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Europa ore 7

Per Borrell, Navalny non vale altre sanzioni

Il capo della diplomazia europea andrà a Mosca, ma la liberazione del capo dell'opposizione non è una precondizione. Le diverse posizioni dentro l'Ue

David Carretta

L'Ue che ambisce a essere geopolitica minaccia sanzioni senza essere in grado di essere conseguente. A rischio c'è la sua credibilità. Lo stesso è accaduto su Hong Kong e la Cina

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L'Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, ieri ha confermato che a inizio febbraio andrà a Mosca per incontrare il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, senza mettere precondizioni come la liberazione di Alexei Navalny o un incontro con l'oppositore russo. “Non si fanno le cose in questo modo”, ha risposto Borrell ai giornalisti dopo una riunione con i ministri degli Esteri dei 27. “Sarei molto felice di vedere Navalny e cercherò di essere in contatto con la società civile russa come facciamo ogni giorno a livelli diversi, ma questa è una visita al governo russo”, ha spiegato Borrell. “Parleremo al governo russo di tutte queste questioni, e anche del caso Navalny”. Secondo l'Alto rappresentante, dato che il Consiglio europeo di marzo deve dibattere delle relazioni con la Russia, “questo è un buon momento di dialogare e tendere la mano alle autorità russe. Non condivido l'opinione secondo cui quando le cose vanno male non si deve parlare. Al contrario, quando vanno male è necessario parlare”, ha detto Borrell.

Il problema della “dottrina Borrell” è che il caso Navalny sembra essere un incidente secondario nelle relazioni con la Russia. L'arresto e la condanna dell'oppositore russo sono considerati negli ambienti diplomatici come una presa in giro nei confronti dell'Ue. Navalny era stato curato e ospitato in Germania. La condanna per cui rischia 3 anni e mezzo di carcere è stata definita politicamente motivata dalla Corte europea dei diritti umani. Diversi responsabili europei avevano minacciato sanzioni in caso di arresto dell'oppositore russo. Durante la riunione di ieri “alcuni stati membri hanno sollevato la questione di quale sarebbe la buona risposta alla situazione in Russia rispetto a Navalny e le 3.000 persone arrestate. Altri no”, ha detto Borrell, quasi alzando le spalle. “Non c'è nessuna proposta concreta sul tavolo” di sanzioni. Il Consiglio è pronto a reagire come richiesto dalle circostanze e adottare reazioni appropriate se le circostanze lo richiedono. Ma oggi non c'è nessuna proposta di alcun tipo e di conseguenza nessuna decisione”. Per Borrell “non c'è una data fissa o un calendario" per la reazione dell'Ue su Navalny.

In realtà, almeno tre paesi hanno chiesto sanzioni nei confronti della Russia per il caso Navalny. Estonia, Lettonia e Lituania avevano anche invitato Borrell a soprassedere sul viaggio a Mosca, provocando le ire dell'Alto rappresentante. Il presidente della Polonia, Andrzej Duda, si è unito al coro delle sanzioni domenica, spiegando che “non c'è altro strumento pacifico per fare pressioni nei confronti di uno stato che viola le regole del diritto internazionale". Per una volta anche l'Italia si è ritrovata nel campo pro-sanzioni alla Russia, anche se con un difficile equilibrismo. “Siamo pronti a valutare ulteriori misure individuali nell'ambito del nuovo regime sui diritti umani”, ma “sarà importante definire la tempistica giusta di eventuali misure per evitare il rischio di mosse controproducenti”, ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: “non possiamo restare in silenzio” sul caso Navalny, ma “le relazioni esterne dell'Ue e dei suoi stati membri sono basate tanto sui principi quanto sugli interessi”. Per scovare chi frena sulle sanzioni occorre guardare a Parigi e Berlino. Il presidente francese, Emmanuel Macron, non ha ancora fatto marcia indietro sulla sua politica della mano tesa a Vladimir Putin. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, è di fronte al dilemma del gasdotto Nord Stream 2.

