Editoriali

Il tempo ha dato ragione a Marcello Pittella, assolto per la Sanitopoli lucana

Redazione

Il tribunale di Matera ha assolto l’ex presidente della Basilicata e altre undici persone coinvolte nel processo su nomine e concorsi nella sanità regionale. "Sono stato un mostro sbattuto in prima pagina", ha commentato commosso

L’ex presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, è stato assolto dal tribunale di Matera al termine del processo sulla cosiddetta Sanitopoli lucana. Pittella, attualmente consigliere regionale del Pd e fratello del senatore Gianni Pittella, era stato messo agli arresti domiciliari nel luglio 2018 con l’accusa di falso e abuso d’ufficio in un’inchiesta su nomine e concorsi nella sanità lucana. Si dimise dalla carica e la regione tornò al voto nel marzo 2019, quando vinse l’attuale governatore (di centrodestra) Vito Bardi. Il pm Salvatore Colella aveva chiesto tre anni di reclusione. Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip, accogliendo le tesi della procura, definì Pittella il “deus ex machina” di una “distorsione istituzionale”, sostenendo che egli avesse “influenzato le scelte gestionali delle aziende sanitarie e ospedaliere interfacciandosi direttamente con i direttori generali che sono stati nominati con validità triennale dalla sua giunta”. All’epoca su queste pagine definimmo le accuse “acqua fresca”. Il tempo ha dato ragione a noi, ma soprattutto a Pittella.

 

A ben guardare, infatti, ciò che veniva contestato a Pittella era semplicemente di aver esercitato le sue funzioni. Il servizio sanitario dipende dalle Regioni, che per esso spendono la gran parte del loro bilancio. Alla giunta regionale (dunque alla politica) ricadono alcune scelte, come l’organizzazione delle aziende sanitarie locali e ospedaliere, e l’indicazione dei direttori generali. Appariva difficile, insomma, rintracciare reati. Con Pittella sono state assolte altre undici persone, tra cui Vito Montanaro, oggi direttore del dipartimento Politiche della salute della Regione Puglia. Condannati invece sette dirigenti sanitari, con pene che vanno da uno a cinque anni di reclusione. “Sono stati anni difficili, duri – ha commentato, commosso, Pittella – Sono stato un mostro sbattuto in prima pagina. Ma ho sempre avuto la fiducia che il tempo potesse restituire la verità”. 

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