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Ma quale stop al traffico, noi viaggiamo elettrici e senza pilota

Daniele Bonecchi

Mentre le polemiche sulla domenica a piedi ammorbano l’aria peggio del PM10, c’è chi lavora sodo per trovare le risposte migliori alla mobilità collettiva e alla sicurezza

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Mentre le polemiche, tutte politiche, sulla domenica a piedi ammorbano l’aria peggio del PM10, c’è chi lavora sodo per trovare le risposte migliori alla mobilità collettiva e alla sicurezza. Ad esempio Federico Cheli, docente di Meccanica al Politecnico di Milano, insieme a colleghi di altri dipartimenti coordina i progetti innovativi sulla mobilità autonoma (senza conducente), in particolare con Atm. Alle viste c’è la possibilità di trasformare la circolare 90/91 in una modernissima linea senza conducente, su percorso protetto. “Come università – spiega Francesco Braghin, che lavora con Cheli al dipartimento di Meccanica – stiamo lavorando anche a progetti diversi, grazie a un finanziamento come dipartimento di eccellenza del ministero della Ricerca. Abbiamo acquistato un pulmino Easy Mile (12 posti, sei in piedi e sei seduti), che può muoversi ovunque senza conducente con una velocità limitata ai 40 chilometri l’ora. Su questo pulmino a trazione elettrica stiamo sviluppando logiche di controllo autonomo, prendendo in considerazione qualsiasi scenario di viabilità. Stiamo cercando di affrontare tutti i problemi che questi mezzi pubblici possono incontrare durante l’esercizio. Ciò che fa la differenza su questi veicoli è la sensoristica. Su quello che stiamo sperimentando c’è un sensore particolare, una lama laser che va a leggere il “tempo di volo”, in pratica ricrea di fronte e attorno al veicolo una mappa tridimensionale, è come se ci fosse una telecamera con una immagine in profondità”, spiega Braghin. Dunque il Politecnico ha aperto una nuova frontiera alla mobilità senza conducente, che va oltre l’automobile e che si mette al servizio del trasporto pubblico, con tutti i problemi legati alla sicurezza che ci sono. Avviso ai misoneisti: “Automazione non vuol dire necessariamente cancellare posti di lavoro”, spiega Luca Stanzione, segretario regionale della Filt Cgil. “E’ necessario lavorare ad un piano per la riqualificazione del personale, guardando ad un progetto più grande di riconversione della mobilità pubblica. Un settore che cresce e può utilizzare anche importanti risorse dell’Unione europea. Un treno da non perdere anche perché la domanda di trasporto pubblico è destinata a crescere”, conclude.

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Mentre le polemiche, tutte politiche, sulla domenica a piedi ammorbano l’aria peggio del PM10, c’è chi lavora sodo per trovare le risposte migliori alla mobilità collettiva e alla sicurezza. Ad esempio Federico Cheli, docente di Meccanica al Politecnico di Milano, insieme a colleghi di altri dipartimenti coordina i progetti innovativi sulla mobilità autonoma (senza conducente), in particolare con Atm. Alle viste c’è la possibilità di trasformare la circolare 90/91 in una modernissima linea senza conducente, su percorso protetto. “Come università – spiega Francesco Braghin, che lavora con Cheli al dipartimento di Meccanica – stiamo lavorando anche a progetti diversi, grazie a un finanziamento come dipartimento di eccellenza del ministero della Ricerca. Abbiamo acquistato un pulmino Easy Mile (12 posti, sei in piedi e sei seduti), che può muoversi ovunque senza conducente con una velocità limitata ai 40 chilometri l’ora. Su questo pulmino a trazione elettrica stiamo sviluppando logiche di controllo autonomo, prendendo in considerazione qualsiasi scenario di viabilità. Stiamo cercando di affrontare tutti i problemi che questi mezzi pubblici possono incontrare durante l’esercizio. Ciò che fa la differenza su questi veicoli è la sensoristica. Su quello che stiamo sperimentando c’è un sensore particolare, una lama laser che va a leggere il “tempo di volo”, in pratica ricrea di fronte e attorno al veicolo una mappa tridimensionale, è come se ci fosse una telecamera con una immagine in profondità”, spiega Braghin. Dunque il Politecnico ha aperto una nuova frontiera alla mobilità senza conducente, che va oltre l’automobile e che si mette al servizio del trasporto pubblico, con tutti i problemi legati alla sicurezza che ci sono. Avviso ai misoneisti: “Automazione non vuol dire necessariamente cancellare posti di lavoro”, spiega Luca Stanzione, segretario regionale della Filt Cgil. “E’ necessario lavorare ad un piano per la riqualificazione del personale, guardando ad un progetto più grande di riconversione della mobilità pubblica. Un settore che cresce e può utilizzare anche importanti risorse dell’Unione europea. Un treno da non perdere anche perché la domanda di trasporto pubblico è destinata a crescere”, conclude.

 

Chi ha superato da tempo il livello sperimentale è il sistema ferroviario che serve le linee metropolitane. La linea 5 e anche la prossima linea 4 viaggiano senza conducente. La M4 sarà in esercizio tra un anno, a febbraio 2021 collegherà l’aeroporto di Linate col quartiere Forlanini e il Passante ferroviario, alla fine del 2022 arriverà in San Babila, il completamento è previsto nel mese di luglio del 2023. La M5, che sarà lunga 15 chilometri con 21 stazioni, farà viaggiare treni driverless di Hitachi Rail (costruiti nello stabilimento italiano). Hitachi Rail il maggior produttore di driverless nel mondo, con il 30 per cento del mercato. La metropolitana automatica senza conducente significa, tra le altre cose: diminuzione dei costi di esercizio, flessibilità di gestione, maggiore capacità di carico ed elevata regolarità ed efficienza del servizio offerto al passeggero. Alessandro Calegari è responsabile di esercizio della M5, spiega: “La nostra sala operativa non si sostituisce al macchinista, ha un ruolo di supervisione. Di fatto è un cervello che ne controlla la programmazione e l’operatività, cura in particolare la diagnostica dei treni e della rete”. Carlo Bianco, direttore della Sicurezza in metropolitana rassicura: “Siamo in condizione di intervenire direttamente col nostro personale nel giro di pochi minuti. E tutte le stazioni e i treni sono dotati di telecamere e citofoni per consentire ai passeggeri un contatto diretto con noi. Va detto che le metropolitane automatiche sono tra i mezzi di trasporto più sicuri. Da quando esistono le metro automatiche (anni 80) sono cresciute, oggi sono un migliaio nel mondo e nel 2030 saranno 4.000”. Ma le soluzioni driverless – sulle linee metropolitane e presto o tardi, come spiegano al Politecnico, anche sugli autobus – non sono soltanto un investimento in sicurezza e prestazione del servizio, sono anche una ottimizzazione economica che permette di investire (e molto) sulla mobilità pubblica elettrica e dunque sull’inquinamento urbano. E intanto Milano prosegue nel suo investimento per l’elettrico, privato o car sharing e con il piano per le colonnine di rifornimento.

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