PUBBLICITÁ

Addio mercato unico senza diga sugli aiuti di stato

David Carretta

Per rispondere al piano da 380 miliardi di dollari di Biden, che rischia di provocare una fuga delle imprese dall'Ue per beneficiare di sussidi e sconti fiscali americani, la Commissione consulta gli stati membri. Oggi l'Eurogruppo

PUBBLICITÁ

La Commissione di Ursula von der Leyen ha iniziato a consultare gli stati membri sulla sua proposta di far cedere la diga sugli aiuti di stato nell'Unione europea per rispondere all'Inflation reduction act (Ira) dell'Amministrazione Biden. La vicepresidente responsabile per la Concorrenza, Margrethe Vestager, venerdì ha scritto ai ventisette illustrando le tre priorità della Commissione: accelerare la transizione verde, eliminare le barriere esistenti all'interno del mercato unico e permettere agli stati membri di concedere aiuti rapidi e mirati a settori chiave. La Commissione riconosce che sugli aiuti di stato “finora è stato fatto molto”. Ma di fronte al piano di Biden da 380 miliardi di dollari per la transizione climatica e energetica, che rischia di provocare una fuga delle imprese dall'Ue per beneficiare di sussidi e sconti fiscali americani, “potrebbe essere necessario fare di più”, ha detto Vestager. Gli strumenti immaginati da Vestager sono “un'ulteriore semplificazione dei processi” per concedere gli aiuti e “misure aggiuntive per accelerare la transizione verde”. La vicepresidente della Commissione riconosce che esiste un “rischio di frammentazione del mercato unico”. E' il grande dilemma dell'Ue: rompere la diga sugli aiuti di stato significa avvantaggiare i paesi che possono permetterselo a danno delle imprese degli stati membri senza spazio fiscale. Uno su tutti: la Germania.

   


Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di martedì 24 maggio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo. Per riceverla nella tua mail in versione integrale clicca qui e iscriviti. E' gratis

PUBBLICITÁ



I dati forniti dalla Commissione mostrano lo squilibrio che si viene a creare con gli aiuti di stato all'interno del mercato unico dell'Ue. A marzo l'esecutivo comunitario ha approvato un nuovo quadro temporaneo sugli aiuti di stato per reagire alla guerra della Russia contro l'Ucraina. Finora la Commissione ha approvato 170 misure nazionali per un valore di 540,2 miliardi di euro. La Germania fa la parte del leone: il governo di Berlino ha notificato il 49,33 per cento di tutti gli aiuti approvati dalla Commissione. La Francia è al secondo posto con il 29,92 per cento. Al terzo c'è l'Italia, ma con un distacco impressionante se si considera che è la terza economia dell'Ue: 4,73 per cento di tutti gli aiuti approvati. La classifica continua con la Danimarca (4,48 per cento), la Finlandia (3,24 per cento) e la Spagna (1,86 per cento). La Germania, un'economia che rappresenta il 25 per cento del pil dell'Ue, ha concesso metà degli aiuti di stato che sono stati adottati dal 24 febbraio scorso. La Francia vale circa il 17 per cento del pil dell'Ue, l'Italia circa il 12 per cento e la Spagna circa l'8 per cento. Ma nessuno di loro ha le tasche piene come Berlino.

Con qualche differenza, anche i dati sugli aiuti di stato concessi durante la pandemia di Covid-19 confermano la parte del leone per la Germania. Dall'inizio del 2020 fino al giugno del 2022 sono state adottate 1.200 decisioni nell'ambito del quadro temporaneo sugli aiuti di stato per rispondere alla pandemia. Il valore complessivo, secondo la Commissione, è di oltre 3 trilioni di euro, pari al 22,8 per cento del pil dell'Ue pre pandemia. Più della metà degli aiuti per il Covid sono stati notificati dalla Germania, con tutti gli altri molto distanziati. L'Italia è al secondo posto con il 16 per cento, la Francia al terzo con il 15 per cento, la Spagna al quarto con il 5 per cento e tutti gli altri sotto il 2 per cento. I dati degli ultimi tre anni mostrano chiaramente che chi è grande e ha più spazio fiscale – la Germania – può spendere molto di più degli altri. Non sempre gli aiuti di stato vengono usati. Ma le centinaia di miliardi di euro di potenziali sussidi o garanzie permettono alle imprese tedesche di avere più fiducia.
  
