A Roma giustizia nel caos: i nuovi processi sospesi per sei mesi

Ermes Antonucci

Il presidente del tribunale capitolino sospende per sei mesi la fissazione delle udienze di competenza collegiale. Galletti (presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma): "Decisione grave, governo e politici non dicono niente?"

Una paralisi di sei mesi per i processi penali di competenza del tribunale in composizione collegiale, cioè quelli basati sui reati più gravi (come i delitti di criminalità organizzata, contro la Pubblica amministrazione, violenza sessuale). Lo ha stabilito, con un provvedimento adottato prima di Ferragosto e senza alcuna interlocuzione con l’avvocatura, il presidente del tribunale di Roma, Roberto Reali. Una decisione che farebbe impallidire la Commissione europea, con la quale il nostro paese si è impegnato a ridurre la durata media dei processi penali del 25 per cento entro il 2026.

Nello specifico, il provvedimento, adottato l’11 agosto, “sospende, a decorrere dal 15 ottobre 2022, per sei mesi l’assegnazione dei processi di competenza collegiale provenienti dall’udienza preliminare”. Tradotto con un esempio: a partire da metà ottobre, se un amministratore pubblico dovesse essere rinviato a giudizio con l’accusa di abuso d’ufficio, con la prima udienza fissata a tre mesi, dovrà aspettarne nove, restando appeso sulla graticola di accuse che potrebbero rivelarsi del tutto infondate (la disposizione ovviamente non si applica ai casi in cui sono state adottate misure di custodia cautelare).

Alla base della sua decisione, il presidente Reali ricorda la situazione di sofferenza vissuta dal tribunale capitolino in termini di organico: su un totale di 373 magistrati ordinari previsti, ne sono presenti 322, di cui 5 prossimi alla quiescenza e 11 al trasferimento. Ancor più grave la situazione per i giudici onorari: di 197 previsti, ne risultano in servizio soltanto 102, quasi il 50 per cento. Ciò, tuttavia, non giustifica una decisione così drastica come quella adottata dal presidente del tribunale più importante d’Italia.

“La situazione drammatica del tribunale di Roma in termini di organico è nota, ma una paralisi totale per ben sei mesi rischia di compromettere la credibilità del sistema proprio sui processi relativi ai reati più gravi”, dichiara al Foglio Antonino Galletti, presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma. “La gravità della decisione – aggiunge – sta anche nel fatto di aver previsto una regolamentazione tout court, che non fa distinzione tra i singoli casi e non tiene conto, ad esempio, della gravità dei reati”.

Esterrefatto si dichiara anche l’avvocato Vincenzo Comi, presidente della Camera penale di Roma: “Non si può ratificare l’irragionevole durata del processo attraverso un decreto. Cosa diremo ai cittadini imputati, magari innocenti, e che aspettano la trattazione del loro processo? Cosa diremo alle persone offese, che restano in attesa di un giudizio su vicende spesso che incidono macroscopicamente sui loro diritti?”, si chiede Comi.

Galletti annuncia che l’Ordine valuterà l’impugnazione del provvedimento, ma si dice “sorpreso che a fronte delle nostre denunce, né chi ci governa né chi aspira a farlo ha pronunciato una sillaba”. In effetti, né dal ministero della Giustizia, né dal Csm, né dai candidati alle elezioni  è giunto alcun commento sull’incredibile vicenda.

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