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Curare il nuovo picco del Csm infetto

Redazione

Il rischio che dilaghi il discredito verso l’intera magistratura. Il ruolo del Quirinale

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Il nuovo picco della malattia del Csm, endemica e ora anche epidemica, richiede cure. Perché il più grave rischio per il paese non è certo il saliscendi delle correnti dentro l’organo di autogoverno della magistratura, ma il discredito presso i cittadini di un intero potere dello stato. E’ già accaduto con la politica, ed è stato un disastro. Ora che è stato punzecchiato nel vivo dalla “chat dei magistrati”, Matteo Salvini si aspetta che “colui che comanda il Csm lo sciolga”. Bene, c’è solo da ricordare che quando la “fase uno” esplose Salvini era vicepremier ma nulla fece per indurre il titolare della Giustizia a intervenire con una riforma. Anche un osservatore equilibrato come Paolo Mieli ha chiesto, in un’intervista all’Huffpost, di “mandarli tutti a casa. Magari anticipando l’elezione Csm, perché no, anche attraverso il sorteggio”. Perché non ritiene ci sia agibilità politica per una riforma, del resto mai approntata. Esortare Sergio Mattarella a intervenire con le forbici è legittimo, ma vanno evitate forzature: il presidente della Repubblica ha una chiara consapevolezza della situazione.

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Il nuovo picco della malattia del Csm, endemica e ora anche epidemica, richiede cure. Perché il più grave rischio per il paese non è certo il saliscendi delle correnti dentro l’organo di autogoverno della magistratura, ma il discredito presso i cittadini di un intero potere dello stato. E’ già accaduto con la politica, ed è stato un disastro. Ora che è stato punzecchiato nel vivo dalla “chat dei magistrati”, Matteo Salvini si aspetta che “colui che comanda il Csm lo sciolga”. Bene, c’è solo da ricordare che quando la “fase uno” esplose Salvini era vicepremier ma nulla fece per indurre il titolare della Giustizia a intervenire con una riforma. Anche un osservatore equilibrato come Paolo Mieli ha chiesto, in un’intervista all’Huffpost, di “mandarli tutti a casa. Magari anticipando l’elezione Csm, perché no, anche attraverso il sorteggio”. Perché non ritiene ci sia agibilità politica per una riforma, del resto mai approntata. Esortare Sergio Mattarella a intervenire con le forbici è legittimo, ma vanno evitate forzature: il presidente della Repubblica ha una chiara consapevolezza della situazione.

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Poco meno di un anno fa, in un drammatico intervento al plenum del Csm, aveva espresso giudizi severi e indicato un percorso: “Oggi si volta pagina nella vita del Csm”, disse. E mise a tema proprio la perdita di autorevolezza causata da un Csm infetto: “Quanto avvenuto ha prodotto conseguenze gravemente negative per il prestigio e per l’autorevolezza non soltanto di questo Consiglio ma anche il prestigio e l’autorevolezza dell’intero ordine giudiziario; la cui credibilità e la cui capacità di riscuotere fiducia sono indispensabili al sistema costituzionale e alla vita della Repubblica”. Ma parlò, con ottimismo, anche degli “anticorpi necessari” che la Costituzione ha donato al Csm.

  

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Dopo un anno, va però riconosciuto che il vaccino non è arrivato. Mieli ha notato che “di questione morale non si può parlare se è utilizzata come mezzo per colpire gli altri”, e non esistono test per separare i puri dagli impuri. Ma intervenire si deve, le dimissioni dell’intero Csm non sarebbero un’ecatombe, se ci si accordasse per rivedere con saggezza i meccanismi di elezione. Anche a sorteggio: i magistrati, sono tutti seri e competenti.

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