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così parla un magistrato a 5 stelle

Un ultrà grillino verso la guida della Corte dei Conti

Luciano Capone

“Io voto M5s. Renzi è un cazzaro, ha la faccia come il …”. Tommaso Miele, militante a cinque stelle sui social, è il favorito per la poltrona di presidente della magistratura contabile

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Roma. “Lei è un magistrato della Corte dei Conti e scrive queste cose?”, gli rispondeva, con un certo stupore, il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Ma la cosa più sorprendente è che quella stessa persona, che per i suoi tweet sembrava già inadeguata al ruolo di magistrato contabile, ora stia per diventare addirittura presidente della Corte dei Conti.

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Roma. “Lei è un magistrato della Corte dei Conti e scrive queste cose?”, gli rispondeva, con un certo stupore, il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Ma la cosa più sorprendente è che quella stessa persona, che per i suoi tweet sembrava già inadeguata al ruolo di magistrato contabile, ora stia per diventare addirittura presidente della Corte dei Conti.

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Facciamo un passo indietro. Siamo nell’anno che precede le elezioni politiche del 2018 e Tommaso Miele, presidente della sezione della Corte dei conti per l’Abruzzo, è impegnato in una intensa ed esplicita campagna sui social network contro il Pd e a favore del M5s. Con toni non proprio da magistrato, ma più da militante di un meetup grillino. “Stasera ho deciso – twitta dopo le primarie del Pd vinte da Matteo Renzi – per evitare che torni Micron (che proprio non lo reggo) voterò convintamente M5s”. Poco prima rilanciava un volgare tweet sugli elettori del Pd a cui piacerebbe “godere da dietro”. E ancora: “Grande vittoria di Renzi (Micron) oggi, grande vittoria M5s domani alle politiche”.

 

 

Poi rilancia il tweet di un altro utente che afferma: “Dite al cazzaro di Rignano che al voto vero 16enni-17enni-migranti-cinesi-zingari non ci saranno”.

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Se si va indietro nel tempo, ai tempi del referendum del 2016, il magistrato all'epoca presidente di sezione della Corte dei Conti descriveva in questi termini l’allora presidente del Consiglio: “Italiani in futuro ricordatevi chi è Renzi: arrogante, presuntuoso, prepotente, incapace, bugiardo: che non si accosti più a Palazzo Chigi”. Per il dottor Tommaso Miele il premier è un “bullo furbastro bugiardo”.

   

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Il magistrato passa agli insulti più pesanti ed espliciti, quando commenta l’intervento di Renzi all’Assemblea del Pd di domenica 18 dicembre 2016: “Oggi giorno di festa comandato dal Signore: è tornato sulla scena il cazzaro di Rignano sull’Arno. Ancora parla. Ha la faccia come il…”. La timeline di Miele è così per tutti i mesi successivi, fino alle elezioni.

 

La militanza grillina e anti-renziana ha portato fortuna a Miele, che nel luglio 2019 è stato nominato presidente dellasezione della Corte dei conti del Lazio. E ora è uno dei papabili alla poltrona più ambita. Dopo l’elezione del presidente Angelo Buscema a giudice costituzionale lo scorso luglio, la Corte dei conti deve scegliere il suo successore. Come da prassi, il governo ha chiesto al Consiglio di Presidenza (il Csm della Corte dei conti) una terna di nomi nella quale pescare. Ma il Consiglio, interrompendo un’antica tradizione, non ha indicato le persone con maggiore anzianità bensì tre nomi collocati a circa metà del ruolo della Corte: Tommaso Miele, Fulvio Longavita e Pio Silvestri. Nella terna il ciociaro Miele, che in passato è stato presidente dell’Associazione magistrati della Corte dei conti e commissario straordinario della Lega Pro di calcio, è il favorito proprio grazie alla sua vicinanza al M5s. Ma è anche il motivo per cui è il più inadeguato a un ruolo istituzionale di controllo sulle attività della politica e dell’amministrazione pubblica.

  

 Di questo ne sono ben consapevoli il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma anche lo stesso Miele: “Siamo sotto i riflettori perché capita di avere giudizi in cui sono coinvolti anche politici – disse Miele lo scorso anno dopo la nomina a presidente della sezione laziale – abbiamo perciò anche l’attenzione dei mass media. E quindi io avverto la responsabilità e il grande senso istituzionale, perché ne va di mezzo la Corte dei conti che viene giudicata anche a livello mediatico”. Con queste condivisibili parole, il dottor Miele spiegava alla perfezione perché è totalmente inadeguato a diventare presidente della Corte dei Conti e quindi a rappresentare la magistratura contabile.

  

Non è un caso che, appena i suoi giudizi e insulti sul Pd e su Renzi, attuali alleati di governo del M5s, sono tornati a circolare nelle chat, il magistrato ha cancellato il suo account su Twitter. “Su questo non voglio rispondere, la situazione è molto delicata – ha detto Miele al Foglio –. Non rilascio alcuna dichiarazione”.

 

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