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editoriali

Cercasi giustizia per Moretti

Redazione

Viareggio, il nuovo processo per l’ex ad di Ferrovie e lo scarto tra giustizia e gogna

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A distanza di oltre dieci anni dalla strage di Viareggio che costò la vita a 32 persone, la Corte di cassazione ha annullato il reato di omicidio colposo, ribaltando così la sentenza emessa in secondo grado dai giudici di Firenze. Caduta l’aggravante del mancato rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro, gli ermellini hanno ordinato un nuovo processo d’appello per disastro ferroviario colposo. Si apre dunque uno spiraglio per l’ex ad di Ferrovie dello stato Mauro Moretti e per l’ex numero uno di Rfi Michele Mario Elia, condannati rispettivamente a sette e sei anni di carcere, che hanno sempre affermato la propria innocenza.

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A distanza di oltre dieci anni dalla strage di Viareggio che costò la vita a 32 persone, la Corte di cassazione ha annullato il reato di omicidio colposo, ribaltando così la sentenza emessa in secondo grado dai giudici di Firenze. Caduta l’aggravante del mancato rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro, gli ermellini hanno ordinato un nuovo processo d’appello per disastro ferroviario colposo. Si apre dunque uno spiraglio per l’ex ad di Ferrovie dello stato Mauro Moretti e per l’ex numero uno di Rfi Michele Mario Elia, condannati rispettivamente a sette e sei anni di carcere, che hanno sempre affermato la propria innocenza.

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In questo processo infinito sono emersi, negli anni, alcuni quesiti che troveranno forse risposta, si spera, nei prossimi episodi ancora da scrivere: la responsabilità oggettiva del sistema ferroviario può forse comportare la responsabilità personale dei suoi dirigenti? Entro quali limiti e con quali presupposti può configurarsi la cosiddetta “omissione di controllo” affinché non si tramuti in una pistola puntata alla tempia di qualunque manager? Spettava forse all’ingegnere Moretti verificare che il treno tedesco, che aveva presentato tutti i documenti richiesti, rispondesse effettivamente agli standard di sicurezza vigenti? Spettava forse a Moretti, o a uno dei suoi collaboratori, prevedere che il passaggio di quel treno per quella stazione – per la quale era passato in precedenza decine di volte – costituisse un pericolo mortale foriero di tragedie?

 

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“La Cassazione ha rimesso molte cose a posto”, ha commentato Franco Coppi, difensore di Moretti, al termine dell’udienza al Palazzaccio; in effetti, in questa parabola giudiziaria senza fine si avverte un gran bisogno di ordine e logica per consegnare un grammo di verità a chi ha perduto una moglie o un figlio a causa di un incidente fatale che non sarebbe mai dovuto accadere. Il dolore dei famigliari è sacrosanto. Meno comprensibile appare l’altalena di verdetti traballanti che da oltre dieci anni, come una macabra giostra, insegue un colpevole purchessia.

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