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Breviario delle cose notevoli per il 4 (e il 5) marzo

Fabio Massa

I nomi caldi e quelli sicuri a destra e sinistra. Cosa si muoverà dopo, soprattutto nel Pd

Breviario Laico del card. Ravasi. Sul 4 marzo campeggia una massima di William Gaddis: “L’originalità è un trucco di cui si serve la gente priva di talento per far colpo su altra gente senza talento e per difendersi dalla gente di talento”. In vista del 4 marzo di cose eccentriche ne abbiamo viste. Qui invece c’è un piccolo florilegio in salsa lombarda di cose che vale la pena tenere d’occhio.

 

IL RITORNO DI PISAPIA

Dopo il gran rifiuto per un secondo mandato a Milano e il gran rifiuto per il “campo” nazionale, c’è il ritorno di Giuliano Pisapia il temporeggiatore. Domani mattina parteciperà alla chiusura delle Regionali con un endorsement fortissimo per Giorgio Gori. E poi si è fatto vedere, un po’ qui e un po’ là, a una serie di iniziative con alcuni candidati all’uninominale. Quelli che erano nel suo drappello però un po’ mugugnano, dalle parti della lista Lombardia Progressista-Sinistra per Gori (ovvero gli arancioni): sono l’unico gruppo che non ha il corrispettivo alle politiche. Dura imporsi nel regno delle preferenze e degli sbarramenti della legge elettorale lombarda senza il traino nazionale. Certo, se il Pisa si fosse impegnato di più.

IL BOTTO DI EMMA BONINO

Emma Bonino farà il botto. Punto. Questo dicono i sondaggi, specialmente quelli riservati. Il sentiment è ben definito: Bonino tirerà su il centrosinistra nei sei collegi di Milano. Vincitrice? Probabilmente sì. Al punto che nel Pd meneghino regna il mal di pancia. Perché certa fronda antirenziana non candidata sta praticamente facendo campagna per lei, annunciando il voto su Facebook e con qualche lettera mirata. C’era una volta la disciplina di partito.

 

QUESTIONE DA MATEMATICI

Nelle segreterie di partito si interrogano sui dettagli. L’affluenza bassa e l’astensione chi premieranno? La tesi che pare prevalere (ma ce ne sono varie, e tutte valide) è che con l’affluenza bassissima sarà favorito il centrosinistra. Con l’affluenza media il centrodestra e con l’affluenza molto alta il centrosinistra. Il M5s è forte a livello nazionale, meno in Lombardia, in qualunque caso. La chiamano la regola della “U”.

  

DOPO IL 4 C’E’ IL 5 (MARZO)

Questione di cabala. Ve lo ricordate Pisapia che fa scalpore perché si reca a un convegno della Cgil sul referendum costituzionale proprio con questo titolo? Mutatis mutandis, c’è chi sta lavorando precisamente su quel tema. Che cosa succede dopo? Il ministro Calenda, che non si è candidato, ma che ha battuto come un forsennato tutto il Nord “per smascherare i cialtroni della Lega e Salvini, che va davanti ai cancelli delle fabbriche promettendo telefonate e interventi con il ministero e alla fine non manda manco un telegramma”, ha invitato i renziani di Milano ad “aprire la boccuccia se si vuole cambiare il partito”. C’è chi pensa che per aprire la boccuccia serva un percorso politico strutturato con filiere che vanno e vengono da Calenda stesso.

BALLETTO SUL QUINTO POSTO

Dalle parti del Pd, per le regionali, c’è una mattonella un po’ affollata. E’ quella del quinto posto, l’ultimo utile su Milano per entrare in consiglio regionale. I primi quattro posti sono praticamente assegnati. In ordine sparso: Fabio Pizzul con la gamba rotta (si è spaccato un femore andando in moto, ma il suo consenso nelle parrocchie non ne ha risentito); Pietro Bussolati segretario del Pd metropolitano; Carmela Rozza ex assessore alla Sicurezza; Carlo Borghetti consigliere uscente. Il quinto se lo contendono:  Paola Bocci (sostenuta da Boeri, tra gli altri), Alessandro Giungi (sostenuto da Majorino, tra gli altri), Nadira Haraigue (sostenuta dai renziani, tra gli altri), Alberto Fulgione (sostenuto da Mauri, tra gli altri).

 

DOPO IL 5, I CONGRESSI

Non quello per decidere la permanenza di Matteo Renzi alla guida del Pd. Ma i congressi locali, regionale e metropolitano, che erano stati sospesi per le elezioni. Alessandro Alfieri diventerà parlamentare. Pietro Bussolati consigliere regionale. Le varie cordate sono in agitazione.

 

IL SENSO DI SALA PER LE ELEZIONI

Beppe Sala ha usato un metodo limpido di sostegno ai candidatiì. A ognuno ha riservato una presenza a un evento elettorale. Un po’ per uno non fa male a nessuno.

DA TENERE SUL TACCUINO

A fare da contraltare al piccolo esercito di professionisti della politica targati Pd, a correre in Regione c’è Alfredo Zini, ristoratore di qualità (al Tronco, dell’Isola), coordinatore dell’associazione Botteghe storiche di Confcommercio, ciclista ostinato. Vuole rilanciare il turismo enogastronomico e tagliare le tasse su negozi, bar e ristoranti. Controparte è il capolista della Lega Gianmarco Senna: sarà protagonista, e pure lui è ristoratore. Tra gli azzurri occhio a Giulio Gallera e a Fabio Altitonante: su Milano faranno il pieno di preferenze. Su Monza sarà Fabrizio Sala a sbancare. Se vincerà Fontana, pescherà tra questi per la giunta. E se vince Gori? I più accreditati a un posto sono i tre recordmen (e woman) delle preferenze: Rozza, Bussolati, Pizzul.

FONTANA-GORI, DUE TRIPLE

Attilio Fontana (al Foglio): “A sinistra stimo Borghini, Bassetti e Guzzetti”. Risponde Gori (ad Affaritaliani): “A destra apprezzo Albertini, Parisi e Sanese”.