Rimane il fatto che l'Ue che ambisce a essere geopolitica minaccia sanzioni senza essere in grado di essere conseguente. A rischio c'è la sua credibilità. Lo stesso è accaduto su Hong Kong e la Cina, altro tema discusso ieri dai ministri degli Esteri dei 27 senza passare all'azione. Sulla Turchia la promessa di sanzioni per le continue provocazioni di Recep Tayyip Erdogan nel secondo semestre del 2020 è stata messa in fondo all'armadio diplomatico dopo una serie di aperture di Ankara. “Abbiamo preso nota dei messaggi importanti inviati dal Consiglio europeo dalle autorità turche e i gesti offerti”, ha detto Borrell, sottolineando la necessità di “dialogare con la Turchia per avanzare e consolidare la nostra cooperazione”. Quanto alle sanzioni “la lista non è pronta”, ha detto l'Alto rappresentante. “Tutto quello che facciamo è basato su considerazioni politiche. Russia e Turchia, sanzioni o non sanzioni”, si è giustificato Borrell.

 


Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di martedì 26 gennaio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo. Iscriviti qui, è gratis

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Borrell minaccioso con Johnson - La questione del declassamento diplomatico dell'ambasciatore e della delegazione dell'Unione Europea nel Regno Unito è stata discussa dai ministri degli Esteri. "C'è una chiara opinione e unità tra stati membri", ha detto Borrell. "Non è un segnale amichevole il primo che il Regno Unito ci ha inviato immediatamente dopo aver lasciato l'Ue. Se le cose devono continuare così non ci sono buone prospettive", ha spiegato l'Alto rappresentante: "non accetteremo che il Regno Unito sia il solo paese al mondo a non riconoscere alla delegazione dell'Ue l'equivalente di una missione diplomatica".

L'Ue sostiene l'Italia sul caso Regeni - I ministri degli Esteri dei 27 ieri hanno avuto anche una discussione sull'assassinio di Giulio Regeni. “Questa è una questione seria per l'Italia e dunque per l'intera Ue”, ha detto Borrell durante la conferenza stampa al termine del Consiglio Affari esteri: “Chiediamo a Egitto di cooperare pienamente con le autorità italiane perché sia fatta giustizia”. Secondo il ministro Di Maio, “l'Italia ritiene l'Egitto un interlocutore cruciale nel Mediterraneo, ritiene inoltre che il nostro compito in Europa sia quello di avviare un dialogo franco, costruttivo e trasparente con il Cairo, ma è evidente che questo dialogo non può avvenire a scapito dei diritti umani”. Ricordando che ieri era l'anniversario della morte di Regeni, Di Maio ha sottolineato che la morte del giovane ricercatore italiano è una “ferita inevitabilmente anche europea”.

La Commissione contro AstraZeneca - La Commissione europea ieri ha lanciato un duro attacco contro AstraZeneca e minacciato di vietare le esportazioni dei vaccini prodotti nell'Ue, dopo che la società farmaceutica ha annunciato venerdì il taglio delle forniture del 60 per cento nel primo trimestre dell'anno. La Commissione “adotterà ogni azione necessaria per proteggere i suoi cittadini e i loro diritti”, ha detto la commissaria alla Sanità, Stella Kyriakides, annunciando la creazione di un meccanismo di trasparenza delle esportazioni. “In futuro tutte le imprese che producono vaccini contro il Covid-19 nell'Ue dovranno fornire una notifica preventiva ogni volta che vogliono esportare vaccini in paesi terzi”, ha spiegato Kyriakides. La notifica preventiva è il primo passo per un eventuale divieto di esportazione. Il sospetto è che le dosi che AstraZeneca aveva promesso all'Ue, in cambio del pagamento anticipato per lo sviluppo e la produzione dei vaccini, finiscano a paesi extra-Ue come il Regno Unito.

Come risolvere la disputa con AstraZeneca? - Pfizer-BioNTech e AstraZeneca sono considerati a Bruxelles due casi molto diversi. Nel primo c'è stato un rallentamento delle consegne dovuto ai lavori nell'impianto di produzione a Puurs in Belgio. Inoltre, quando ha annunciato un taglio delle fiale destinate agli stati membri, Pfizer-BioNTech si è semplicemente adeguata alle prescrizioni dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema) sull'estrazione di sei dosi invece di cinque. Infine, la società ha risposto positivamente alle sollecitazioni della Commissione, accorciando i tempi del rallentamento e privilegiando l'Ue su altri clienti nel mondo. Con AstraZeneca - la prima casa farmaceutica con cui Italia, Francia, Germania e Paesi Bassi avevano concluso un accordo a giugno, prima di passare il contratto alla Commissione – sarebbe avvenuto il contrario. L'intenzione della Commissione è di risolvere la disputa rapidamente attraverso il dialogo, con un riequilibrio delle forniture a favore degli europei. Ma una prima riunione d'emergenza ieri tra la Commissione, gli stati membri e i dirigenti AstraZeneca non ha dato risultati.

