politica e giustizia

La Lega sfida FdI per l'elezione del vicepresidente del Csm

Ermes Antonucci

Il partito di Meloni rischia di vedersi sfuggire la poltrona più importante di Palazzo dei Marescialli. Il laico Pinelli, eletto in quota leghista, è in pole position per la vicepresidenza. Un profilo molto tecnico, capace di attrarre consensi trasversali

Sarà probabilmente una sfida a tre quella che andrà in scena oggi al plenum straordinario del Csmdi fronte al capo dello stato, Sergio Mattarella – per l’elezione del successore di David Ermini alla vicepresidenza dell’organo di governo autonomo delle toghe. Il rischio molto concreto è che, dopo il pasticcio sulla candidatura di Giuseppe Valentino, Fratelli d’Italia si veda sfuggire la poltrona più importante di Palazzo dei Marescialli.  Gli occhi sono puntati in particolare sull’avvocato Fabio Pinelli, eletto come membro laico in quota Lega, che potrebbe fare lo sgambetto ai laici indicati dal partito di Meloni.

 

Avvocato penalista di Padova, Pinelli è noto per aver difeso Luca Morisi, ex spin doctor di Matteo Salvini e ideatore della “Bestia” social della Lega, nel procedimento che lo vide indagato (e poi prosciolto) con l’accusa di cessione e detenzione di sostanze stupefacenti. Prima della sua elezione al Csm, Pinelli ha assistito anche il senatore leghista Armando Siri, indagato in un’inchiesta per finanziamento illecito a partiti, e la regione Veneto (guidata da Zaia) come parte civile in alcuni processi legati alle infiltrazioni della criminalità organizzata. E’ stato anche il legale del sindaco  di Padova (di centrosinistra), Sergio Giordani,  indagato per concussione per i lavori dello stadio cittadino. Un profilo molto tecnico, quello di Pinelli, capace di attrarre consensi trasversali. Secondo le ultime indiscrezioni, nella partita per la vicepresidenza del Csm se la vedrà con Roberto Romboli, laico eletto in quota dem, e con Daniela Bianchini, voluta da FdI

 

La sfida si aprirà in mattinata, con la verifica dei titoli dei vari componenti del Csm, sia laici che togati. Particolare attenzione sarà riposta alla figura di Romboli, su cui circolano dubbi di ineleggibilità essendo docente in pensione (e non ordinario, come richiesto dalla Costituzione). Nelle ultime ore sul destino del costituzionalista di formazione pisana circola comunque ottimismo, in virtù di una  interpretazione “sistematica” delle norme.

 

Se confermata l’elezione di Romboli (fun fact: sarà lui a comporre la commissione verifica titoli, insieme a due togati), la partita per la vicepresidenza prenderebbe soprattutto le forme di una prova di forza interna al centrodestra. Il regolamento del Csm prevede infatti per l’elezione del vicepresidente la maggioranza assoluta (cioè 17 voti) nelle prime due votazioni, successivamente basta la maggioranza semplice.

 

Su Romboli si concentreranno sicuramente i voti degli otto membri togati appartenenti alle correnti di sinistra Area e Magistratura democratica (Md), più il voto del consigliere eletto in quota M5s, Michele Papa. Su Pinelli e Bianchini andrebbero a dividersi i voti dei sette laici di centrodestra e del renziano Ernesto Carbone. Ancora da capire quale sarà la scelta dei quattro togati di Unicost e dell’indipendente Mirenda.

 

Ciò che è certo è che se il centrodestra non vorrà disperdere voti, finendo per perdere l’occasione di conquistare la vicepresidenza, dovrà raggiungere un accordo su un unico nome dopo il primo scrutinio. In tal senso, quello di Pinelli sembra costituire il profilo più idoneo per raccogliere consensi trasversali, persino tra alcuni togati di sinistra. Basti pensare che pochi giorni fa Pinelli è pure intervenuto su “Questione giustizia”, la rivista di Md, invitando il governo a intervenire in maniera molto cauta sui temi più spinosi (dalle intercettazioni alla separazione delle carriere). 

 

Ben più divisivo il nome di Daniela Bianchini, la componente laica su cui FdI sarebbe intenzionata a puntare. Avvocata specializzata in diritto di famiglia e docente alla Lumsa, due anni fa in un articolo accademico Bianchini si è espressa sul ddl Zan definendolo una proposta “strumentale” e con “lo scopo di diffondere nella società la teoria gender”.

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