migranti e giustizia

Sulla tragedia di Cutro è scontro tra i magistrati

Ermes Antonucci

Su proposta di Magistratura democratica, l’Anm ha approvato una delibera contro il governo sul tema migranti. Contraria Magistratura indipendente: “Iniziativa politica”. Al Foglio parla Angelo Piraino, segretario di MI

La tragedia di Cutro spacca la magistratura. Domenica il comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati ha approvato una delibera in cui “auspica che in qualsiasi circostanza venga sempre rispettato l’inderogabile obbligo di salvataggio, che è scolpito nella nostra Costituzione ancor prima che nelle convenzioni internazionali”. La delibera sottolinea anche “le criticità delle norme che disciplinano il procedimento per ottenere lo status di rifugiato o la protezione sussidiaria”. Proposto da Magistratura democratica, il documento è passato con un solo voto di scarto, grazie ai voti favorevoli di Area e gran parte di Unicost. A votare in maniera compatta per il no sono stati i membri di Magistratura indipendente, la corrente più moderata delle toghe, che in un comunicato ieri è tornata a criticare quella che ritiene una presa di posizione “politica” dell’Anm.

 

Per il gruppo di Mi la mozione è stata un “grave errore”: ha tratto “solo spunto” dalla tragedia di Cutro per “ammonire il governo sul rispetto degli obblighi di salvataggio in mare mostrando così, seppure implicitamente, di voler prendere posizione sulle cause di una tragedia su cui gli organi inquirenti stanno svolgendo doverosi accertamenti, con il potenziale rischio di indebiti condizionamenti”. Dopo le indagini sui presunti scafisti, infatti, la procura di Crotone ha aperto un fascicolo anche per valutare eventuali responsabilità nella catena dei soccorsi nelle ore antecedenti il naufragio del barcone di migranti. La procura di Roma, nel frattempo, sta valutando l’esposto presentato da alcuni parlamentari sul naufragio.

 

Riteniamo non sia appropriato che l’Anm intervenga su temi così controversi, come quello delle politiche dell’immigrazione, men che meno è consentito all’Anm emettere comunicati pro o contro l’indirizzo politico del governo – prosegue la nota di Magistratura indipendente –. Così facendo, si determinano inutili tensioni istituzionali. E, cosa ancor più grave, si rischia di trasformare l’Anm in un ‘partito dei giudici’ contrapposto a ben individuate forze politiche dell’arco parlamentare con intuibili effetti nocivi per la credibilità dell’intera magistratura”.

 

Interpellato dal Foglio, Angelo Piraino, segretario di Mi, ribadisce la posizione del gruppo, contraria a un intervento dell’Anm sulla vicenda del naufragio nel crotonese: “La delibera dell’Anm è o inutile o fortemente inopportuna. Se si tratta di ricordare alla collettività l’esistenza di un obbligo, quello di salvataggio in mare, che deriva dalla legge e dalle convenzioni internazionali, allora è inutile, perché tutti sanno che quell’obbligo esiste”, spiega Piraino. “Se invece il presupposto della delibera è che si ritiene che ci sia stata una violazione di quell’obbligo, allora si tratta di un’affermazione affrettata e inopportuna, perché va a incidere su legittime iniziative giudiziarie ancora in corso”.

 

La sensazione è che dietro l’intervento dell’Anm ci sia proprio questa seconda convinzione. Basta leggere le parole espresse da alcuni esponenti di Magistratura democratica e Area durante la riunione del direttivo dell’associazione. Paola Cervo (Area), ad esempio, ha affermato che “a quanto si legge dalla stampa le operazioni di soccorso non sarebbero state esaustive, compiute”. Silvia Albano (Md) ha insistito: “Dalle notizie che abbiamo sembra che l’obbligo di soccorso previsto dalle convenzioni internazionali non sia stato rispettato”. Insomma, mentre alcuni magistrati indagano sui fatti di Cutro, altri dall’Anm entrano a gamba tesa nel dibattito politico sulla base di alcune “notizie di stampa”.

 

Una situazione inaccettabile per il segretario di Mi, Piraino: “Siamo contrari a che l’Anm si proponga come attore politico. L’Anm è un’associazione che rappresenta la categoria ma, per il rispetto del principio di separazione dei poteri, non deve e non può ingerirsi in questioni che attengono alla politica generale, come la politica economica, migratoria o quant’altro”. “Ognuno di noi come cittadino ha le sue idee, ma come associazione dei magistrati non dovremmo occuparcene, proprio perché spesso si tratta di casi dove ci sono procedimenti penali in corso. Riteniamo che sia importante non pronunciarsi proprio per il rispetto dei colleghi che si occupano di quelle indagini e di quei processi”, conclude Piraino.

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