(foto Ansa)

Il Csm vorrebbe ignorare la legge: arriva l'altolà di Mattarella

Ermes Antonucci

Il Consiglio superiore della magistratura (in regime di prorogatio) vorrebbe approvare nuove regole sulle valutazioni di professionalità delle toghe che però non tengono conto della legge delega approvata dal Parlamento

Con una comunicazione dai toni istituzionali ma molto netti, il capo dello stato Sergio Mattarella ha sostanzialmente messo in guardia il Consiglio superiore della magistratura, di cui è presidente, dall’approvare una circolare dedicata alle valutazioni di professionalità delle toghe che nei fatti ignora alcuni dei princìpi stabiliti dalla legge delega approvata dal Parlamento lo scorso settembre. Anziché attendere l’adozione dei decreti attuativi da parte del nuovo governo, infatti, il Csm vorrebbe intervenire in via autonoma per modificare i criteri di valutazione di giudici e pm.

  

Tra le misure proposte, però, non risultano due elementi cruciali contenute nella legge delega: l’articolazione del giudizio di positività sulle capacità del magistrato in “discreto”, “buono” e “ottimo” (la circolare prevede soltanto l’indicazione di eventuali “criticità”), e soprattutto qualsiasi riferimento al fascicolo per la valutazione del magistrato, che dovrà contenere i dati relativi alla carriera di ciascuna toga, come gli eventuali ritardi nell’adozione dei provvedimenti giudiziari, il numero di arresti chiesti o firmati, il destino che hanno avuto le proprie indagini o le proprie sentenze nei vari gradi di giudizio.

  

L’inopportunità dell’azione del Csm diventa ancora più evidente se si considera che il Consiglio vorrebbe intervenire su una materia così delicata pur essendo in regime di prorogatio (i nuovi componenti togati sono già stati eletti, mentre quelli laici saranno eletti nelle prossime settimane dal nuovo Parlamento).

 

Per queste ragioni, in vista dell’esame della circolare, che dovrebbe avvenire oggi, nei giorni scorsi Mattarella ha inviato una comunicazione al vicepresidente del Csm David Ermini in cui si dice “certo che l’assemblea plenaria nel dibattito avrà modo di esaminare i contenuti della proposta confrontandosi con i principi dettati in materia dalle norme di delega di cui alla legge 17 giugno 2022, n. 71, il cui termine di esercizio è tutt’ora pendente”. Chissà se il Csm rispetterà il richiamo del capo dello stato, cioè del suo presidente, oppure no.

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