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Le buone carte che ha in mano Berlusconi per essere riabilitato

Ermes Antonucci

Il Cav. potrebbe tornare in campo molto prima della sentenza di Strasburgo. I tempi per il verdetto saranno rapidi

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Silvio Berlusconi potrebbe assumere un incarico di governo dopo le elezioni del 4 marzo e anche candidarsi in caso di ritorno alle urne, e questo a prescindere da una sentenza favorevole della Corte europea dei diritti dell’uomo sulla legittimità dell’applicazione della legge Severino nei suoi confronti (che nessuno sa quando arriverà, di certo non prima del prossimo autunno). La parola magica è una sola, “riabilitazione”, e potrà essere usata a partire dall’8 marzo.

 

Di cosa parliamo? Facciamo alcune premesse: l’articolo 178 del Codice penale prevede l’istituto della “riabilitazione”, che permette l’estinzione delle pene accessorie (come ad esempio l’interdizione dai pubblici uffici) e di ogni altro effetto penale delle condanne. Due sono i requisiti fondamentali per presentare richiesta di riabilitazione (su cui giudica il tribunale di Sorveglianza e, in caso di ricorso, la Cassazione): che siano trascorsi almeno tre anni dal giorno in cui la pena principale è stata eseguita o estinta, e che il condannato abbia dato prove effettive e costanti di buona condotta.

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Silvio Berlusconi ha terminato di espiare la pena (l’affidamento in prova ai servizi sociali) per la sua condanna in via definitiva l’8 marzo del 2015. In questi ultimi tre anni ha tenuto un comportamento sobrio e diligente, e non ha subito altre condanne. Per alcuni, nel giudizio del tribunale di Sorveglianza potrebbero pesare i diversi procedimenti penali aperti nei suoi riguardi (si pensi che il processo Ruby ter è stato spacchettato in sei diversi filoni seguiti da altrettanti tribunali), ma nessuno ricorda che per la Cassazione (sentenza n. 15471/2015) “non costituiscono ostacolo all’accoglimento dell’istanza di riabilitazione, in ragione della presunzione di non colpevolezza, la semplice esistenza di una o più denunce e la sola pendenza di un procedimento penale a carico per fatti successivi a quelli per i quali è intervenuta la condanna”. Dunque a partire dal prossimo 8 marzo, il pool di avvocati di Berlusconi – capeggiato da Franco Coppi e Niccolò Ghedini – potrebbe avviare la procedura prevista dall’art. 178 c.p. per ottenere la riabilitazione.

 

Ma ora aggiungiamo un altro elemento, il più importante: in seguito alla condanna definitiva, nei confronti dell’ex presidente del Consiglio è stata applicata la legge Severino, che prevede la decadenza e la successiva incandidabilità per sei anni dei parlamentari condannati in via definitiva per alcuni particolari reati, incluso quello per cui è stato condannato Berlusconi (frode fiscale), con anche l’impossibilità di assumere incarichi di governo. La legge nel suo caso è stata applicata in maniera retroattiva, cioè su un reato commesso prima della sua entrata in vigore (novembre 2012) e proprio su questa “particolarità” giuridica – la violazione del più elementare principio “nulla poena sine lege” – si concentra il ricorso dei legali di Berlusconi alla Corte di Strasburgo. In quella sede, i giudici saranno chiamati a dare ragione o al governo italiano, secondo cui l’incandidabilità sarebbe solo una conseguenza del venir meno di un requisito soggettivo (l’onorabilità) per l’accesso alle cariche pubbliche e quindi applicabile retroattivamente, o alla difesa dell’ex premier, che sottolinea la natura afflittiva della sanzione, quindi non applicabile in maniera retroattiva.

 

Ma Berlusconi potrebbe trovare la via del ritorno in campo ben prima della risoluzione di questa disputa tecnica: l’articolo 15 della legge Severino, infatti, afferma esplicitamente che la sentenza di riabilitazione “è l’unica causa di estinzione anticipata dell’incandidabilità”. Se riabilitato, insomma, Berlusconi potrebbe ricandidarsi. Non solo: la riabilitazione annullerebbe anche il divieto di assunzione di incarichi di governo previsto dalla legge Severino, anche se l’articolo 15 non ne faccia diretta menzione. A confermarlo al Foglio è Carlo Nordio, già procuratore aggiunto a Venezia: “La sua possibilità è una conseguenza logica perché il più contiene il meno. Se una persona può candidarsi, a maggior ragione può accettare una nomina. Il silenzio della legge in questo caso è normale, perché la specificazione sarebbe stata superflua”.

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La richiesta di riabilitazione potrebbe essere presentata dagli avvocati di Berlusconi già il 9 marzo, cinque giorni dopo le elezioni politiche. Sarebbe chiamato a esprimersi il tribunale di Sorveglianza di Milano, che solitamente decide su questioni di questo genere in maniera piuttosto celere. Fonti interne al pool di legali dell’ex premier confermano lo scenario e anche la possibilità che il responso giunga nel giro di poche settimane, ben prima della pronuncia della Corte di Strasburgo: “Nel primo caso parliamo di settimane, nel secondo di diversi mesi, se non di anni. I ricorsi dinnanzi alla Cedu sono da sempre una lotteria”. La riabilitazione per Berlusconi potrebbe arrivare nel pieno dei lenti negoziati per la formazione di un governo, permettendogli di assumere l’incarico di presidente del Consiglio o quantomeno di candidarsi a eventuali nuove elezioni. Le fonti rivelano però che tutto è ancora fermo: spetterà a Silvio Berlusconi decidere quando forzare la mano e richiedere la riabilitazione. E’ certo, però, che per una volta la giustizia potrebbe aiutare il Cav.

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