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GranMilano

Non è Chicago anni Venti, ma a Milano la sicurezza non c’è

Daniele Bonecchi

L’ex prefetto Achille Serra e Riccardo De Corato mettono sotto inchiesta il cattivo controllo del territorio 

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Negli anni 70 era l’unico poliziotto (allora capo della Mobile a Milano) a far abbassare la testa a criminali come Renato Vallanzasca, Angelo Epaminonda, Francis Turatello. Achille Serra (“poliziotto senza pistola”, come il titolo del libro che ora sta aggiornando) è stato anche prefetto di Milano, Roma, Palermo e per un breve periodo parlamentare di Forza Italia (dimessosi) e poi senatore del Pd. Ora si divide tra Roma e Milano ma non ha perso la passione e l’interesse per il suo antico lavoro, il poliziotto. La Milano degli anni 70 era altra cosa – racconta  al Foglio – ora la situazione è cambiata. Allora la Milano non ancora da bere era una città da temere perché succedeva di tutto, omicidi, rapine, sequestri di persona, sparatorie tra bande rivali, c’erano le Brigate rosse, quelle nere, la gente non usciva più di casa”. 

Ora la situazione in città è diversa e forse, pure a causa Covid, ancora più complessa. Perché – al netto della presenza della criminalità organizzata oppure no: la violenza sulle donne di Capodanno in piazza Duomo – ha segnato un pericoloso salto di qualità. Dalle strade della movida (dove si spaccia a gogò) la violenza ha occupato sempre più spazio, dal centro alla periferia. Solo nelle ultime ore Milano ha assistito a una “notte di follia” (come hanno scritto i quotidiani) in via Lecco, a porta Venezia, dove un folto gruppo di ragazzi si sono picchiati selvaggiamente. Mentre a porta Garibaldi, nelle stesse ore, nuovo episodio di violenze fra gang di rapper rivali: Touché, nome d’arte di Amine Amagour, contro Simba La Rue aka Mohamed Lamine Saida. Pochi giorni fa, sempre a San Siro, inseguimento con sparatoria tra polizia e malavitosi. A terra una mitragliatrice Uzi: proiettili 9 millimetri, 600 colpi al minuto, dietro alle sbarre quattro potenziali killer. 

Del disagio giovanile, del lavoro che manca e dell’abbandono delle periferie parleremo ancora, oggi vorremmo capire se a Milano c’è o meno il controllo del territorio. Beninteso Milano non è Chicago anni Venti, ciò non di meno i cittadini – che già hanno il loro da fare  – non si sentono affatto sicuri. “Oggi – prosegue Serra – esistono bande criminali, mi riferisco a quel gruppo che si è sbarazzato del mitra Uzi l’altra sera, probabilmente un gruppo legato al mercato della droga. Ci sono problemi enormi  da affrontare come la presenza di migliaia di immigrati, che va gestita, perché chi arriva da noi è disperato, affamato, cerca un lavoro e rischia di cadere nella rete della criminalità”, ammonisce l’ex questore, pur senza voler dare giudizi su chi è in prima linea adesso.

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La Chicago degli anni Venti è invece il riferimento di Riccardo De Corato, assessore regionale alla Sicurezza, storico esponente della destra securitaria a Milano, che conosce bene la realtà locale: “Nemmeno là succedevano queste cose: bande di pusher travestite da Carabinieri che rapinano altre bande, nella guerra sulla droga”, sbotta. “Il sindaco ha una responsabilità politica, poi c’è chi ha il compito di presidiare la sicurezza, come il ministro dell’Interno. Milano è una città ricca, fa gola alle famiglie malavitose ed è da tempo in fondo alla classifica delle città sicure”. “Io continuo a segnalare le situazioni più a rischio, quando poi in una città come questa arrivano migliaia di stranieri e nessuno li accoglie e li governa… allora molti di loro entrano nel mercato della droga. In molti casi la criminalità straniera ha soppiantato quella italiana: si tratta di gente che non trova altro modo per sopravvivere”.

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E poi c’è la polemica sulla polizia locale. “Ai tempi della Moratti sindaco l’organico era di 3.200 uomini, con 500 vigili di quartiere formati all’università di Bologna, che oggi sono spariti. Ora i vigili sono 2.800. Sala ha proposto di assumerne 500 ma occorrono due anni per reclutarli. E allora non abbiamo altra scelta – per dare una risposta immediata – che utilizzare i militari della caserma Santa Barbara, in piazza Perrucchetti”, conclude De Corato.

“Finalmente – dice invece Marco Bestetti, consigliere comunale di Forza Italia – dopo aver raccontato una Milano da vetrina ora anche Sala ci dà ragione sulla necessità di migliorare la sicurezza. Certo occorre alzare la voce col ministro Lamorgese, per ottenere uomini e mezzi; ma la proposta dalla quale non si può prescindere è la riforma del corpo della polizia locale. Certo tra due anni arriveranno questi 500 vigili, ma occorre riorganizzare subito la presenza sul territorio dei 2.900 vigili in organico che oggi davvero non si vedono in giro. Oggi sono gestiti malissimo e questa riorganizzazione – che si può fare domattina – consentirebbe un impiego più capillare dei vigili. Vanno riattivati i vigili di quartiere con un servizio di prossimità: oggi sono scomparsi. Poi vanno riformati i comandi di zona che non hanno alcun rapporto col territorio e la relativa programmazione”, conclude l’esponente di Forza Italia.

C’è molto da fare dunque per arginare la criminalità a Milano e la politica deve fare la sua parte. “Va limitato il numero delle scorte – insiste Serra – perché toglie moltissimi agenti alle attività più importanti. Serve poi la riforma della giustizia: immediatezza del processo, e certezza della pena. Ma sto parlando da Marte”, sorride “il poliziotto senza pistola”, prestato per poco alla politica. “Credo molto nella polizia locale, che però deve essere presente sul territorio e in stretta collaborazione con le altre forze dell’ordine. Non può essere un corpo a sé e dedicarsi a fare le contravvenzioni per divieto di sosta e qualche controllo nei locali. La polizia locale deve stare nei quartieri, parlare con la gente, deve essere l’antenna delle forze dell’ordine sul territorio”. Il sindaco, dopo le aggressioni di Capodanno, si è scusato e ha promesso che oltre all’assunzione di 500 vigili, sarà potenziato anche il sistema delle telecamere. “Noi oggi abbiamo 1.945 telecamere di sicurezza”  ha spiegato: “investiremo e metteremo risorse per la manutenzione del sistema, la nostra intenzione è far crescere il numero di telecamere”. Ma non basta. Chi conosce le dinamiche del territorio insiste che occorre consolidare il rapporto diretto tra cittadino e polizia (locale). Solo così si può ricostruire la fiducia e tenere ai margini chi delinque.

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