"Riforma del Csm inutile, Cartabia poco coraggiosa". Parla Ferri (Iv)

Ermes Antonucci

Il deputato di Italia viva (ed ex magistrato) spiega le ragioni che hanno indotto il partito guidato da Matteo Renzi ad annunciare il voto non favorevole alla riforma del Csm e dell'ordinamento giudiziario: "Persa un'occasione storica, non risolve il problema correnti". E nega conflitti di interessi

La riforma del Csm? “Un intervento inutile, che rafforza il peso delle correnti”. La ministra Cartabia? “Ha proposto dei principi giusti, ma non ha avuto il coraggio di sposarli fino in fondo”. Il conflitto di interessi tra il mio passato da magistrato  (leader di corrente) e la mia presenza al tavolo delle trattative col governo? “Non esiste, altrimenti si dovrebbero ipotizzare conflitti di interessi anche per i magistrati che accompagnano la ministra Cartabia alle riunioni di maggioranza per parlare delle norme sulle toghe fuori ruolo e le porte girevoli”. Intervistato dal Foglio, Cosimo Ferri, deputato e capo delegazione di Italia viva alle riunioni con la Guardasigilli Marta Cartabia sulla riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario, conferma il suo spirito battagliero e spiega le ragioni che hanno indotto il partito guidato da Matteo Renzi ad annunciare il voto non favorevole alla riforma su cui, dopo lunghi negoziati, le altre forze di maggioranza sembrano aver raggiunto un compromesso.

 

“Siamo una delle forze di maggioranza che più hanno creduto, e ancora credono, nel governo Draghi, ma riteniamo che si sia persa l’occasione di dar vita a una grande riforma della giustizia”, dichiara Ferri. “Era il momento per la politica di riappropriarsi della propria identità e di ridefinire una volta per tutte gli equilibri con la magistratura. A noi dispiace che le forze di maggioranza non abbiano capito il momento storico e l’occasione che avevano a disposizione”. 

 
Per Ferri, i negoziati tra i partiti e la ministra Cartabia hanno infatti partorito una “mini-riforma”. Il principale tasto dolente è costituito dal meccanismo proposto per l’elezione dei componenti togati del Csm. Per ridurre l’influenza delle correnti, si è arrivati a definire un sistema proporzionale con correttivo maggioritario basato sul sorteggio dei collegi, e non dei candidati, come invece proposto da Iv: “Se si voleva dare un segnale di discontinuità con il passato bisognava investire sul sorteggio temperato – ribadisce Ferri – La ministra Cartabia ha sempre considerato la proposta incostituzionale. Eppure, la stessa Anm ha indetto un referendum inserendo tra i quesiti il sorteggio temperato, che è stato votato da quasi duemila magistrati”. 

 
Insomma, la riforma Cartabia non risolve il problema correnti. Non solo, accusa Ferri, “il nuovo sistema delle pagelle di professionalità sarà il più grande strumento di potere in mano alle correnti, perché non premierà i magistrati silenziosi, quelli che pensano alla quotidianità del lavoro e all’attività giudiziaria, ma quelli che partecipano alla vita associativa e sono più conosciuti”. 

 
Anche su altri aspetti la riforma appare “poco coraggiosa”, come nelle parti in cui inserisce deroghe all’eliminazione della pratica delle nomine a pacchetto e sui limiti alle cosiddette porte girevoli tra politica e magistratura: “Si è giustamente stabilito che i magistrati eletti parlamentari non potranno più tornare a svolgere le funzioni, ma i magistrati scelti dalla politica per ricoprire gli incarichi di capo di gabinetto, capo dipartimento o capo ufficio legislativo potranno invece ritornare a svolgere l’attività giudiziaria, seppur con alcune limitazioni, nonostante abbiano un potere molto più incisivo rispetto ai parlamentari”.

 

Sulle norme che limitano a una sola volta il passaggio di funzione tra giudice e pm (e viceversa), Ferri si limita a evidenziare che “già oggi, se si vanno a vedere le statistiche, pochissimi magistrati hanno cambiato funzione più di una volta, quindi è una norma che non serve a niente”.  

 
Tutto chiaro, onorevole Ferri, ma non vede conflitti di interessi tra il suo passato da magistrato (e leader della corrente di Magistratura indipendente) e la sua partecipazione ai negoziati per la riforma del Csm? Lei è anche sotto procedimento disciplinare per la vicenda della riunione notturna con Palamara all’Hotel Champagne. “No. Penso che il ruolo di un parlamentare sia quello di seguire con competenza le materie che conosce, lascio agli altri polemiche strumentali. Vorrei solo contribuire a migliorare la riforma”. Ma non rintraccia neanche ragioni di opportunità? “No, altrimenti si dovrebbero ipotizzare conflitti di interessi anche per i magistrati che accompagnano la ministra Cartabia alle riunioni di maggioranza per parlare delle norme che li riguardano direttamente. E poi il prossimo vicepresidente del Csm potrebbe essere scelto proprio tra i parlamentari che hanno scritto la riforma: teoricamente si porrebbe un conflitto di interessi anche lì”.