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Gli effetti del coronavirus sugli oracoli dell'antimafia

Ermes Antonucci

Dopo Saviano anche Di Matteo fa le sue previsioni su come le mafie potrebbero sfruttare l'emergenza economica. Ma l'impressione è che stiano solo approfittando della situazione per vendere le proprie ricette forcaiole al paese

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Dopo Roberto Saviano, che come Nostradamus ha previsto il trionfo delle mafie come risultato dell’emergenza coronavirus, anche l’ex pm del processo sulla cosiddetta “trattativa stato-mafia”, oggi consigliere del Csm, Nino Di Matteo, ha lanciato dalle pagine di Repubblica il suo grido di allarme: “C’è un altro terribile contagio che dobbiamo scongiurare in questo momento: l’economia legale rischia di essere infettata ancora di più dalle mafie”. Non c’è dubbio che i risvolti economici causati dall’epidemia potrebbero costituire un’opportunità di crescita per le associazioni mafiose (come per qualsiasi altra organizzazione che sappia adeguarsi al momento), ma le denunce di Saviano e Di Matteo, per la loro indeterminatezza, finiscono per assomigliare più a una profezia, all’espressione di un feticismo antimafioso, al desiderio di rappresentare ancora una volta l’Italia come un paese interamente controllato dai clan, e in mano a una classe politica sempre pronta alla collusione e alla corruzione: “Per raggiungere il loro obiettivo, soprattutto per tentare di accaparrarsi i tanti finanziamenti pubblici messi in campo, i mafiosi faranno sempre più riferimento a pubblici amministratori e politici”, dichiara Di Matteo.

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Dopo Roberto Saviano, che come Nostradamus ha previsto il trionfo delle mafie come risultato dell’emergenza coronavirus, anche l’ex pm del processo sulla cosiddetta “trattativa stato-mafia”, oggi consigliere del Csm, Nino Di Matteo, ha lanciato dalle pagine di Repubblica il suo grido di allarme: “C’è un altro terribile contagio che dobbiamo scongiurare in questo momento: l’economia legale rischia di essere infettata ancora di più dalle mafie”. Non c’è dubbio che i risvolti economici causati dall’epidemia potrebbero costituire un’opportunità di crescita per le associazioni mafiose (come per qualsiasi altra organizzazione che sappia adeguarsi al momento), ma le denunce di Saviano e Di Matteo, per la loro indeterminatezza, finiscono per assomigliare più a una profezia, all’espressione di un feticismo antimafioso, al desiderio di rappresentare ancora una volta l’Italia come un paese interamente controllato dai clan, e in mano a una classe politica sempre pronta alla collusione e alla corruzione: “Per raggiungere il loro obiettivo, soprattutto per tentare di accaparrarsi i tanti finanziamenti pubblici messi in campo, i mafiosi faranno sempre più riferimento a pubblici amministratori e politici”, dichiara Di Matteo.

 

Il dubbio, così, è che anche questa ennesima campagna antimafia abbia come obiettivo soprattutto quello di cavalcare lo spirito antipolitico, di sconfinare in ambiti che dovrebbero essere riservati ad altri poteri dello stato, e di promuovere le proprie idee di riforma del paese, riassumibili con lo slogan “più manette per tutti”. Dichiara, infatti, sempre Di Matteo a Repubblica: “E’ assolutamente necessario che non si arretri rispetto alla recente svolta più rigorosa, penso alla cosiddetta ‘Spazzacorrotti’ o alla legge di riforma della prescrizione. Mafia e delitti di corruzione sono due facce della stessa medaglia, devono essere trattati con uguale rigore”. Insomma, come Panzironi con le sue diete miracolose, anche gli oracoli dell’antimafia approfittano dell’emergenza Covid-19 per cercare di vendere le proprie ricette forcaiole al paese. 

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