Europa Ore 7

La nuova Europa di Macron sta a est

Il pacchetto di riforme alla Conferenza sul futuro dell'Europa, la fifa del gas divide l'Ue e l'Italia secondo beneficiario dei fondi Ue per i rifugiati ucraini dopo la Polonia. Frontex nuovamente accusata di respingimenti in Grecia, il Regno Unito rinvia (di nuovo) i controlli post Brexit alle frontiere

David Carretta

La guerra della Russia contro l'Ucraina ha cambiato totalmente la percezione delle capitali a oriente del presidente francese e viceversa

Il presidente francese, Emmanuel Macron, è impegnato nel difficile rompicapo di scegliersi un nuovo primo in vista delle elezioni legislative di giugno che determineranno se avrà ancora la maggioranza all'Assemblea nazionale. Ma Macron deve fare i conti anche con l'Unione europea. Il prossimo appuntamento europeo importante è previsto il 9 maggio a Strasburgo, quando si chiuderanno i lavori della Conferenza sul futuro dell'Europa. Appena rieletto, il presidente ha ribadito che l'Ue rimane una sua priorità. Molti osservatori si aspettano che quello di Strasburgo sarà un discorso tanto importante quanto quello della Sorbona il 27 settembre del 2017, quando aveva delineato la sua agenda europea: un programma per trasformare l'Ue nei prossimi cinque anni. I temi - dalla revisione del Patto di stabilità alla sovranità europea - non mancano. Alla luce dei risultati della Conferenza sul futuro dell'Europa non è escluso che Macron voglia rompere il tabù della riforma dei trattati. Ma la principale novità dei prossimi cinque anni potrebbe riguardare rapporti di forza e alleanze: invece di puntare sull'asse franco-tedesco, Macron potrebbe guardare a est per affermare la sua leadership sull'Ue.

La guerra della Russia contro l'Ucraina ha cambiato totalmente la percezione delle capitali dell'est di Macron e viceversa. Basta andare a rileggere i messaggi di congratulazioni di domenica sera. Con l'eccezione dell'Ungheria di Viktor Orbán, l'entusiasmo tra i paesi più vicini alla Russia era evidente. Il premier polacco, Mateusz Morawiecki, che con Macron si era scambiato pesanti accuse prima delle presidenziali, ha detto che i due paesi condividono “molte sfide e interessi comuni”. Secondo Morawiecki, “il futuro dell'Europa è nelle nostre mani. Congratulazioni Emmanuel Macron per la sua vittoria!”. Il premier ceco, il conservatore Petr Fiala, ha definito la Francia "un partner vitale". Il ministro della difesa slovacco, Jaroslav Nad, ha dichiarato che la rielezione di Marcon è "un'eccellente notizia per l'intero mondo democratico". Il presidente lituano, Gitanas Nauseda, gli ha augurato "forza e coraggio nel guidare la Francia in questi tempi difficili per tutta Europa", aggiungendo di voler lavorare con Macron per rafforzare l'Ue, la Nato e i valori democratici. "Abbiamo bisogno di una Francia forte e di un'Europa forte", ha detto il ministro degli Esteri lettone, Edgars Rinkevics: "Il futuro dell'Europa dipende dall'Ucraina e dalla nostra azione per l'Ucraina". "Sono felice della continuità della nostra stretta cooperazione e della nostra amicizia per costruire un'Europa più sicura e più forte", ha detto il premier estone, Kaja Kallas.

Difficile immaginare tanto entusiasmo a est per Macron appena sei mesi fa, quando il presidente francese era guardato con sospetto per la sua voglia di “morte cerebrale” della Nato, per una autonomia strategica europea con colori molto simili alla bandiera del suo paese e per la sua mano tesa a Putin. La ragione non è solo la sconfitta di Marine Le Pen, il principale alleato di Vladimir Putin in Europa. Il fatto è che la guerra di Putin ha fatto riscoprire ai leader dei paesi dell'est il valore dell'Ue e delle idee di autonomia strategica di Macron. Sostegno politico all'Ucraina; 1,5 miliardi di euro di forniture di armi a Kyiv, aiuti per accogliere i rifugiati ucraini, sanzioni senza precedenti contro la Russia: il valore aggiunto dell'Ue è tornato a essere chiaro per i leader dell'est, compresa la Polonia di Morawiecki. Al contempo c'è stato un loro riallineamento sulla necessità di più autonomia strategica dell'Ue, che sia sulla difesa (per contenere la minaccia della Russia) o sull'economia (per rispondere alla coercizione economica della Cina). Abilmente, Macron ha smesso di contrapporre la Nato alla sua idea di sovranità europea.

La lezione europea del primo mandato di Macron è che non basta la Germania per costruire un'Ue diversa. Anzi. Nonostante il via libera al Recovery fund per rispondere alla crisi provocata dalla pandemia, l'ex cancelliera Angela Merkel è sempre stata un freno agli entusiasmi europei di Macron. Con Olaf Scholz le cose non sono cambiate più di tanto. Il nuovo cancelliere socialdemocratico è prudente sul Patto di stabilità, non ne vuole sapere di un Recovery fund per la guerra russa ed è un ostacolo maggiore a sanzioni nel settore dell'energia. Del resto, Macron aveva già iniziato a stringere alleanze alternative all'asse franco-tedesco. Il trattato del Quirinale firmato con Mario Draghi ne è l'esempio.  A est si è aperta una nuova possibilità per far evolvere i rapporti di forza a suo favore. Il gruppo di Visegrad è imploso con la guerra di Putin, con Viktor Orbán rimasto totalmente isolato. Il premier ungherese si è autoproclamato avversario ideologico dell'europeismo di Macron. Ieri Orbán ha scritto a Scholz per dire che le relazioni tedesco-ungheresi sono “più importanti che mai”. Gli altri leader dell'Europa dell'est si sono macronizzati. Ora tocca a Macron orientalizzarsi un po'.

 


Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 29 aprile, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

Il pacchetto di riforme alla Conferenza sul futuro dell'Europa - A proposito di Conferenza sul futuro dell'Europa, il suo comitato esecutivo ieri ha approvato un pacchetto di proposte di riforme che, se approvato dalla plenaria, aprirebbe la strada a una riforma dei trattati. Lo ha annunciato l'eurodeputato verde, Daniel Freund, pubblicando il documento (49 raccomandazioni e più di 200 proposte concrete) sul suo sito. "Questo accordo è storico", ha detto Freund. Tra le proposte che richiedono una modifica del trattati, ci sono l'abolizione dell'unanimità nei settori di politica estera, sociale, fiscale e di bilancio; il diritto di iniziativa del Parlamento europeo; l'applicazione universale della Carta dei diritti fondamentali dell'Ue; l'introduzione del voto a maggioranza per le sanzioni nella procedura dell'articolo 7 del trattato sulle violazioni sistematiche dello stato di diritto; uno statuto di cittadinanza europea per garantire diritti e libertà; referendum europei; trasformare la sanità in una competenza condivisa. Il comitato esecutivo della Conferenza chiede anche la riforma della politica agricola comune e più investimenti sociali e ambientali. La plenaria si riunirà oggi e domani a Strasburgo. Se adottato, il documento sarà consegnato ai presidenti delle tre istituzioni (Emmanuel Macron, Ursula von der Leyen e Roberta Metsola) nella cerimonia di chiusura della Conferenza il 9 maggio.

La fifa del gas divide l'Ue - Ieri è stata un'altra giornata di grande confusione sul fronte del gas, dopo la decisione di Gazprom di tagliare le forniture a Polonia e Bulgaria. La Commissione, dopo essere rimasta molto ambigua sul decreto del 31 marzo di Vladimir Putin per imporre i pagamenti in rubli, ieri è stata molto chiara. Almeno in pubblico. “Adeguarsi al decreto è una violazione delle sanzioni”, ha detto il portavoce della Commissione, Eric Mamer. Tuttavia, secondo la stessa Commissione, le società sono libere di negoziare con Gazprom una modifica ai contratti per passare al pagamento in rubli. Due giorni fa Ursula von der Leyen aveva detto che il pagamento in rubli sarebbe “una violazione delle nostre sanzioni”. Mamer ieri ha precisato che tocca ai governi nazionali far rispettare le sanzioni dell'Ue. Se non lo fanno, la Commissione può “aprire una procedura di infrazione”. Niente di più. Sul Foglio spieghiamo che Putin è riuscito a dividere l'Ue, che ha troppa paura di vedersi chiudere i rubinetti degli idrocarburi russi per rimanere coerente sulle sue sanzioni. Sempre sul Foglio, Luciano Capone spiega che Putin è un criminale di guerra, ma non è un cretino: il presidente russo non è disponibile a fornire gas, se poi non può usare i soldi delle fatture pagate dagli europei.

