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Gli avvocati italiani ricordano Ebru Timtik e l'importanza dello stato di diritto

Augusto Romano

Il convegno è stato organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Milano e Roma, in collaborazione con l’associazione di giuristi Italiastatodidiritto, per dare una tangibile dimostrazione di sostegno ai colleghi turchi

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C’è un filo che collega Roma, Milano, Barcellona, Istanbul, una linea rossa, di sangue: quella lasciata da Ebru Timtik, l’avvocata e attivista turca morta dopo 238 giorni di sciopero della fame. Per ricordarla, e dare una tangibile dimostrazione di vicinanza e sostegno ai colleghi turchi, l’Ordine degli Avvocati di Milano e Roma, in collaborazione con l’associazione di giuristi Italiastatodidiritto, ha organizzato il convegno internazionale “La difesa dei diritti umani non si ferma. In ricordo di Ebru Timtik e di tutti gli avvocati minacciati nel mondo”. Ha partecipato Mehmet Durakoglu, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Istanbul. Giurista in prima linea nella difesa dello Stato di Diritto in una Turchia sempre più autoritaria, in cui è stata approvata una riforma dell’avvocatura che mira a ‘silenziare e reprimere l’Ordine”. Durakoglu ha criticato duramente le restrizioni delle libertà e dei diritti imposte dal governo di Recep Erdogan.

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C’è un filo che collega Roma, Milano, Barcellona, Istanbul, una linea rossa, di sangue: quella lasciata da Ebru Timtik, l’avvocata e attivista turca morta dopo 238 giorni di sciopero della fame. Per ricordarla, e dare una tangibile dimostrazione di vicinanza e sostegno ai colleghi turchi, l’Ordine degli Avvocati di Milano e Roma, in collaborazione con l’associazione di giuristi Italiastatodidiritto, ha organizzato il convegno internazionale “La difesa dei diritti umani non si ferma. In ricordo di Ebru Timtik e di tutti gli avvocati minacciati nel mondo”. Ha partecipato Mehmet Durakoglu, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Istanbul. Giurista in prima linea nella difesa dello Stato di Diritto in una Turchia sempre più autoritaria, in cui è stata approvata una riforma dell’avvocatura che mira a ‘silenziare e reprimere l’Ordine”. Durakoglu ha criticato duramente le restrizioni delle libertà e dei diritti imposte dal governo di Recep Erdogan.

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“Dal 2016 – dice- da quando c’è lo stato d’emergenza, è possibile fare gli interrogatori in carcere ed è stato posto un limite al numero di avvocati in un procedimento. Misure che, unite alla riforma degli ordini, limitano le garanzie per gli imputati. Paghiamo il nostro impegno a tutela dei diritti, in particolare le nostre battaglie contro la violenza sulle donne ed i femminicidi. Il regime vuole imbavagliare gli avvocati e per farlo costruisce falsi processi: molti avvocati sono stati incarcerati perché accusati di essere membri di associazioni terroristiche.Tutto questo, però, non ci intimidisce, continueremo a lottare per lo stato di diritto e ci auguriamo che le trattative per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, in particolare i Capitoli 23 (magistratura e diritti fondamentali) e 24 (Giustizia/libertà/sicurezza) portino ad un avanzamento legislativo”.

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Solidale con il collega turco Vinicio Nardo, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano: “Dobbiamo contrastare la persecuzione degli avvocati che difendono la libertà e i diritti delle persone. La difesa degli avvocati minacciati è la difesa di ogni persona dalle possibili prevaricazioni dello Stato. E’ un problema che riguarda tutti, perché ogni Potere – in assenza di idonei contrappesi - ha una naturale tendenza ad espandersi a danno di tutti. Mettere sotto osservazione i luoghi dove questa patologia si manifesta non vuol dire ficcare il naso in questo o quello Stato straniero: significa occuparsi di sé stessi. Perché quello che oggi accade oltre le nostre frontiere è accaduto in passato da noi, potrebbe riaccadere domani, e magari in forma strisciante sta già iniziando ad accadere. Da qui il progetto del convegno: di passarci il testimone dell’attenzione e della battaglia per i diritti civili. Una battaglia non contro un altro Paese, ma ciascuno per il proprio Paese”.

 

Da Roma, Antonio Galletti, presidente dell’Ordine capitolino: “Dalla cristallina enunciazione dell’art. 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani discende un’altra conseguenza: il livello di democrazia di un paese si può misurare verificando in concreto le guarentigie che sono riservate agli avvocati, proprio nella loro primaria funzione di custodi e garanti dei diritti e delle libertà dei cittadini. Dare un concreto segno del nostro impegno partendo dalle incredibili, incivili situazioni vissute da nostre colleghe indicibilmente sottratte dal perimetro di ogni civiltà giuridica, è un onore per la famiglia forense romana, da sempre attiva tramite la propria storica Commissione diritti umani, primo fronte in ambito nazionale e internazionale per la denunzia e la tutela dei diritti fondamentali”.

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Per la presidente di Italiastatodiritto Simona Viola: “La sensibilizzazione di governi e di istituzioni sui diritti negati anche in paesi a noi vicinissimi, come la Turchia - uno stato che, da avamposto dell’occidente laico, si è ormai trasfigurato in dittatura e modello pericoloso per i paesi del Mediterraneo - è utile e necessaria. I giuristi sono particolarmente invisi alle dittature, perché conoscono la differenza fra lo stato di diritto e l’abuso del diritto – quando la legge è impugnata come un’arma per soffocare il dissenso, marginalizzare le minoranze e perseguitare chi non si allinea - e perché la loro attività di difesa dei diritti civili e processuali delle vittime dei regimi autoritari, ne smaschera e rivela al mondo l’illegalità sostanziale. I giuristi italiani danno il loro contributo affinché non cali il silenzio sul coraggio degli avvocati che continuano a invocare il giusto processo e a esercitare il diritto-dovere di difesa, mettendo in gioco le proprie vite, anche dove la legalità è ormai un macabro rito al servizio del potere”.

 

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Infine, Maria Maria Eugènia Gay, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Barcellona: “Questa iniziativa internazionale è un'ottima opportunità per evidenziare la necessità del dialogo, della parola e della legge come elementi per rendere il mondo un posto più giusto”.

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