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Gratteri l’intoccabile

Ermes Antonucci

L’inchiesta contro la ‘ndrangheta mostra già qualche crepa, ma è vietato criticare il procuratore

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Roma. Seppur ancora nella fase cautelare, cominciano a emergere le prime crepe della maxi operazione contro la ‘ndrangheta, denominata “Rinascita-Scott”, lanciata prima di Natale dalla procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, e che ha portato all’applicazione di addirittura 334 misure di custodia cautelare (260 arresti in carcere, 70 arresti domiciliari e quattro divieti di dimora). Giovedì il tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare, revocando gli arresti domiciliari, nei confronti dell’esponente politico più importante coinvolto nella maxi retata. Si tratta di Luigi Incarnato, segretario calabrese del Psi e commissario della società di gestione degli acquedotti Sorical. Incarnato è indagato per corruzione elettorale. Secondo l’accusa, in occasione delle elezioni politiche del 2018, in cui era candidato nella lista del Pd, avrebbe offerto la propria collaborazione in cambio di voti a personaggi sospettati di avere legami con cosche del vibonese. “Come abbiamo sempre detto, abbiamo fiducia nella magistratura giudicante che ha fatto giustizia di una misura particolarmente afflittiva e, a nostro avviso, abnorme e particolarmente ingiusta”, ha dichiarato il legale di Incarnato, l’avvocato Franz Caruso.

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Roma. Seppur ancora nella fase cautelare, cominciano a emergere le prime crepe della maxi operazione contro la ‘ndrangheta, denominata “Rinascita-Scott”, lanciata prima di Natale dalla procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, e che ha portato all’applicazione di addirittura 334 misure di custodia cautelare (260 arresti in carcere, 70 arresti domiciliari e quattro divieti di dimora). Giovedì il tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare, revocando gli arresti domiciliari, nei confronti dell’esponente politico più importante coinvolto nella maxi retata. Si tratta di Luigi Incarnato, segretario calabrese del Psi e commissario della società di gestione degli acquedotti Sorical. Incarnato è indagato per corruzione elettorale. Secondo l’accusa, in occasione delle elezioni politiche del 2018, in cui era candidato nella lista del Pd, avrebbe offerto la propria collaborazione in cambio di voti a personaggi sospettati di avere legami con cosche del vibonese. “Come abbiamo sempre detto, abbiamo fiducia nella magistratura giudicante che ha fatto giustizia di una misura particolarmente afflittiva e, a nostro avviso, abnorme e particolarmente ingiusta”, ha dichiarato il legale di Incarnato, l’avvocato Franz Caruso.

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Incarnato non è l’unico a essersi visto annullare o attenuare la misura cautelare richiesta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Se da martedì il tribunale del Riesame comincerà a esaminare il grosso delle impugnazioni presentate contro i provvedimenti cautelari (tra i ricorrenti spicca il nome dell’avvocato ed ex parlamentare Giancarlo Pittelli), sono già venti le persone indagate che hanno visto mutare la loro posizione. In seguito agli interrogatori di garanzia, infatti, il gip di Catanzaro ha deciso di rimettere in libertà sette persone, revocando il carcere o i domiciliari, e di attenuare le misure cautelari (dal carcere ai domiciliari o dai domiciliari all’obbligo di firma) nei confronti di altre nove persone. Il gip del tribunale dei minori ha rimesso in libertà un ragazzo ventenne, incarcerato per fatti che avrebbe commesso quando era minorenne. Il tribunale del Riesame, infine, ha annullato gli arresti domiciliari per Incarnato e il carcere per altre due persone.

  

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E pensare che, all’indomani della maxi retata e della conferenza stampa in cui erano stati illustrati i numeri dell’inchiesta, il procuratore Gratteri si era pure lamentato, prima via social e poi in televisione, delle poche prime pagine che i quotidiani avevano deciso di dedicare alla sua inchiesta e ai suoi arresti. Quegli stessi arresti che ora, in diversi casi, si stanno rivelando infondati (nel silenzio degli organi di informazione). L’intera vicenda assume tratti ancor più grotteschi se si considera la storia, raccontata nei giorni scorsi da Italia Oggi, di un imprenditore (titolare di una società di pompe funebri) finito agli arresti domiciliari nell’ambito della maxi operazione contro la ‘ndrangheta con l’accusa di aver risparmiato 80 euro nella qualità dei mattoni di un loculo.

  

Nonostante tutto, il nome di Gratteri appare intoccabile. Ne sa qualcosa Otello Lupacchini, procuratore generale di Catanzaro, che nei giorni successivi all’operazione “Rinascita-Scott” aveva criticato pubblicamente l’operato della procura di Catanzaro: “Sebbene possa sembrare paradossale, non so nulla di più di quanto pubblicato dalla stampa, in quanto c’è la buona abitudine da parte della procura distrettuale di Catanzaro di saltare di tutte le regole di coordinamento e collegamento con la procura generale. I nomi degli arrestati e le ragioni degli arresti li abbiamo conosciuti soltanto a seguito della pubblicazione della stampa, che è molto più importante della procura generale da contattare e informare”, aveva dichiarato Lupacchini, facendo anche riferimento all’“evanescenza di molte operazioni” condotte dalla procura guidata da Gratteri. Risultato? Al Csm i consiglieri di Area e di Magistratura Indipendente hanno chiesto di aprire una pratica per valutare le parole di Lupacchini ed eventualmente punirlo con il trasferimento.

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