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GranMilano

La confusa zona rossa. La Lombardia si arrende ma la firma non c’è

Maurizio Crippa

Beppe Sala e Attilio Fontana esasperati dall'indecisionismo del governo. Alla fine il dpcm arriva, ma la sua entrata in vigore slitta a domani

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Alle 18,20 di ieri sera Beppe Sala ha perso la pazienza e ha twittato: “Caro governo, sono le 6 di sera, un bar milanese sta chiudendo e ancora non sa se alle 6 di domani mattina potrà riaprire. Quando glielo facciamo sapere?”. Ugualmente imbufalito, per usare un eufemismo, ieri pomeriggio era Attilio Fontana, ma dello stesso umore erano anche le opposizioni a Palazzo Lombardia, esasperate contro l’indecisionismo, le mancanze tecniche e i ritardi di un governo, e del ministro Roberto Speranza, che pure si erano (e finalmente) assunti la responsabilità di varare il nuovo dpcm del quasi lockdown. Ieri pomeriggio però il ministro della Salute stava litigando con quello dell’Economia, Roberto Gualtieri, sul commissariamento delle Asl della Calabria. Nel frattempo il monitoraggio dei dati della cabina di regia per decidere l’assegnazione dei colori non era pronto, da cui l’idea di usare gli ultimi disponibili, del 25 ottobre, 10 giorni fa: altro motivo di protesta da parte di Fontana. Così che proprio mentre Sala twittava, a Roma si decideva di far slittare a venerdì, domani, l’entrata in vigore delle misure contenute nel dcpm.

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Alle 18,20 di ieri sera Beppe Sala ha perso la pazienza e ha twittato: “Caro governo, sono le 6 di sera, un bar milanese sta chiudendo e ancora non sa se alle 6 di domani mattina potrà riaprire. Quando glielo facciamo sapere?”. Ugualmente imbufalito, per usare un eufemismo, ieri pomeriggio era Attilio Fontana, ma dello stesso umore erano anche le opposizioni a Palazzo Lombardia, esasperate contro l’indecisionismo, le mancanze tecniche e i ritardi di un governo, e del ministro Roberto Speranza, che pure si erano (e finalmente) assunti la responsabilità di varare il nuovo dpcm del quasi lockdown. Ieri pomeriggio però il ministro della Salute stava litigando con quello dell’Economia, Roberto Gualtieri, sul commissariamento delle Asl della Calabria. Nel frattempo il monitoraggio dei dati della cabina di regia per decidere l’assegnazione dei colori non era pronto, da cui l’idea di usare gli ultimi disponibili, del 25 ottobre, 10 giorni fa: altro motivo di protesta da parte di Fontana. Così che proprio mentre Sala twittava, a Roma si decideva di far slittare a venerdì, domani, l’entrata in vigore delle misure contenute nel dcpm.

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Un caos organizzativo inutile, di cui si sarebbe fatto volentieri a meno. Anche perché la Lombardia, e Milano, avevano alla fine accettato le chiusure che venivano indicate. Non è qui il luogo per stabilire se avessero anche ragione, a non volerle, o a volerne il meno possibile: probabilmente no. Ieri i dati della Lombardia erano ancora i peggiori d’Italia: maggior incremento di casi, anche se il rapporto tamponi-positivi era in calo, dal 21,1 al 17 per cento. Ma con 507 ricoverati in terapia intensiva e 96 morti. La situazione degli ospedali continua a essere grave. E’ però chiaro che servono chiarezza e tempestività, in una situazione particolarmente drammatica, e non solo sotto il profilo sanitario. Un altro elemento che non è garbato agli amministratori lombardi è la (apparente) scarsa motivazione con cui sono state assegnate (in via teorica, sino a questa sera) le bandierine Covid. Il caso Campania è esemplare.

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Nel pensiero dei politici lombardi non c’è campanilismo, ma la considerazione che la specificità economica lombarda dovrebbe essere tenuta in miglior conto: le regioni più produttive sono quelle destinate a pagare un prezzo più alto, e sulla immediata erogazione dei ristori, a fronte del lockdown, chiesta dalla Regione, non ci sono ancora segnali certi. Già nei giorni scorsi la Confindustria di Carlo Bonomi aveva detto che un nuovo lockdown sarebbe stato una “condanna a morte”, e il segretario generale dell’Unione artigiani di Milano, Marco Accornero, ha aggiunto la sua voce d’allarme per le attività del territorio. Ma se lockdown deve essere, almeno si evitino ulteriori inutili disagi al tessuto economico. Per non parlare delle scuole, per le quali, quando scatterà la zona rossa, inizierà la didattica a distanza anche per le classi di seconda e terza media, altro elemento molto contestato. E per tacere della pazienza dei lombardi, che è sempre l’ultima a finire.

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