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Il diritto alla difesa e il femminicida

Il caso dell’avvocata di Pordenone che rifiuta l’incarico e la sacralità del ruolo

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A Roveredo in Piano, provincia di Pordenone, un uomo di 33 anni, Giuseppe Forciniti, ha ucciso con un coltello la sua compagna Aurelia Laurenti, 32 anni e madre dei loro due figli. Poi si è presentato in questura con le mani insanguinate, farfugliando qualche balla di discolpa che non ha retto un minuto. E ha confessato. Un brutale femminicidio. Richiesto di un difensore di fiducia, Forciniti ha indicato l’avvocata Rosanna Rovere, ex presidente dell’Ordine degli avvocati provinciale e molto impegnata per la sua professione nella difesa delle donne.

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A Roveredo in Piano, provincia di Pordenone, un uomo di 33 anni, Giuseppe Forciniti, ha ucciso con un coltello la sua compagna Aurelia Laurenti, 32 anni e madre dei loro due figli. Poi si è presentato in questura con le mani insanguinate, farfugliando qualche balla di discolpa che non ha retto un minuto. E ha confessato. Un brutale femminicidio. Richiesto di un difensore di fiducia, Forciniti ha indicato l’avvocata Rosanna Rovere, ex presidente dell’Ordine degli avvocati provinciale e molto impegnata per la sua professione nella difesa delle donne.

 

Rovere, convocata in questura, ha però rifiutato l’incarico spiegando: “Non sono serena, non posso accettare l’incarico. Io non posso assumere le difese di quest’uomo, dopo una vita e una carriera spese a promuovere la tutela dei diritti delle donne”. Il che è perfettamente nel suo diritto, e l’ammissione di non poter essere serena fa onore alla sua serietà professionale. Si potrebbe osservare che il compito degli avvocati è quello di difendere anche i colpevoli (“presunto” in questo caso si può omettere) ed è successo molte volte, anche da parte di avvocati donne. Ma, certo, gli avvocati non sono medici e non pronunciano il giuramento di Ippocrate sull’obbligo di cura. Non si può però evitare di notare un problema, che del resto si è posto anche in casi passati: “Non posso assumere la difesa di quest’uomo” corre il rischio di significare – almeno per la già mal ridotta opinione pubblica del nostro paese in tema di garantismo – come una negazione del diritto alla difesa del femminicida Forciniti. Può darsi che non sia il senso delle parole dell’avvocata Rovere, ma lo è, senza dubbio, nei titoli dei giornali che hanno puntato, tutti, su questa frase. Il diritto alla difesa è sacro, che sia affidato a un legale di fiducia o d’ufficio, per tutti i reati e per qualsiasi imputato anche reo confesso, e della peggiore specie. Insinuare anche solo l’idea che esistano reati e delitti così gravi da essere rubricati in modo differente, significa introdurre l’idea che ci sono imputati che non hanno diritto alla difesa. Persino nei processi dell’Inquisizione per stregoneria esistevano gli avvocati difensori. Ci vogliamo tornare?

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