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Over 65 in lockdown e #nessunoincontrinessuno. Appello di Bergamo a Milano

Cristina Giudici

Luca Lorini, direttore del dipartimento di Emergenza, Urgenza e Area critica dell’ospedale di Bergamo, non ha dubbi: "Dobbiamo fermare, isolare i più anziani per quattro settimane"

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L’emergenza sanitaria milanese vista da Bergamo, la provincia che ha subito più perdite con seimila esistenze stroncate nei mesi più critici della pandemia. Milano che ieri ha contato quattromila nuovi contagi, record dall’inizio del Covid, e che “non può pagare questo prezzo”, ha detto un allarmato Beppe Sala. E Bergamo, cosa insegna? Luca Lorini non ha paura ad esporsi e chiedere in modo categorico il lockdown per gli over 65, perché più vulnerabili al virus e perché questa è la fascia di età della maggior parte dei malati che finiscono in terapia intensiva. E forse se lo può permettere, visto che ha combattuto nella terapia intensiva dell’ospedale bergamasco Papa Giovanni XXIII, che è stata la più grande dopo quella di Wuhan. Sebbene oggi nel suo reparto ci siano solo sette persone, di cui uno trasferito da Milano e 47 pazienti positivi al Covid in tutto l’ospedale di Bergamo.

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L’emergenza sanitaria milanese vista da Bergamo, la provincia che ha subito più perdite con seimila esistenze stroncate nei mesi più critici della pandemia. Milano che ieri ha contato quattromila nuovi contagi, record dall’inizio del Covid, e che “non può pagare questo prezzo”, ha detto un allarmato Beppe Sala. E Bergamo, cosa insegna? Luca Lorini non ha paura ad esporsi e chiedere in modo categorico il lockdown per gli over 65, perché più vulnerabili al virus e perché questa è la fascia di età della maggior parte dei malati che finiscono in terapia intensiva. E forse se lo può permettere, visto che ha combattuto nella terapia intensiva dell’ospedale bergamasco Papa Giovanni XXIII, che è stata la più grande dopo quella di Wuhan. Sebbene oggi nel suo reparto ci siano solo sette persone, di cui uno trasferito da Milano e 47 pazienti positivi al Covid in tutto l’ospedale di Bergamo.

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Luca Lorini, direttore del dipartimento di Emergenza, Urgenza e Area critica dell’ospedale è diventato suo malgrado popolare perché che nei giorni più angosciosi, all’inizio di marzo, ha coniato l’hashtag #nessunoincontrinessuno. E oggi non ha alcuna intenzione di essere ottimista per il basso numero dei contagi nella sua provincia (in media 50 infettati al giorno): “Per ora possiamo fare solo delle ipotesi, ma io sono scienziato e non mi voglio pronunciare fino alla fine dell’anno”, spiega al Foglio. “Certo, i bergamaschi potrebbero essere ora più immuni, ma nessuno ha la certezza di quanto possa durare l’immunità. Perciò bisogna essere cauti. Sicuramente è stata determinante una maggiore attenzione alla sicurezza, ma io devo attenermi ai dati”. Ed è soprattutto la proiezione della rete delle terapie intensive della Lombardia che lo angoscia: almeno 450 persone ricoverate entro il 31 ottobre.

 

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Numeri anche più alti secondo il Comitato tecnico scientifico lombardo che ha previsto 600 ricoveri in terapia intensiva e fino a 4.000 negli ospedali entro fine mese. Così, dalla stessa terapia intensiva dove l’8 luglio ci fu un applauso catartico dopo le dimissioni dell’ultimo paziente Covid (“Avevamo avuto una percentuale di morti che ci ha fatto dubitare anche delle nostre capacità”, ha ricordato) ora fa un appello imperativo e al contempo drammatico: “Se non vogliamo ripetere gli stessi errori, vi prego, proteggete gli anziani. Sono le nostre piante, le nostre radici, la nostra storia. Non possiamo permetterci di continuare a perderli. Dico che il coprifuoco dopo le 23 non basta: l’economia non può fermarsi, la politica prende tempo, perciò l’unica alternativa che abbiamo è il lockdown per gli over 65 che continuano ad essere i principali bersagli del virus. Devono stare a casa, rinunciare a vedere i nipoti, evitare incontri familiari, e proteggersi fino a quando la curva tornerà a scendere”.

 

 

A Lorini non interessa se il suo appello sia impopolare. “Non posso obbligarli, non chiedo misure coercitive”, insiste. Tradotto: Lorini non riesce a vedere segnali positivi nei provvedimenti presi dal governo e intravede invece uno scenario complicato a breve. “Abbiamo vissuto in maniera totalmente imprevista la prima ondata, e forse l’incoscienza di non sapere dove stavamo andando ci faceva stare in piedi. Oggi ne sappiamo un po’ di più sul Covid. Basta guardare a cosa sta succedendo in Francia, in Spagna, nel Regno Unito, paesi più avanti nella seconda ondata, ci mostrano già quello che accadrà, se non avremo il coraggio di essere più decisi”, insiste. “Dei 36 mila morti nella prima fase, 33 mila erano persone con più di 65 anni che sono rimaste maggiormente nelle terapie intensive, in media 50 giorni, occupando il 70-80 per cento delle risorse che potrebbero essere utilizzate ora per assistere anche i più giovani con maggiore capacità di recupero. E’ per questo che ritengo doveroso fare un appello per un lockdown provvisorio per gli over 65. Dobbiamo fermare, isolare i più anziani per quattro settimane. L’ho detto al ministero della Sanità, abbiamo bisogno che i nostri anziani restino vivi. Abbiamo lottato con le unghie per cercare di trattenerli, non deve accadere più”.

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