La Commissione conferma gli obiettivi sulla vaccinazione - Nonostante i problemi con le forniture “non cambiamo gli obiettivi”, ha detto il portavoce della Commissione, Eric Mamer. Gli stati membri dovrebbero dunque vaccinare l'80 per cento degli anziani e del personale sanitario entro marzo e il 70 per cento della popolazione adulta entro la fine dell'estate. “Se ogni volta che c'è un problema cambiamo gli obiettivi, viene meno prevedibilità per tutti gli attori coinvolti, che siano gli stati membri, i partner industriali o noi nelle nostre agenzie che contribuiamo alla campagna di vaccinazione”, ha spiegato Mamer. “Questi obiettivi sono ambiziosi e devono esserlo perché c'è la necessità di superare la crisi. Il nostro compito è trovare soluzioni ai problemi quando emergono”, ha detto il portavoce della Commissione, rifiutandosi di rispondere a chi gli chiedeva di cause legali contro AstraZeneca o Pfizer-BioNTech.

La nuova zona rosso scuro contro il Covid-19 - La Commissione ieri ha proposto di creare una nuova zona rosso scuro nella mappa del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) che dovrebbe guidare gli stati membri sulle restrizioni alla libera circolazione delle persone. Le zone rosso scuro saranno quelle con più di 500 casi ogni 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni. Per l'Italia, rientrerebbero Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Veneto e provincia autonoma di Bolzano, secondo una simulazione mostrata dal commissario alla Giustizia, Didier Reynders. A chi rientra dalle zone rosso scuro gli stati membri potrebbero imporre test e quarantena. La Commissione ha proposto anche una stretta sui viaggi non essenziali dai paesi extra-Ue.

Proteste nei Paesi Bassi per il lockdown - Sabato nei Paesi bassi è entrato in vigore il coprifuoco dalle 21, una nuova misura restrittiva introdotta dal governo per cercare di contenere l’aumento dei contagi. Il premier Mark Rutte, in carica per gli affari correnti, ha anche cambiato posizione sulla libera circolazione interna: un cambiamento che dice tanto sul nuovo approccio alla pandemia del premier olandese. Contro il coprifuoco sono scoppiate proteste violente e non autorizzate, i manifestanti si sono radunati in tutte le principali città del paese, e in seguito alle violenze sono state arrestate più di cento persone, ha detto oggi la polizia. “Queste non sono proteste – ha commentato Rutte – sono violenze criminali e saranno trattate come tali”. Sul Foglio Micol Flammini spiega chi mette a posto il Covid-caos dell'Olanda.

L'Estonia ha una nuova premier - L'Estonia ha risolto la sua crisi di governo in una settimana, dopo le dimissioni del premier Juri Ratas a causa di uno scandalo per corruzione. Il parlamento estone ha approvato con 70 voti a favore e 30 contro il governo che sarà diretto dalla liberale Kaja Kallas. Esce dalla maggioranza il partito di estrema destra Ekre. La coalizione è formata da due partiti liberali (Reformierakond e Keskerakond) che faticano a collaborare tra loro. L'Estonia diventa così il primo paese al mondo ad avere una donna presidente e una donna primo ministro.

Gentiloni dal Pd vuole qualità oltre a tenere in piedi la baracca - Il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni, ha chiesto al suo Partito democratico di “tenere alta la qualità” sul Recovery fund “senza limitarsi a tenere in piedi la baracca”. Durante un incontro in videoconferenza con la sezione Pd del Belgio - secondo quanto riporta l'agenzia Agi - Gentiloni ha spiegato di “sentirsi spesso con il segretario (Nicola Zingaretti), i membri del governo ed altri amici con i quali come capitato spesso in questi anni teniamo in piedi la baracca”. Quello che si aspetta Gentiloni “è che ci sia una risposta all'altezza”.

Accade oggi in Europa

- Commissione: discorso della presidente von der Leyen sullo Stato del mondo alla Davos Agenda Week

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- Parlamento europeo: discorso del presidente Sassoli al seminario "Bambini e migrazioni: la situazione dei minori non accompagnati"

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- Parlamento europeo: audizione del segretario generale del Servizio europeo di azione esterna Stefano Sannino

- Eurostat: dati sulle attività internet delle famiglie nel 2020; dati sull'integrazione dei migranti

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