Lo sbarco a Murcia di un gruppo di migranti salvati nel Mediterraneo (foto LaPresse)

Anche Sanchez ora comincia a respingere i migranti

Luca Gambardella

Il governo spagnolo vuole rispedire in Libia 12 naufraghi salvati da un peschereccio. Un cambiamento radicale dopo la solidarietà mostrata con Aquarius e Open Arms

La politica dei porti aperti della Spagna di Pedro Sanchez potrebbe essere a un punto di svolta per il caso di un peschereccio spagnolo, con a bordo un gruppo di migranti salvati nel Mediterraneo, che il governo di Madrid vuole rimandare in Libia. A riprova che l’assenza di una politica europea sull’accoglienza rischia di generare situazioni paradossali, c’è il fatto che tra le ipotesi al vaglio del governo spagnolo ora ci sia quella di chiedere aiuto proprio all’Italia e a Malta, i due paesi che da tempo domandano maggiore solidarietà agli altri stati membri dell’Ue.

 

Il salvataggio dei 12 naufraghi – tra cui somali, eritrei, nigeriani e senegalesi – è avvenuto giovedì e per le autorità spagnole devono essere condotti nel porto più sicuro e più vicino. Ma come spesso capita nelle operazioni di salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, si è creata una situazione di stallo: mentre il governo spagnolo considera ora la Libia un porto sicuro perché è il più vicino al luogo del salvataggio (a 100 miglia nautiche da Tripoli, 120 da Malta), per l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) si tratta invece di un paese in cui l’incolumità dei migranti non sarebbe salvaguardata. Sulla stessa linea si è schierato anche l’equipaggio del Nuestra Madre de Loreto, il peschereccio che ha salvato i migranti. Il comandante dell’imbarcazione, Pascual Durá, si è detto pronto a rientrare in Spagna, anche a costo di rimetterci molti soldi, rinunciando a continuare la battuta di pesca. Al momento, dicono dal peschereccio, la situazione a bordo non è di emergenza e, grazie all’aiuto arrivato dalla nave dell’ong Proactiva Open Arms, che ha fornito all’equipaggio cibo e medicine necessarie per soccorrere i naufraghi, dicono di potere restare in navigazione altri sei giorni. A preoccupare però, data l’incertezza su dove sbarcare i migranti, sono le condizioni meteo previste in peggioramento e la quantità di persone da assistere, eccessiva rispetto alle dimensioni del piccolo peschereccio; 24 metri di lunghezza.

 

Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom), il Mediterraneo centrale è diventato negli ultimi mesi uno dei punti più critici per le traversate in direzione dell’Europa, con 1.277 persone morte dall’inizio dell’anno. Finora il governo del socialista Sanchez aveva aperto i porti ai migranti e alle navi umanitarie, in controtendenza rispetto all’offensiva lanciata dall’esecutivo italiano nei confronti delle ong. Era successo lo scorso luglio, quando la Open Arms ottenne il permesso di sbarcare a Barcellona una sessantina di migranti rifiutati da Malta e dall’Italia. E prima ancora, anche la nave umanitaria Aquarius di SOS Méditerranée e Medici senza frontiere aveva avuto l’autorizzazione ad attraccare nel porto di Barcellona sbarcando circa 600 persone salvate nel Mediterraneo.

 

Ma nel frattempo, il governo di Madrid ha sempre spinto per una politica condivisa a livello europeo e per una ripartizione degli oneri dell’accoglienza. Era successo anche lo scorso 15 agosto, quando il premier spagnolo aveva mediato per convincere gli altri stati dell’Ue ad accogliere alcuni dei 141 migranti salvati e sbarcati a Malta. Ma adesso il caso del peschereccio Nuestra Madre de Loreto potrebbe rappresentare un cambio di passo rispetto alla politica dell’accoglienza avviata da Sanchez, un messaggio rivolto agli altri paesi europei: serve un accordo europeo sulla distribuzione dei migranti.

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.