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GranMilano

“L’alternativa alla città? Non è la campagna ma il deserto”

Mariarosaria Marchesano

Le idee di Renzo Piano sul futuro di Milano. Ma per Catella la città da rigenerare è Roma. I progetti di Lendlease
 

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Renzo Piano ha sempre detto che le periferie sono fabbriche di sogni, di desideri, perché è in questi quartieri che si trova una riserva di energie vitali, non fosse altro perché vi risiede la maggior parte della popolazione giovanile. Luoghi, però, “da ricucire”. Lo ha ripetuto anche mercoledì, collegato in videoconferenza all’evento sulla rigenerazione urbana dell’Italia promosso dal gruppo Coima di Manfredi Catella, dove ha aggiunto che l’antitesi della città non è la campagna ma il deserto, fisico e affettivo. “E nel deserto si trovano i mostri.

 

Anche la città ha i suoi problemi, ma lì i mostri vengono identificati e isolati”. L’archistar ha voluto ribaltare così il luogo comune secondo cui le città sono destinate a svuotarsi come conseguenza di lungo termine della pandemia e che vede in crisi soprattutto il modello Milano. “Mi pare proprio una sciocchezza – ha detto Renzo Piano – Ciò di cui bisognerebbe piuttosto discutere è come accorciare le distanze tra centro e periferia, come fare a rammendare, che non vuol dire rattoppare, ma ricucire, tenere insieme, pezzi di città e ad intensificare i collegamenti con gli altri centri urbani. Insomma, il futuro è la città diffusa. L’Europa è già una città diffusa”.

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E come la mettiamo con la fuga verso le case al mare e con l’impatto dello smart working? Secondo Catella, che ha legato il suo nome alla rinascita urbanistica di Milano, il periodo che stiamo vivendo non è paragonabile con gli anni Duemila quando è stato concepito il progetto di Porta Nuova che ha dato a Milano un nuovo skyline. “Allora Milano veniva da Tangentopoli, era una città depressa alla ricerca di un’identità – ricorda l’imprenditore – Oggi non è così, nel giro di una decina d’anni sono arrivati oltre 20 miliardi di investimenti privati che hanno reso la città molto vivace e attrattiva e penso che adesso esistano tutti i presupposti per assecondare le nuove tendenze che la pandemia ha fatto emergere nel modo di concepire il rapporto tra vita privata e lavoro. Se proprio devo dirla tutta, il tema centrale della rigenerazione urbana oggi non è Milano, ma Roma. Lì c’è ancora tanto da fare”.

 

Così l’imprenditore – che a Milano è impegnato nella realizzazione del villaggio olimpico nello scalo di Porta Romana, insieme con Covivio e Prada, e nel rilancio dello Scalo Farini in continuità con Porta Nuova – fa intendere di considerare la Capitale come una possibile nuova frontiera di investimenti per il gruppo Coima, che ha appena varato un riassetto societario con la creazione di una holding controllata dagli azionisti storici. E calcola che con il Piano nazionale di ripresa e resilienza si potrebbero rigenerare in tutta Italia non meno di 100 milioni di metri quadrati con investimenti per 200 miliardi in 10 anni. Se, però, in altre città si dovrà avviare una rigenerazione urbana da zero o quasi, Milano, proprio perché è già avanti in questo processo, è candidata a diventare un laboratorio del cambiamento che un anno e mezzo di pandemia ha generato nelle relazioni sociali e nella vita lavorativa.

 

“In un orizzonte di lungo periodo, Milano sarà sempre di più un luogo di scambio e di incontro in cui dominerà l’economia della conoscenza – dice al Foglio Andrea Rucksthl, country manager per l’Italia e il sud Europa del gruppo Lendlease – Lo stiamo vedendo in altre città del mondo come Singapore o New York: la vita sta tornando piano piano alla normalità e le persone stanno ripopolando gli uffici. Qui succederà la stessa cosa, ma attenzione questo non vuol dire che torneremo esattamente alla vita di prima. L’esigenza di flessibilità nella vita lavorativa è emersa in modo troppo forte per essere trascurata, anche perché, a pensarci, non ha proprio alcun senso congestionare il traffico e inquinare la città muovendoci tutti negli stessi orari e sulle stesse direttrici.

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Per esempio, si potrebbe ripensare all’orario di ingresso in ufficio dando la possibilità ai genitori di portare prima i figli a scuola o di fare una pedalata in bicicletta durante la giornata. Tutto questo, però, non vuol dire che Milano si svuoterà o che sarà meno attrattiva per la forza lavoro o per gli studenti. Vuol dire che si sperimenteranno nuove soluzioni che saranno possibili proprio grazie all’evoluzione che la città sta avendo con uno sviluppo urbano decentrato a cui chiaramente dovrà seguire un adeguato livello di servizi pubblici”. 

 

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Lendlease è impegnata in grandi progetti immobiliari come quelli di Milano Santa Giulia e Mind, nell’area ex Expo dove nascerà un polo dedicato all’innovazione. Come sviluppatore, si muove sempre in un orizzonte a trent’anni. “Nella nostra visione, Milano resta estremamente interessante e riteniamo molto improbabile che le persone se ne resteranno in smart working al mare tutta la settimana. Ma se posso avanzare una riflessione, in Italia c’è un sistema bancario ancora poco propenso a sostenere investimenti nella sostenibilità ambientale, che per noi sviluppatori è fondamentale per essere competitivi, e ci vorrebbe una maggiore disponibilità del pubblico alla collaborazione con il privato”. 

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