
(foto LaPresse)
Il cronista (con mascherina) davanti al Trivulzio, il nuovo Brosio di Tangentopoli
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Milano. L’entrata è sempre quella / Ma portiere io non ti conosco. O per cambiare cantautore: come un istante déjà vu. Non pareva vero, ai cronisti nostalgici di Mani pulite e ai pm, e a tutti quelli che hanno come impresso nelle cellule cerebrali lo schema unico del reato e della giustizia spiccia e simbolica, di poter tornare lì, nel battistero di tutte le tangenti. Dove tutto iniziò. Ventotto anni fa, ma sembra ieri. Tornare alla Baggina, il Pio Albergo Trivulzio, la Rsa ora divenuta obitorio di una “strage” generata, va da sé, dal malaffare. E mettersi lì, con la mascherina d’ordinanza e il gelato in mano, davanti alla facciata giallo Parma del glorioso palazzo di inizio Novecento. Dove i casi di anziani morti per il Covid-19 sarebbero circa duecento su mille ricoverati. E dunque scandalo, carte sequestrate, audio rubati, sirene della polizia come fosse una retata. Tg dopo tg. L’assembramento di giornalisti sul marciapiede a ripetere le stesse poche informazioni – che non escono dal portone della Baggina, ma direttamente dalla procura (un classico del genere giudiziario). Indagini e accusati, e sentenze mediatiche già emesse da una narrazione che pare suggerire, appunto, la strada è sempre quella. Incuranti tutti quanti, ma soprattutto i cronisti, che negli ehpad di Seine-et-Marne i morti sarebbero più del doppio, e ottomila nelle case di riposo francesi. E lo stesso strazio in Gran Bretagna, ma là senza il rigonfiarsi delle inchieste mediatico-giudiziarie. Prima si accertano i fatti. Ma siamo a Milano e la notizia (con la sua evidente gravità, che non si starà a sottovalutare) deve diventare un racconto, una rappresentazione, una tragedia in mascherina recitata a favore di telecamera. I cronisti davanti alla cancellata, le postazioni ormai diventate fisse. Le interviste prese al volo da chi va e viene, il contorno di dolore.
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- Maurizio Crippa
"Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.
E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"