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GRANMILANO

Non solo banchi e prof. Anche le mense saranno una bella scommessa

Paola Bulbarelli

Tre sono le possibilità: pasto servito in refettorio su più turni, sistema misto con una parte di studenti che mangia in mensa e una parte in classe o pranzo in classe

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Non solo i mezzi pubblici, non solo i banchi a rotelle e i precari col contagocce. Per una metropoli che ricomincia “la scuola del Covid” anche il servizio mensa è una bella questione da affrontare. Si è già ricominciato, anzi. Il 7 settembre hanno fatto da apripista nidi e scuole d’infanzia. Dal 14 sarà un dentro tutti. In cerca di una vita normale. “Per garantire la ripartenza del servizio in sicurezza – spiega il presidente di Milano Ristorazione Bernardo Notarangelo – si doveva immaginare un progetto calato nella specifica realtà di ogni singolo istituto. Per questo, nel corso di tutta l’estate, abbiamo fatto sopralluoghi scuola per scuola per verificare le soluzioni idonee. E’ stata fondamentale la collaborazione con i dirigenti scolastici con cui siamo rimasti sempre in contatto”. Si inizia dal pranzo che viene servito direttamente nelle sezioni o negli ambienti dedicati alla cosiddetta “bolla”, per evitare contaminazioni e favorire la tracciabilità: nidi e scuole dell’infanzia ospiteranno a regime 30 mila bambini.  Per quanto riguarda le scuole primarie e secondarie, il servizio partirà in maniera graduale nelle 221 scuole che ne usufruiscono. Tre sono le possibilità per primarie e secondarie: il pasto viene servito in refettorio su più turni, oppure si applica un sistema misto con una parte di studenti che mangia in mensa e una parte in classe (lo stesso cibo scodellato e servito) o, in un numero molto ridotto di casi, se gli spazi del refettorio devono essere utilizzati come aule per la didattica, si è dovuto optare per il pranzo in classe.

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Non solo i mezzi pubblici, non solo i banchi a rotelle e i precari col contagocce. Per una metropoli che ricomincia “la scuola del Covid” anche il servizio mensa è una bella questione da affrontare. Si è già ricominciato, anzi. Il 7 settembre hanno fatto da apripista nidi e scuole d’infanzia. Dal 14 sarà un dentro tutti. In cerca di una vita normale. “Per garantire la ripartenza del servizio in sicurezza – spiega il presidente di Milano Ristorazione Bernardo Notarangelo – si doveva immaginare un progetto calato nella specifica realtà di ogni singolo istituto. Per questo, nel corso di tutta l’estate, abbiamo fatto sopralluoghi scuola per scuola per verificare le soluzioni idonee. E’ stata fondamentale la collaborazione con i dirigenti scolastici con cui siamo rimasti sempre in contatto”. Si inizia dal pranzo che viene servito direttamente nelle sezioni o negli ambienti dedicati alla cosiddetta “bolla”, per evitare contaminazioni e favorire la tracciabilità: nidi e scuole dell’infanzia ospiteranno a regime 30 mila bambini.  Per quanto riguarda le scuole primarie e secondarie, il servizio partirà in maniera graduale nelle 221 scuole che ne usufruiscono. Tre sono le possibilità per primarie e secondarie: il pasto viene servito in refettorio su più turni, oppure si applica un sistema misto con una parte di studenti che mangia in mensa e una parte in classe (lo stesso cibo scodellato e servito) o, in un numero molto ridotto di casi, se gli spazi del refettorio devono essere utilizzati come aule per la didattica, si è dovuto optare per il pranzo in classe.

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I menù non cambieranno di molto, a parte qualche piccolo adattamento per garantire la sicurezza, eliminando per esempio le zuppe per le quali spesso sarebbe stato indispensabile l’aiuto di un adulto. Il Comune e Milano Ristorazione hanno optato per la soluzione di un pasto vero e completo – dicendo no al cosiddetto lunch box – per garantire che a scuola gli utenti continuassero ad avere un servizio di qualità. E senza dimenticare le situazioni di fragilità sociale ed economica, nelle quali il pasto che il bambino consuma a scuola purtroppo è l’unico vero pasto della giornata – ragion per cui deve essere sano e completo. Milano Ristorazione si occuperà anche della sanificazione dei tavoli prima e dopo i pasti.

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Scuole a parte, è però evidente che l’emergenza sanitaria e il blocco delle attività hanno avuto conseguenze rilevanti sul settore della ristorazione collettiva. Oltre mille aziende in Italia – che assicurano annualmente oltre un miliardo e mezzo di pasti a bambini, studenti, lavoratori, malati e ospiti delle case di cura: un mercato del valore di 6 miliardi di euro – stanno fronteggiando la crisi economica: marzo-aprile: -66,6 per cento di volumi e -66,8 di ricavi, per il solo mese di marzo il calo di volumi e ricavi è stato pari al -94 per cento per la ristorazione scolastica e de -68,6 in quella aziendale, con 96 mila addetti attualmente in Cig e rischio di perdita totale dell’occupazione per 39 mila addetti, se non ci fosse stata la ripresa delle mense scolastiche, un’ancora di salvezza. I dati forniti da Oricon, Osservatorio ristorazione collettiva e nutrizione, la dicono lunga sulla situazione del settore. “La ristorazione collettiva – spiega Carlo Scarsciotti, presidente di Oricon – opera da sempre ai massimi livelli di sicurezza e sappiamo come continuare a garantirla. Far venir meno la ristorazione collettiva nelle scuole avrebbe voluto dire anche abbandonare le famiglie e le fasce più deboli”.

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