Per riequilibrare la situazione causata dalla pandemia nel mercato unico, l'Ue aveva lanciato il Recovery fund (NextGenerationEu), uno strumento finanziario inedito di debito comune per fornire prestiti e sussidi ai paesi più in difficoltà. I tentativi dell'Italia e di altri paesi di creare un fondo stile Sure (debito comune per soli prestiti) per correggere gli squilibri creati dagli aiuti di stato concessi per la crisi energetica sono stati bloccati sul nascere dall'opposizione di Germania e Paesi Bassi, ma anche di von der Leyen. Gli aiuti di stato per reagire all'Ira dell'Amministrazione Biden dovrebbero riportare il debito comune al centro dell'agenda dell'Ue. Ne va della sopravvivenza del mercato unico. Il commissario Thierry Breton ha iniziato un tour delle capitali per promuovere la sua idea di un “Fondo per la sovranità europea”. Belgio, Polonia e Spagna: i primi incontri di Breton sono stati i più facili. Le cose inizieranno a complicarsi quando Breton parlerà a tedeschi e olandesi. Nonostante un documento della Spd favorevole a finanziamenti comuni, il governo di Olaf Scholz rimane contrario a ulteriore debito comune. Per Berlino, ci sono ancora molti soldi a disposizione attraverso il Recovery fund, RePowerEu e la Banca europea degli investimenti.

Nella sua lettera di venerdì, Vestager ha parlato della possibilità di introdurre nuove forme di “finanziamento comune”, ma senza entrare nel dettaglio
. In dicembre von der Leyen aveva promesso una proposta sul “Fondo per la sovranità europea” nel corso della prossima estate. Il Consiglio europeo aveva chiesto di accelerare per potere discutere delle prime proposte già al vertice straordinario dei capi di stato e di governo del 9 e 10 febbraio. La Commissione dovrebbe presentare “un paio di documenti nelle prossime settimane”, ci ha detto una fonte dell'Ue. Ma i negoziati con l'Amministrazione Biden per ottenere delle eccezioni a favore delle imprese dell'Ue sono ancora in corso. “Non ha senso prendere decisioni finché non sappiamo cosa otterremo dai negoziati con Washington”, ci ha detto un diplomatico. La Commissione presenterà anche una valutazione di impatto per sapere quali sono i settori e le imprese colpiti dall'Ira di Biden.

Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in un intervento su Politico.eu si è schierato con i paesi che vogliono molti aiuti di stato e un Fondo per la sovranità europea. Von der Leyen è cosciente che la sua resistenza a debito comune è sempre più difficile da giustificare. Con gli aiuti di stato nazionali, i finanziamenti europei sono l'altra faccia “della stessa medaglia”, ha riconosciuto venerdì la presidente della Commissione, durante una conferenza stampa con il premier svedese, Ulf Kristersson. Von der Leyen ha promesso di sviluppare “uno strumento finanziario o strumenti finanziari” e ha spiegato che "è molto importante essere rapidi perché le decisioni di investimento (delle imprese) sono prese ora”. Ma prima la Commissione intende definire cosa è il “clean tech” e quali sono le necessità di finanziamento. I paesi che spingono per il Fondo per la sovranità europea non devono contare sull'aiuto della presidenza svedese dell'Ue, che è contraria al debito comune e scettica sugli aiuti di stato. “Dobbiamo discutere come attrarre imprese sulla base dei nostri meriti di lungo periodo e non sulla base di aiuti di stato di lungo periodo”, ha avvertito Kristersson.

PUBBLICITÁ