La signora Barclays

Redazione

Vita internazionale e regno milanese di Alessandra Perrazzelli. Con Clubhouse per la finanza rosa

Ok, il lavoro di banker è tipicamente maschile, almeno in Italia, vuoi anche per il look ingessato. Però quando alle riunione dell’Associazione bancaria italiana (Abi) o ai summit di Bankitalia si ritrovano solo due donne, e una delle due ha un ruolo istituzionale – Maria Cannata, dal dicembre 2000 dirigente generale al ministero delle Finanze e capo della Direzione del debito pubblico del Tesoro – qualcosa che non torna c’è, quote rosa a parte. Se lo deve essere posto, il quesito, anche Alessandra Perrazzelli, unica vera “banchiera” (come direbbe la presidenta della Camera, Laura Boldrini). Per di più a capo di una delle più importanti realtà finanziarie internazionali, l’inglese Barclays, che a Milano ha casa.

 

Il prossimo settembre, l’avvocatessa genovese taglierà il traguardo dei quattro anni sulla poltrona di country manager per il mercato nazionale dell’istituto britannico. Mica male, se è vero che in questo periodo ha rivoluzionato la presenza locale di Barclays, razionalizzando, vendendo (le filiali a CheBanca!), tagliando, da 1.100 a 200 persone, “subendo”, se così si può dire, una sola giornata di sciopero dei dipendenti (in realtà una mezza giornata con picchetto) e diventando di fatto il punto di riferimento del mercato dei bond italiani. Non c’è prestito o emissione obbligazionaria, infatti, che non passi dagli uffici milanesi della banca: sei operazioni definite nel primo semestre di quest’anno. Se non è un record poco ci manca.

 

Il tutto mentre per sei anni (dal 2011 all’aprile scorso) ha rivestito il ruolo di consigliere d’amministrazione di Atm, l’azienda di trasporto pubblico milanese, sotto la gestione di Bruno Rota, su indicazione del Comune, e poi da maggio di vicepresidente di A2A, la municipalizzata cittadina (è anche presidente del comitato nomine) su indicazione del Comune di Milano. Nel frattempo, visto che di tempo ce n’era, si è impegnata affinché le donne – per la cronaca ha presieduto per tre anni, dal 2010 al 2013, Valore D, l’associazione di imprese che promuove la diversità, il talento e la leadership femminile – potessero avere, all’ombra della Madonnina, un loro punto di ritrovo, un circolo privato open, visto che al mitologico Clubino o all’aristocratica Società del Giardino l’ingresso di una signora è assolutamente vietato, figuriamoci ottenere una tessera associativa. E’ così che Perrazzelli, madre tra l’altro di due figli, è stata una delle promotrici della ClubHouse di Brera, in Foro Buonaparte, spazio aperto, appunto al gentil sesso che lavora e che vuole fare networking negli spazi dell’ex Teatro delle Erbe: oggi gli iscritti sfiorano le 500 unità.

 

Una determinazione che è figlia di un percorso accademico e professionale che ha portato questo avvocato 55enne da Genova a New York a Bruxelles a Londra e che ha quale fiore all’occhiello, agli albori della carriera legale, la vittoria epocale ottenuta a metà degli anni Novanta nei confronti del colosso Telecom.

 

Lei, da esperta della cosiddetta practice “regulatory” (la disciplina regolamentare) e con la mentalità tipicamente americana (maturata il 1988 e il 1993 nello studio che oggi si chiama Pillsbury Winthrop Llp), vinse a più riprese (Antitrust, Tar, Consiglio di stato e Corte d’Appello di Milano) la causa per abuso di posizione dominante a favore della piccola Telsystem di Arturo Artom (imprenditore di riferimento per Casaleggio jr) ottenendo un risarcimento da 4 miliardi di lire. Fu questa emblematica vittoria legale a farla accedere alla corta dell’allora potentissimo Carlo De Benedetti che la volle in Olivetti quale responsabile del diritto della concorrenza. E fu proprio lavorando per l’azienda dell’Ingegnere che conobbe Corrado Passera, che poi la portò con sé in Intesa Sanpaolo – banca nella quale Perrazzeli restò dal 2003 al 2013 – facendole fare la spola tra Milano e Bruxelles. Un giro del mondo professionale che ha spinto la banker ad aprire sempre di più il settore al talento femminile – metà del comitato di gestione di Barclays Italia è composta da donne – e a lavorare per l’integrazione sia in termine di genere, sia in termini di accoglienza e opportunità.

 

E così se, per ora, nel curriculum di questa donna manager manca una poltrona in una onlus o in una fondazione benefica, è altrettanto vero che si è battuta e da due anni come numero uno di Barclays sostiene il progetto Migrant trainer, ossia un percorso formativo, basato a Milano, che consente a 30 migranti di apprendere gli skill (digitalizzazione, comunicazione, rendicontazione) per avviare attività professionali indipendenti in ambito manifatturiero e artigianale. Questo perché se New York è, per Perrazzelli, la città del cuore, Milano è la capitale lavorativa e adottiva, al punto che si dice che si stata e sia tuttora una forte sostenitrice dell’attività di intelligence che viene portato avanti per fare del capoluogo lombardo una delle sponde possibili per istituzioni ed enti nel post-Brexit. Pensare che tutto era nato negli uffici e sulle scrivanie dello studio legale di Mauro De André, fratello del ben più celebre Fabrizio, in quel di Genova.

Di più su questi argomenti: