(foto Ansa)

La surreale assoluzione di Storari che potrebbe salvare Davigo

Ermes Antonucci

Nelle motivazioni della sentenza che ha assolto il pm della procura di Milano sembra passare il principio per cui i magistrati non sbagliano mai. Ecco perché potrebbe beneficiarne anche il membro del Csm

I magistrati non sbagliano mai, e quando commettono errori questi sono “scusabili”. Sembra essere questo il principio stabilito dal gup di Brescia, Federica Brugnara, nelle motivazioni della sentenza con cui due settimane fa, al termine del processo con rito abbreviato, ha assolto il pm della procura di Milano, Paolo Storari, dall’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio, per aver consegnato nell’aprile 2020 all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo (rinviato a giudizio per la medesima vicenda) i verbali secretati degli interrogatori resi dall’avvocato Piero Amara sulla fantomatica “loggia Ungheria”. La consegna dei verbali secretati venne motivata da Storari con l’esigenza di autotutelarsi dall’inerzia, a suo dire, praticata dai vertici della procura (l’allora capo Francesco Greco e l’aggiunto Laura Pedio) attorno all’inchiesta. 

La consegna dei verbali secretati avvenne al di fuori delle regole stabilite dallo stesso Csm con due proprie circolari, che ammettono la trasmissione al Consiglio di atti coperti da segreto istruttorio attraverso la sottoposizione del caso con plico riservato al comitato di presidenza del Csm, e non in modo informale a un singolo consigliere, come avvenuto nel caso di Davigo. Nelle motivazioni, il giudice bresciano riconosce che Storari è incorso “in un errore su una norma extrapenale”, tuttavia conclude che questo errore è da ritenersi “scusabile”, in quanto il pm milanese era “convinto di interloquire con un soggetto legittimato a ricevere quelle informazioni e di veicolarle allo stesso per finalità istituzionali”. Il giudice, infatti, sottolinea come fosse stato lo stesso Davigo a rassicurare Storari sulla correttezza della procedura seguita, sostenendo che il segreto investigativo sui verbali secretati non era a lui opponibile in quanto componente del Csm. In altre parole, Storari fu “indotto” all’errore da Davigo e per questo va assolto, nonostante le circolari del Csm prevedano tutta un’altra procedura (che i magistrati dovrebbero conoscere). Secondo il giudice bresciano, inoltre, non ci sono prove che tra Storari e Davigo “ci sia stato un accordo originario volto a utilizzare i verbali per screditare Sebastiano Ardita”, altro consigliere del Csm con cui Davigo era entrato in conflitto.

Dalle motivazioni dell’assoluzione di Storari sembra emergere anche un elemento a favore di Davigo, il cui processo inizierà il 20 aprile a Brescia. Per il giudice Brugnara, infatti, l’affermazione fatta da Davigo a Storari sull’insussistenza del segreto istruttorio per i componenti del Csm risulta “in astratto compatibile con quanto affermato nelle circolari” del Csm, “seppure in modo non del tutto chiaro e lineare”. Lo stesso Csm, del resto, ha evidenziato la non facile interpretazione delle proprie circolari. Tradotto: il Csm si è auto-attribuito dei poteri che gli consentono di bypassare il divieto di violazione del segreto investigativo, ma poiché queste regole si prestano a una non chiara interpretazione, allora ai magistrati non si può contestare alcun illecito. Un paradosso.

Questa logica assurda, tuttavia, potrebbe non bastare per salvare il “soldato” Davigo. Quest’ultimo, infatti, dopo essersi fatto consegnare i verbali secretati da Storari, ne rivelò il contenuto non solo al vicepresidente del Csm e al procuratore generale della Cassazione (componenti del comitato di presidenza del Csm), ma anche a svariati consiglieri del Csm e al senatore Nicola Morra, soprattutto per avvertirli delle accuse – non riscontrate e probabilmente calunniose – circa la partecipazione di Ardita alla “loggia Ungheria”. In seguito ai passaggi di mano tra Storari e Davigo, inoltre, i verbali di Amara finirono per essere consegnati a vari giornalisti, diventando di dominio pubblico (per la fuga di notizie è indagata l’ex segretaria di Davigo). Insomma, il garantismo vale per tutti, ma solo una grande opera di fantasia potrebbe portare a rintracciare “scusanti” anche nell’operato di Davigo. 

Di più su questi argomenti: