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Penalisti vs Davigo: “Non venga all’inaugurazione dell’anno giudiziario”

Ermes Antonucci

Per la Camera penale di Milano le “posizioni ideologiche pubblicamente manifestate” dall'ex componente del pool di Mani pulite “negano i fondamenti costituzionali del giusto processo”

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Roma. E’ scontro tra avvocati e magistrati a Milano in vista della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario che si terrà nel distretto il 1° febbraio. La Camera penale di Milano ha chiesto che non sia l’ex componente del pool di Mani pulite Piercamillo Davigo a rappresentare il Consiglio superiore della magistratura alla cerimonia, come deciso dal Csm con una delibera di dicembre. Una designazione definita “inopportuna” dai penalisti milanesi, alla luce delle “posizioni ideologiche pubblicamente manifestate dal consigliere Davigo”, che “negano i fondamenti costituzionali del giusto processo, della presunzione di innocenza e del ruolo dell’avvocato nel processo penale, che viene marchiato come soggetto sodale con gli interessi più negativi e lucrativi nell’innestare meccanismi difensivi pretestuosi e dilatori”. Nella lettera inviata al Csm, i penalisti fanno anche riferimento alle dichiarazioni espresse da Davigo il 9 gennaio in un’intervista al Fatto quotidiano, in cui l’ex pm ha attribuito gran parte delle colpe delle lungaggini dei processi agli avvocati, spingendosi addirittura a proporre che siano loro a pagare nel caso in cui i ricorsi in appello o in Cassazione dei loro assistiti vengano respinti.

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Roma. E’ scontro tra avvocati e magistrati a Milano in vista della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario che si terrà nel distretto il 1° febbraio. La Camera penale di Milano ha chiesto che non sia l’ex componente del pool di Mani pulite Piercamillo Davigo a rappresentare il Consiglio superiore della magistratura alla cerimonia, come deciso dal Csm con una delibera di dicembre. Una designazione definita “inopportuna” dai penalisti milanesi, alla luce delle “posizioni ideologiche pubblicamente manifestate dal consigliere Davigo”, che “negano i fondamenti costituzionali del giusto processo, della presunzione di innocenza e del ruolo dell’avvocato nel processo penale, che viene marchiato come soggetto sodale con gli interessi più negativi e lucrativi nell’innestare meccanismi difensivi pretestuosi e dilatori”. Nella lettera inviata al Csm, i penalisti fanno anche riferimento alle dichiarazioni espresse da Davigo il 9 gennaio in un’intervista al Fatto quotidiano, in cui l’ex pm ha attribuito gran parte delle colpe delle lungaggini dei processi agli avvocati, spingendosi addirittura a proporre che siano loro a pagare nel caso in cui i ricorsi in appello o in Cassazione dei loro assistiti vengano respinti.

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La richiesta avanzata dalla Camera penale di Milano di “rivalutare” la designazione di Davigo è stata definita “irricevibile” dal Comitato di presidenza del Csm, “sia per i suoi contenuti, volti a sanzionare la libera manifestazione del pensiero, sia perché irrispettosa delle prerogative di un organo istituzionale”. “Stupisce – si legge nella lettera inviata dal vertice del Csm al presidente dei penalisti milanesi Andrea Soliani – che venga proprio da una associazione di avvocati la richiesta di censurare la libera manifestazione del pensiero”.

 

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La presa di posizione della Camera penale milanese ha determinato anche l’inevitabile reazione di Autonomia e Indipendenza, la corrente di Davigo: “Coloro difendono il sacro principio del contraddittorio non sopportano che un magistrato esprima una propria opinione tecnica e pretendono che venga zittito, scacciato dal suo ruolo istituzionale che ogni giorno interpreta con onore”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Fulvio Gigliotti, componente laico del Csm in quota M5s, che ha espresso “il più fermo rigetto della sollecitazione ricevuta” e ha approfittato dell’occasione per celebrare la figura dell’ex pm di Mani Pulite, definendolo “un degnissimo magistrato che, proprio dalla sede di Milano, ha contribuito a scrivere pagine tra le più significative della storia giudiziaria del paese”. Per la Giunta distrettuale milanese dell’Associazione nazionale magistrati, la lettera inviata dai penalisti al Csm rappresenta uno “sgarbo istituzionale verso il Csm e una mancanza di rispetto verso l’ordine giudiziario e il consigliere Davigo”.

 

Insomma, il “no” a Davigo rischia di trasformarsi in un boomerang per la Camera penale di Milano, che, per la verità, con la sua iniziativa ha anche fatto storcere il naso a diversi penalisti del distretto. “Si può e si deve, da avvocati, dissentire dalle posizioni di Davigo e di quei magistrati che manifestano di sottovalutare le garanzie fondamentali del giusto processo, dell’imputato e della sua dignità, e dell’esecuzione della pena. Diverso è però pretendere che il Csm non abbia il diritto di scegliere chi mandare in sua rappresentanza”, dichiara ad esempio al Foglio Simona Giannetti, avvocato radicale iscritta alla Camera penale di Milano. “Il problema non è il consigliere Davigo, ma il Csm che, mandando Davigo in sua rappresentanza, dimostra di fatto di aderire alle sue opinioni. E’ lo stesso Csm che è ancora nelle mani delle correnti. Ed è lo stesso Csm che punisce con un trasferimento a Torino il pg di Catanzaro, Otello Lupacchini, perché avrebbe espresso una sua critica sul noto procuratore Gratteri, obiettando la mancata condivisione dell’operazione sul territorio del suo circondario, prima che della stessa fosse avvisata la stampa”.

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