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Euporn - il lato sexy dell'europa

Cosa serve per riaprire l’Unione europea?

Paola Peduzzi e Micol Flammini

L’arrivo delle varianti del virus ha confuso i piani dei paesi membri. L’agitazione della Merkel, le nuove chiusure e il passaporto per i vaccinati

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C’è molta agitazione in vista della videoconferenza di oggi dei leader europei, perché si ammonticchiano lockdown sempre più severi (in Germania ormai lo chiamano mega-lockdown, con buona pace per tutte le cautele utilizzate finora per non spaventare troppo i cittadini) e soprattutto sempre più lunghi. Quand’è che riapre l’Europa?, chiedono tutti agitati, e in risposta ricevono quasi sempre: i piani sono stati sballati dall’arrivo della cosiddetta variante inglese del coronavirus, che pare molto più contagiosa.  “I mesi e le settimane che abbiamo davanti saranno duri per i cittadini e le imprese. Abbiamo ancora bisogno di lockdown in Europa”, ha detto ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, accantonando l’ottimismo delle ultime settimane: “Questo avrà un prezzo alto. E’ necessario, ma avrà un prezzo alto”. Siamo di nuovo a lacrime e sangue? Ci siamo avventurate nell’agenda dell’incontro di oggi, nella discussione sul passaporto per il vaccino e nei piani di vaccinazione per provare a dare una risposta. 

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C’è molta agitazione in vista della videoconferenza di oggi dei leader europei, perché si ammonticchiano lockdown sempre più severi (in Germania ormai lo chiamano mega-lockdown, con buona pace per tutte le cautele utilizzate finora per non spaventare troppo i cittadini) e soprattutto sempre più lunghi. Quand’è che riapre l’Europa?, chiedono tutti agitati, e in risposta ricevono quasi sempre: i piani sono stati sballati dall’arrivo della cosiddetta variante inglese del coronavirus, che pare molto più contagiosa.  “I mesi e le settimane che abbiamo davanti saranno duri per i cittadini e le imprese. Abbiamo ancora bisogno di lockdown in Europa”, ha detto ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, accantonando l’ottimismo delle ultime settimane: “Questo avrà un prezzo alto. E’ necessario, ma avrà un prezzo alto”. Siamo di nuovo a lacrime e sangue? Ci siamo avventurate nell’agenda dell’incontro di oggi, nella discussione sul passaporto per il vaccino e nei piani di vaccinazione per provare a dare una risposta. 

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Poca libertà di circolazione. Il lockdown della libera circolazione delle persone sarà il tema centrale del vertice di questa sera, che inizialmente sembrava doversi concentrare su vaccinazioni e certificati (o passaporti) vaccinali. La priorità è diventata un’altra: le varianti B117 (inglese) e 501.V2 (sudafricana) fanno paura così come le altre più contagiose che potrebbero emergere.  La cancelliera tedesca Angela Merkel, che dall’inizio della pandemia aveva difeso le frontiere aperte, martedì ha evocato per la prima volta la chiusura unilaterale dei confini da parte della Germania. “Se altri paesi andassero in direzioni completamente diverse” nel contenimento della pandemia, “allora dovremmo prepararci a cose estreme e dire ‘dobbiamo reintrodurre controlli alle frontiere’”, ha avvertito la Merkel. “Non lo vogliamo. Vogliamo arrivare a un accordo con i nostri vicini in uno spirito di partnership. Ma non possiamo rimanere a guardare l’aumento dei casi perché altri paesi vanno in direzioni completamente diverse”, ha sottolineato la cancelliera. Anche i Paesi Bassi, tradizionalmente ed economicamente legati alla libera circolazione delle persone, hanno cambiato posizione. Il governo dell’Aia ha scritto una lettera ai partner europei per annunciare che potrebbe essere costretto ad adottare “limitazioni temporanee” alla libertà di movimento.

