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Viaggio a Sesto San Giovanni

Milano: stadio, elezioni e riqualificazione urbana. Idee e sviluppatori

Daniele Bonecchi

La nuova casa di Inter e Milan potrebbe sorgere nelle aree ex Falck di Sesto San Giovanni, un comune in costante evoluzione che “può diventare la capitale dell’area metropolitana" dice Marco Cipriano, direttore del Centro Studi Borgogna

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La settimana scorsa, GranMilano ha raccontato un’altra puntata del romanzo (che rischia di essere) infinito del nuovo stadio di Inter e Milan, che potrebbe alla fine nascere davvero a Sesto San Giovanni, sui terreni ex Falck in via di risanamento – il più grande risanamento post industriale in corso in Europa. Ma non è solo di questo capitolo calcistico che si nutre il romanzo-fiume della politica e della trasformazione della ex (sempre più “ex”, anche se il passato non sempre passa) Stalingrado d’Italia. Ci sono le imminenti elezioni amministrative, ci sono le lotte interne della sinistra, c’è il capitolo rigenerazione urbana. Vale la pena tornarci.

“Se puntiamo a riconquistare Sesto San Giovanni con la favola triste della ex Stalingrado d’Italia, la partita finisce prima di cominciare”, lamenta infatti un giovane consigliere comunale del Pd, che guarda con preoccupazione alla prossima campagna per il sindaco. Cinque anni fa la vittoria era andata a Roberto Di Stefano (Forza Italia poi, con doppio salto carpiato, nella Lega a trazione ultra salviniana). Un’impresa, disarcionare le giunte di sinistra che governavano la città dal Dopoguerra. E come per Milano prima Expo e poi MIND sono diventate il cuore del cambiamento, a Sesto la rigenerazione delle aree Falck ha iniziato a disegnare il volto nuovo della città che fu operaia.

“La rigenerazione delle ex aree Falck è decisamente tra le più grandi e impegnative dell’area metropolitana”, spiega Marco Cipriano, direttore del Centro Studi Borgogna, già alla guida di Core spa – società costituita dai Comuni di Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Pioltello, Segrate e Cormano, per occuparsi dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. “Hines (uno degli attori imprenditoriali del progetto ndr) ha capito che l’operazione va realizzata in sintonia con la città e ha accolto la proposta di costituire dei comitati di cittadini interessati all’iniziativa, le aziende che lo realizzano, per scambiare informazioni e coordinare gli interventi, anche perché la realizzazione durerà anni”. Un modello di politica partecipata, almeno sul piano della conoscenza e del monitoraggio. Del resto, dice Cipriano, “su questo territorio si possono fare politiche sostenibili ma anche di carattere sociale: una occasione per ridisegnare un pezzo di metropoli”.

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Certo è che il progetto di MilanoSesto è uno splendido assist all’amministrazione di centrodestra uscente per confermare sé stessa nel secondo mandato. E ciliegina sulla torta è arrivata l’ipotesi di realizzare il nuovo stadio proprio sulle ex aree Falck. “Sul nuovo stadio – sempre che sia realistica la possibilità di realizzarlo a Sesto – è la dimostrazione che, come nel caso della Fiera a Rho, a prendere una decisione devono essere, assieme, i due sindaci di Milano e Sesto”. Ma quella di MilanoSesto è soprattutto una grande occasione – già in fieri – per ridisegnare l’area metropolitana di Milano, perché il sindaco del capoluogo ha bisogno di superare la dimensione milanocentrica.

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D’altra parte, anche il progetto della Città della Salute era nata da uno scontro tra Sesto e Milano, ai tempi di Pisapia. Ora, dice  Cipriano, “bisogna superare la dimensione dei confini daziari, anche perché se parti da piazza Duomo e arrivi a Monza non ti accorgi di aver attraversato tre città”. E quello della città metropolitana è un nervo scoperto di Beppe Sala che, a più riprese ha tentato di convincere l’esecutivo a modificare la zoppicante legge sulle autonomie, per ora senza risultati. Perché è difficile costruire una Milano sostenibile senza una città metropolitana (e oltre) con le stesse caratteristiche.

Ma Cipriano ha un’idea che può fare da acceleratore del processo: “Penso che Sesto possa diventare la capitale dell’area metropolitana, senza pensare di dettare legge a Milano ma ragionando in quest’ottica”, spiega. Una dimensione bipolare, dove Milano gioca a livello di grande metropoli europea e Sesto San Giovanni punta invece a essere quartier generale sulla aggregazione dei comuni dell’area dell’hinterland, puntando sulla qualità dei servizi.

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