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Un centrodestra milanese è possibile, dice Gelmini

Daniele Bonecchi

Con la Lega dei territori governiamo e stiamo in Europa. I punti deboli per attaccare Sala

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A settembre inizierà la battaglia campale anche per Forza Italia, sul fronte di Palazzo Marino. Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera, consigliere comunale a Milano, col cuore che batte anche sul lago di Garda (dove si sta impegnando per la realizzazione del depuratore destinato a mantenere pulite le acque del Benaco) lo sa e si sta attrezzando. Milano è la città di Berlusconi e il suo partito vuole giocare un ruolo da protagonista nella disfida per il sindaco. Ovviamente tutti attendono la mossa di Beppe Sala, in bilico tra lasciare, raddoppiare o, secondo i rumors, scrutare le mosse romane, dove non è un mistero che il “sistema” bancario del capoluogo lombardo stia sensibilizzando anche il Colle più alto sui possibili disastri del post Covid. Si vedrà. Comunque vada Forza Italia non ha nessuna intenzione di accettare un candidato di bandiera: “L’obiettivo è correre uniti per vincere. Stiamo lavorando da tempo per portare a Palazzo Marino una personalità della società civile, in grado di dare le risposte che la città attende. Milano sta pagando un prezzo doppio al Coronavirus: la frenata dell’economia dovuta all’effetto pandemia e all’insufficiente intervento del governo e i ritardi della gestione Sala”, dice Gelmini. Ma sull’effetto Covid-19 la strategia del Pd si concentra nel dare addosso alla Regione: la capogruppo azzurra però rifiuta le accuse. “La sinistra è malata di doppiopesismo – reagisce Gelmini – a Roma invitano le opposizioni a collaborare mentre in Lombardia proprio il Pd ha dato vita ad una vergognosa caccia alle streghe. Nella speranza di ottenere un dividendo elettorale. Il presunto garantismo del Pd si è eclissato”.

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A settembre inizierà la battaglia campale anche per Forza Italia, sul fronte di Palazzo Marino. Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera, consigliere comunale a Milano, col cuore che batte anche sul lago di Garda (dove si sta impegnando per la realizzazione del depuratore destinato a mantenere pulite le acque del Benaco) lo sa e si sta attrezzando. Milano è la città di Berlusconi e il suo partito vuole giocare un ruolo da protagonista nella disfida per il sindaco. Ovviamente tutti attendono la mossa di Beppe Sala, in bilico tra lasciare, raddoppiare o, secondo i rumors, scrutare le mosse romane, dove non è un mistero che il “sistema” bancario del capoluogo lombardo stia sensibilizzando anche il Colle più alto sui possibili disastri del post Covid. Si vedrà. Comunque vada Forza Italia non ha nessuna intenzione di accettare un candidato di bandiera: “L’obiettivo è correre uniti per vincere. Stiamo lavorando da tempo per portare a Palazzo Marino una personalità della società civile, in grado di dare le risposte che la città attende. Milano sta pagando un prezzo doppio al Coronavirus: la frenata dell’economia dovuta all’effetto pandemia e all’insufficiente intervento del governo e i ritardi della gestione Sala”, dice Gelmini. Ma sull’effetto Covid-19 la strategia del Pd si concentra nel dare addosso alla Regione: la capogruppo azzurra però rifiuta le accuse. “La sinistra è malata di doppiopesismo – reagisce Gelmini – a Roma invitano le opposizioni a collaborare mentre in Lombardia proprio il Pd ha dato vita ad una vergognosa caccia alle streghe. Nella speranza di ottenere un dividendo elettorale. Il presunto garantismo del Pd si è eclissato”.

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Qualche problema però c’è stato anche in casa vostra, al Pirellone, con Giulio Gallera sfiduciato dagli stessi consiglieri del suo partito e la sanità de facto commissariata. Ma Gelmini guarda oltre: “Oggi siamo in una fase diversa, l’emergenza è economica e bisogna guardare alle necessità delle famiglie e delle imprese”. Torniamo a Milano, Sala ha fatto l’autocritica: troppe chiacchiere. “Al netto dell’emergenza, l’errore più grande è stato aver puntato su un modello di città totalmente centripeto, senza alcuna seria progettualità e con l’abbandono delle periferie. Ma il ‘modello Milano’ adesso, anche a causa della pandemia, è in una crisi drammatica. Il terziario, i servizi, il made in Italy (vedi moda e design) sono stati travolti dal lockdown e hanno un disperato bisogno di ossigeno, il turismo è scomparso e lo smart working ha desertificato parte della città. E’ anche per questo che mi sono impegnata nell’esame del decreto rilancio per far arrivare risorse per la moda e le start up creative: sono vettori cruciali per lo sviluppo. Abbiamo anche provato, con meno fortuna, ad ottenere risorse per incrementare il fondo perduto per gli esercizi commerciali, le strutture ricettive, la ristorazione: ma il governo finora è stato sordo alle nostre richieste”, insiste Gelmini. Ma il modello Milano ha dato ottimi risultati, sia al Pil lombardo che all’immagine della città. “Oggi non basta più. Manca una visione complessiva di città e c’è bisogno di obiettivi nuovi. I limiti della gestione Sala sono sotto gli occhi di tutti, a partire dal disastro Città Metropolitana, coi suoi problemi, dalla viabilità, alla logistica, dai trasporti alla raccolta dei rifiuti, una realtà abbandonata a se stessa. I sindaci hanno dovuto chiedere aiuto alla Regione (già falcidiata dal governo) per la gestione ordinaria. Poi c’è il problema delle periferie: dopo aver dichiarato che erano la sua ossessione, Sala si è limitato all’urbanistica tattica. Qualche riga per terra e tanti cartelli di divieto. Quartieri come Baggio, Gratosoglio, Corvetto, San Siro, via Padova sono nelle mani di bande criminali, di chi occupa abusivamente le case popolari, degli spacciatori. Le famiglie e soprattutto gli anziani sono abbandonati. E meno male che in alcuni Municipi possiamo contare su presidenti motivati di Forza Italia come Marco Bestetti e Giuseppe Lardieri”.

 

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Lei Gelmini disegna un quadro a tinte fosche, in realtà Milano – nonostante il virus – è una città viva e dinamica. “E’ vero, e lo è da prima di Sala, grazie ai milanesi, al lavoro che è stato fatto dalle giunte di centrodestra e alla straordinaria vivacità del mondo dell’impresa, del terziario, dell’associazionismo. Ma il lavoro resta la priorità. Serve una risposta di sistema non i piccoli espedienti, le mance come il Reddito di cittadinanza, frutto di una cultura assistenzialista che il Pd ha fatto sua”. La città ha reagito al dramma pandemia e sta lottando per uscirne e le forze sane, come sempre, stanno dando il meglio, “però ciò che sorprende – chiarisce l’esponente di Forza Italia – è l’atteggiamento del Comune, che ha confermato la politica dei divieti (Area C, Area B) e dei balzelli. Ha scelto di aumentare il costo del trasporto pubblico e di complicare la già incerta mobilità cittadina disegnando nuove piste ciclabili, là dove servono piattaforme logistiche per la distribuzione delle merci, certo non i monopattini che intralciano il traffico. E il bilancio comunale è oramai un buco nero”. Passiamo al contesto, Milano è città europea, non vi sta stretta l’alleanza con la Lega? “Milano guarda da sempre all’Europa, come del resto la Lombardia. E in Regione c’è un’alleanza di centrodestra che ha tenuto saldamente ancorato al continente il nostro modello di sviluppo. Sui territori c’è una Lega di governo che è molto diversa da quella che viene rappresentata: non abbiamo alcun imbarazzo, anche perché il ruolo di Forza Italia nell’alleanza resterà cruciale”. Ora attendiamo Salvini.

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