 

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Molte varianti, più limiti. Con le varianti del coronavirus “c’è il pericolo di avere una diffusione molto più importante in Europa”, ci spiega una fonte del Consiglio europeo. “Al cuore del dibattito” tra i leader ci sarà la questione dei viaggi e dei movimenti delle persone: “Misure restrittive” alla libera circolazione “saranno discusse durante la videoconferenza”, anche se non è detto che sia raggiunto un accordo. La Germania ha inviato alle altre capitali un “non paper” che dovrebbe essere la base di eventuali decisioni. “Proteggere la salute dei cittadini dell’Ue assicurando al contempo la libertà di movimento e di viaggio all’interno dell’Ue senza controlli alle frontiere nell’area Schengen rende necessario per gli stati membri adottare un’azione coordinata per contenere la diffusione delle nuove varianti”, dice il documento che abbiamo potuto consultare. Berlino propone di inserire la prevalenza delle varianti più contagiose come “criterio per limitare la libertà di movimento”. Inoltre i governi dovrebbero impegnarsi a “imporre test e obblighi di quarantena all’ingresso” sul loro territorio dai paesi dell’Ue in cui le varianti sono prevalenti. Il “non paper” suggerisce anche l’opzione di restrizioni nazionali in un raggio di 15 chilometri. La Germania vuole un giro di vite anche negli ingressi – già limitati – dai paesi extraeuropei, compresa la possibilità di imporre il divieto ai cittadini europei.

 

L’urgenza. La Commissione è più prudente ma ha comunque raccomandato agli stati membri di “scoraggiare con forza” i viaggi non essenziali. L’esecutivo von der Leyen ha chiesto ai governi di ricorrere ad altre misure come aumentare in modo sostanziale (almeno il 5 per cento dei tamponi positivi) la sequenza del genoma per individuare le varianti. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, spera che il vertice serva ad “aumentare la consapevolezza” dei capi di stato e di governo. “E’ importante che sia a livello di leader, e non a livello tecnico, perché queste informazioni devono arrivare al massimo livello”, ci spiega la fonte del Consiglio europeo: è urgente. Come urgente è il conflitto che si è aperto con Pfizer-BioNTech. I ritardi nelle consegne annunciati la scorsa settimana dovrebbero essere recuperati a partire dalla prossima. 

 


Il lockdown della libera circolazione sarà il tema principale del vertice di oggi, la proposta più grande arriva dalla Germania


 

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Pfizer e il ritmo delle vaccinazioni. Pfizer-BioNTech ha deciso in modo unilaterale di ridurre le consegne di circa il 16 per cento perché l’Ema e i singoli paesi hanno deciso di estrarre da ciascuna fiala  sei dosi invece di cinque. La decisione di Pfzier e BioNTech “ha costretto alcuni paesi a rallentare i piani di vaccinazione – scrive il Financial Times – con almeno un paese membro a minacciare azioni legali”: quel paese è l’Italia. Poiché gli acquisti europei sono fatti sulla base delle dosi, non delle fiale, l’impatto della riduzione delle forniture – che è temporanea e i problemi tecnici all’impianto in Belgio dovrebbero essere risolti entro la settimana – è più contenuta, ma le polemiche invece aumentano. Alcuni diplomatici stanno chiedendo alla Commissione non soltanto di fare da coordinatore ma di essere un “negoziatore tenace” con le compagnie farmaceutiche. Intanto, secondo i dati di Our World Data aggiornati al 16-19 gennaio, la Danimarca continua a essere la più rapida nelle vaccinazioni (3,06 persone vaccinate ogni cento), seguita da Malta (2,65), Lituania (2,22), Slovenia (2,07) e Italia (2). Francia, Grecia e Olanda sono tra gli ultimi posti. Il Regno Unito non compare in questa classifica non essendo più un paese membro, ma va molto più veloce: 7 persone vaccinate ogni cento. Israele guida le classifiche globali, con 32,4 persone vaccinate ogni cento. Questi dati non contano naturalmente i tipi di vaccini a disposizione né la capacità di accesso ai vaccini dei diversi paesi: cioè non registrano quella che l’Oms definisce “il possibile catastrofico fallimento morale” delle campagne di vaccinazione a livello mondiale. 