Senza gas russo, niente riserve piene all'80 per cento - Con uno stop delle forniture di gas dalla Russia, la maggior parte dei paesi europei “non raggiungerebbe l'obiettivo di livello di stoccaggio dell'80 per cento o del 90 per cento il primo ottobre”, ha detto ieri Entsog (la Rete europea dei gestori dei sistemi di trasporto del gas) nel suo rapporto sulle prospettive delle forniture per l'estate 2022. Nello specifico, Lettonia, Estonia e Finlandia sarebbero esposte al rischio di un taglio della domanda e nell'Europa centro-orientale e settentrionale sarebbe necessario prelevare gas dagli stoccaggi per soddisfare la domanda estiva. Entsog ha individuato "importanti limitazioni di capacità" nell'Europa centro-orientale e "limiti di capacità delle infrastrutture" nell'Europa centro-settentrionale e meridionale.

Il sesto pacchetto di sanzioni la prossima settimana - Ci sarà anche il petrolio nel sesto pacchetto di sanzioni dell'Ue contro la Russia, che la Commissione presenterà la prossima settimana. Ma c'è ancora incertezza su come e quando verrà colpito il greggio. La Germania ha tolto il veto a un embargo, ma a condizione che sia “graduale”. Significa tra molti mesi, se non anni. L'Ungheria rimane contraria. Finora la Commissione ha discusso (verbalmente) una serie di opzioni, ma non ci sono state proposte (scritte) concrete. Un documento è atteso per metà settimana, in modo che possano iniziare le trattative tra gli ambasciatori dei ventisette nella loro riunione di mercoledì 4 maggio. Secondo una fonte, l'obiettivo è far entrare in vigore il sesto pacchetto di sanzioni il 9 maggio per rovinare la festa della vittoria sui nazisti di Putin a Mosca. Lo stesso giorno ci sarà il discorso di Emmanuel Macron per chiudere la Conferenza sul futuro dell'Europa. Quale occasione migliore per il presidente francese per inviare un messaggio di fermezza a nome dell'Ue?

Italia secondo beneficiario dei fondi Ue per i rifugiati ucraini dopo la Polonia - La Commissione ieri ha annunciato di aver versato 3,5 miliardi di euro di anticipi agli stati membri per aiutarli a gestire l'arrivo di persone in fuga dalla guerra in Ucraina sul loro territorio. I pagamenti per REACT-EU sono stati effettuati nell'ambito dell'Azione di coesione per i rifugiati in Europa (CARE) dell'Ue. Il contributo dell'Ue allevierà l'onere aggiuntivo sui bilanci pubblici degli stati membri, dato che la spesa che può essere coperta è ammissibile retroattivamente dalla data dell'invasione dell'Ucraina ed è cofinanziata dall'Ue al 100 per cento. Il principale beneficiario è la Polonia con 562 milioni di euro. Sorpresa: il secondo beneficiario è l'Italia, con 452 milioni di euro, davanti alla Romania con 450 milioni.

Frontex nuovamente accusata di respingimenti in Grecia - Un'inchiesta pubblicata dal Monde e dallo Spiegel, insieme ad altri parti del "Lighthouse Reports", dimostra che tra il marzo del 2020 e il settembre del 2021, Frontex ha registrato il respingimento illegale di centinaia di migranti in mare da parte della Grecia come semplici operazioni di prevenzione delle partenze nel mar Egeo. Secondo un documento interno dell'agenzia dei guardia frontiera dell'Ue, 222 incidenti inseriti nella banca dati JORA (Joint Operations Reporting Application) sono presentati come "prevenzione delle partenze": casi di imbarcazioni di migranti intercettati prima dell'ingresso nelle acque territoriali greche. L'inchiesta ha rivelato che in almeno 22 casi - per un totale di 957 migranti - si tratta di persone ritrovate in mare su canotti alla deriva senza motore. Secondo le fotografie autenticate dal Monde e dagli altri giornali, i canotti corrispondono ai modelli acquistati dal ministero della Marina greco, attraverso un finanziamento della Commissione europea. Questo dimostrerebbe che i migranti erano entrati nelle acque greche prima di essere respinti illegalmente.

