella – come l’invito al “più grande Vaffa-Day di tutti i tempi” – anche un sordo capirebbe da dove viene questo italiano: dal melodramma risorgimentale, dai libretti d’opera, e da tutta la retorica che ne scaturì. È a quella matrice pre-fascista che si riallaccia la post-fascista Meloni, saltando accuratamente – salvo tic verbali ereditati – i rifiuti tossici della lingua mussoliniana, con cui si balocca invece Salvini. D’accordo, direte voi, ma che c’entra il povero Paolo Rossi? C’entra, come il cavalluccio marino c’entra con l’orca: per l’acqua in cui l’uno e l’altra nuotano. La soluzione è in un geniale libro di Vittorio Sermonti del 1983, “Dov’è la vittoria? Cronaca delle cronache dei Mondiali di Spagna”, composto a partire da migliaia di ritagli di giornale dell’anno precedente. Ripercorrendo quella retorica via via più infiammata, dove si mescolavano sentimenti di superiorità e di inferiorità, la spacconeria dei trionfatori e la rivalsa degli umiliati, capirete che Giorgia e i suoi fratelli sono convinti di giocare una nuova finalissima Italia-Germania.

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Che nesso c’è tra la morte di Paolo Rossi e il discorso di Giorgia Meloni alla Camera? Nessuno. O forse c’è un nesso così profondo da diventare invisibile: un cavalluccio marino e un’orca assassina non si accorgeranno mai della cosa che li accomuna, ossia l’acqua in cui sono entrambi immersi. Giorgia Meloni ha proclamato che nella nostra colonia franco-tedesca ci sono “movimenti di patrioti che difendono la libertà” contro “le ancelle del dominio straniero”. E ha invitato l’aula a respingere “i venduti, gli intrighi di Palazzo, i servi che barattano la loro libertà per un misero tornaconto”. Tolta qualche insolenza da sgarbatella della Garbatella – come l’invito al “più grande Vaffa-Day di tutti i tempi” – anche un sordo capirebbe da dove viene questo italiano: dal melodramma risorgimentale, dai libretti d’opera, e da tutta la retorica che ne scaturì. È a quella matrice pre-fascista che si riallaccia la post-fascista Meloni, saltando accuratamente – salvo tic verbali ereditati – i rifiuti tossici della lingua mussoliniana, con cui si balocca invece Salvini. D’accordo, direte voi, ma che c’entra il povero Paolo Rossi? C’entra, come il cavalluccio marino c’entra con l’orca: per l’acqua in cui l’uno e l’altra nuotano. La soluzione è in un geniale libro di Vittorio Sermonti del 1983, “Dov’è la vittoria? Cronaca delle cronache dei Mondiali di Spagna”, composto a partire da migliaia di ritagli di giornale dell’anno precedente. Ripercorrendo quella retorica via via più infiammata, dove si mescolavano sentimenti di superiorità e di inferiorità, la spacconeria dei trionfatori e la rivalsa degli umiliati, capirete che Giorgia e i suoi fratelli sono convinti di giocare una nuova finalissima Italia-Germania.

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