 

Il passaporto vaccinale, chi è a favore. I leader europei oggi dovrebbero  semplicemente mettersi d’accordo per un quadro europeo di riconoscimento reciproco dei certificati vaccinali in modo da evitare che – come accade ancora  su tamponi e test antigenici – alcuni paesi membri rifiutino quelli degli altri. Il premier greco,  Kyriakos Mitsotakis, aveva  proposto  di introdurre un passaporto vaccinale dell’Ue per favorire i viaggi   e ha indirizzato una lettera alla Commissione europea. “E’ urgente adottare – ha scritto il primo ministro greco – un’intesa comune su come dovrebbe essere strutturato un certificato di vaccinazione che sia accettato in tutti gli stati membri”.  L’idea di Mitsotakis è semplice e si lega a una questione economica che alla Grecia è molto cara: il turismo. Ma non tutti i paesi hanno reagito con entusiasmo all’idea greca che pone almeno tre  problemi. Il primo di natura scientifica: non si sa se chi è vaccinato può comunque trasmettere il virus, quindi un passaporto potrebbe essere inutile visto che test rapidi e quarantene non possono essere esclusi. Il secondo è invece un problema di diritto: che si fa con chi non è vaccinato?   E che si fa con chi non può vaccinarsi? L’Oms per esempio sconsiglia il vaccino per le donne incinte. Il terzo è la privacy.  “E’ un’idea interessante – ci ha detto Yannis Koutsomitis, analista greco esperto di affari europei – però bisogna stare attenti a non farne la regola generale, bisogna badare alle eccezioni”. Il rischio è creare due classi separate: il mondo dei vaccinati e dei non vaccinati “e non tutti non si vaccinano per volontà, c’è chi aspetta il suo turno e chi magari per questioni sanitarie non può. Sarebbe razionale creare un doppio sistema, i vaccinati potrebbero godere di una specie di prima classe, ma al resto dei viaggiatori deve essere consentito muoversi anche mantenendo e implementando i test rapidi”.  Per il momento non c’è unanimità tra i paesi, alcuni, e tra questi la Francia, sono contrari, almeno fino a quando il vaccino non sarà disponibile per tutti. 

 


Il certificato vaccinale divide gli europei. Koutsomitis: “Non bisogna farne un’idea generale”. Koenig: “Idea esecrabile”


 

Chi è contro. “Il passaporto sanitario è un’idea esecrabile, sarebbe un passo in più verso l’inferno di una società dove il potere è talmente centralizzato che la gestione della nostra salute e del nostro corpo non dipenderebbero più da una decisione individuale, ma da un’azione autoritaria dello stato”. Il filosofo liberale francese Gaspard Koenig è fermamente contrario all’idea di introdurre un passaporto sanitario. Ha appena pubblicato un racconto filosofico, “L’Enfer”, in cui descrive l’inferno contemporaneo come una rete di aeroporti interconnessi, dove gli individui sono spinti a muoversi e a consumare incessantemente: vivono su un tapis-roulant perpetuo in preda a mille sollecitazioni, ignari di aver perso ogni libertà. Il passaporto sanitario rientra in questa visione distopica della contemporaneità, secondo  Koenig. “E’ una cosa ben diversa avere un certificato di vaccinazione, che è un documento separato e va ad aggiungersi alla carta d’identità, e avere un passaporto sanitario elettronico  dove il certificato di vaccinazione è integrato alla mia identità assieme al mio nome, cognome, sesso etc”, ci dice, prima di aggiungere: “E’ il ‘biopotere’ di cui parla Michel Foucault, ossia quando la mia identità sociale e civile è definita in relazione al mio divenire biologico”. Per Koenig, il passaporto sanitario “moltiplicherebbe le frontiere all’interno dell’Europa stessa. Da un mondo aperto dove potevamo muoverci da uno stato all’altro in totale libertà, stiamo scivolando verso un mondo pieno di barriere, di dogane, di nazionalismi sanitari”. Il passaporto “alimenterebbe il delirio di una società  ostile al rischio e ricreerebbe un mondo di stati-nazione”. “Io – conclude Koenig – preferisco un mondo in cui si rischia ogni tanto di prendere il Covid, invece di passare la vita a scansionare QR code come accade in Cina. Se vogliamo restare una società aperta, dobbiamo evitare il modello cinese”.

 

Al vertice di oggi, il passaporto vaccinale sembra essere scivolato in fondo alla lista delle  priorità. Ieri però, nel guardare l’Air Force One che si portava via Trump e poi  la festa  di Joe Biden e Kamala Harris, con i sorrisi e le lacrime, la neve e il sole, questa “giornata della democrazia”, abbiamo pensato che siamo pronte a tutto, attese, file, passaporti, incertezze, basta poi potersi godere il ritorno della normalità. 


(hanno collaborato David Carretta e Mauro Zanon)

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