La Turchia sorvola 45 volte la Grecia - La Grecia ieri ha accusato la Turchia di danneggiare l'unità della Nato, dopo aver violato il suo spazio aereo con aerei da combattimento per 45 volte nei giorni precedenti. Nella maggior parte dei casi, le incursioni sono avvenute sopra isole disabitate. Il premier greco, Kyriakos Mitsotakis, ha detto di aver informato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, della questione, definendo il comportamento della Turchia come "inaccettabile". Ankara "mina la sicurezza europea e l'unità della Nato, in un momento in cui è indispensabile per tutti noi rimanere uniti mentre affrontiamo la continua aggressione della Russia in Ucraina", ha detto Mitsotakis. Il ministero degli Esteri turco ha risposto con una dichiarazione nella quale ha accusato la Grecia di "istigare le tensioni" con "affermazioni infondate".

Il Regno Unito rinvia (di nuovo) i controlli post Brexit alle frontiere - Il governo di Boris Johnson ha deciso di rinviare per la quarta volta i controlli alle frontiere post Brexit sulle importazioni in provenienza dall'Ue. All'origine della decisione c'è uno dei grandi sostenitori della rottura con l'Ue: il ministro per le opportunità delle Opportunità della Brexit, Jacob Ree-Mogg. A leggere la sua intervista al Financial Times, appare evidente che la Brexit più che opportunità ha portato costi. Rees-Mogg ha detto che rinviando i controlli alle frontiere spera di risparmiare 1 miliardo di sterline l'anno e tenere sotto controllo l'aumento del costo della vita. Gli operatori portuali hanno criticato il governo perché costretti a "sprecare" 100 milioni di sterline per prepararsi ai controlli dal primo luglio. Anche le associazioni dei veterinari e degli agricoltori hanno protestato perché potrebbero entrare nel Regno Unito piante o animali pericolosi. I controlli non saranno introdotti fino alla fine del 2023. Fino ad allora le imprese dell'Ue potranno vendere i loro prodotti nel mercato britannico senza controlli sanitari, fitosanitari e di sicurezza. Il contrario di ciò che accade agli esportatori britannici che vendono merci nell'Ue. "Questa è una decisione del Regno Unito che riguarda le sue frontiere e dunque non abbiamo alcun commento da fare", ha detto un portavoce della Commissione.

Prima bocciatura al Pe per l'abolizione del motore termico - La commissione Trasporti del Parlamento europeo ieri ha rigettato la proposta della Commissione europea di vietare la vendita di automobili con motore a combustione a partire dal 2035 nell'ambito del pacchetto "Fit for 55". Una maggioranza di deputati di centrodestra - dai liberali ai sovranisti - ha sostenuto un obiettivo di riduzione media del 90 per cento delle emissioni di Co2 per i veicoli nuovi (con riferimento l'anno 2021). La presidente della commissione Trasporti, la verde francese Karima Delli, ha parlato di "occasione mancata". Il voto decisivo, prima del passaggio in plenaria, sarà quello della commissione Ambiente. Secondo Delli, la battaglia per abolire i veicoli con motore termico sarà "intensa".

Il Pe vuole estendere il certificato Covid-19 fino al 30 giugno 2023 - La commissione Libertà civili del Parlamento europeo ieri ha approvato una proposta per estendere il regolamento del certificato digitale Covid-19 dell'Ue di un anno, fino al 30 giugno del 2023. I deputati hanno anche approvato una serie di modifiche, che permetteranno agli stati membri di emettere certificati sulla base di nuovi tipi di test antigenici. Una delle modifiche introdotte, rispetto alla proposta originaria della Commissione europea, prevede una revisione dopo sei mesi per verificare se il dispositivo è ancora necessario e proporzionato. Il rapporto, che sarà messo in votazione in plenaria il 5 maggio, è stato adottato con 48 voti a favore e 16 contro.

La Corte dell'Ue approva le class action contro Meta - Le associazioni di tutela dei consumatori possono esercitare azioni rappresentative contro atti pregiudizievoli per la protezione dei dati personali, anche senza un mandato conferito dalle persone che hanno subito un danno. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell'Ue in una sentenza pubblicata ieri su un caso in Germania che coinvolge la casa madre di Facebook in Europa, Meta Ireland. I giudici di Lussemburgo hanno spiegato che il Gdpr "non osta a una normativa nazionale, che permetta ad un'associazione di tutela degli interessi dei consumatori di agire in giudizio, in assenza di un mandato che le sia conferito a questo scopo e indipendentemente dalla violazione di specifici diretti degli interessati, contro il presunto autore di un atto pregiudizievole per la protezione dei dati personali". Secondo la Corte, "un’azione siffatta potrebbe essere instaurata indipendentemente dalla violazione concreta del diritto alla protezione dei dati.

A fine 2021 calano i consumi delle famiglie - Nel quarto trimestre del 2021, i consumi reali pro-capite delle famiglie sono calati dello 0,8 per cento nella zona euro, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Nell'Ue 27 il calo è stato dello 0,5 per cento. Il reddito disponibile lordo delle famiglie è sceso dello 0,9 per cento nell'area euro e dello 0,7 per cento nell'Ue a 27, in gran parte a causa del contributo negativo della tassazione e dei contributi sociali. Anche il tasso di risparmio delle famiglie è sceso del 1,1 per cento nell'area euro e del 1,4 per cento nell'Ue a 27. Il tasso di investimento, per contro, è cresciuto rispettivamente dello 0,2 per cento e dello 0,3 per cento.

Quattro milioni di bambini nati nell'Ue nel 2020 - Il calo demografico dell'Unione europea è continuato nel 2020, con 4.07 milioni di bambini nati nell'Ue rispetto ai 4,68 milioni del 2008. Il tasso di fertilità è sceso a 1,50 per donna. Il tasso di fertilità dell'Italia (1,24) è il più basso dell'Ue dopo Malta (1,13) e Spagna (1,19). Il tasso più elevato è stato registrato in Francia (1,83), seguita da Romania (1,80), Repubblica ceca (1,71) e Danimarca (1,68). La quota di bambini nati da madri straniere è cresciuta costantemente dal 2013 raggiungendo il 21 per cento nel 2020 nell'Ue.

Nel 2020 93 milioni di alunni e studenti nell'Ue -  Nel 2020, c'erano 93,3 milioni di alunni e studenti iscritti nell'Ue nei sei livelli di istruzione (pre-primario, primario, secondario inferiore e superiore, post-secondario non terziario e terziario), secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. In tutta l'Ue, c'erano 13,6 milioni di bambini iscritti all'istruzione pre-primaria. Nell'istruzione primaria, che in genere inizia dai 5 ai 7 anni e dura circa sei anni, c'erano 23,3 milioni di alunni iscritti. Nell'istruzione secondaria inferiore, che in genere inizia dai 10 ai 13 anni, c'erano 19,0 milioni di studenti iscritti. Gli iscritti all'istruzione secondaria superiore (che comprende studi sia  generali sia professionali) erano 17,9 milioni Dopo la scuola secondaria, gli studenti possono scegliere di proseguire l'istruzione post-secondaria non terziaria. Nel 2020 c'erano 1,4 milioni di studenti iscritti a questo livello di istruzione. Inoltre, c'erano 18,0 milioni di studenti iscritti all'istruzione terziaria.

 


Accade oggi in Europa

– Conferenza sul futuro dell'Europa: sessione plenaria (a Strasburgo fino a sabato)+

– Consiglio: riunione del Coreper

– Eurostat: stima flash dell'inflazione ad aprile; stima flash del Pil della zona euro e dell'Ue nel primo trimestre del 2022; dati sui prezzi dell'elettricità e del gas nel secondo semestre del 2021; dati sulla disoccupazione regionale nel 2021; rapporto mensile sull'asilo a gennaio del 2022; dati sul trasporto aereo nell'agosto del 2021

– Eurostat: webinar sulle statistiche nel mercato del lavoro