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editoriali

I soldati russi lasciano il Nagorno Karabakh

Redazione

Lo spazio di influenza di Mosca si restringe: è un effetto della guerra contro Kyiv

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La Russia ritirerà le sue truppe dal Nagorno Karabakh. Nella regione che si trova dentro al territorio dell’Azerbaigian, abitata prevalentemente da armeni fino all’ultima guerra nel 2023 e contesa tra le due nazioni in guerra, ci sono duemila soldati russi, rimasti in una missione di mantenimento della pace che se ne andranno prima della data prevista: fine 2025.

La Russia perde così la sua presenza nella regione, abbandona in modo definitivo ogni sua parvenza di protezione degli interessi della popolazione armena, che fa parte della Csto, l’organizzazione a scopo difensivo di cui fanno parte, oltre ad Armenia e Russia, anche Bielorussia, Kazakistan, Tagikistan e Kirghizistan. Più che a tutela della pace, quelle truppe erano lì come avamposto russo, ma dall’invasione dell’Ucraina, l’Armenia aveva smesso di credere nella volontà del Cremlino di proteggerla. Il premier armeno Nikol Pashinyan ha iniziato a distanziarsi da Mosca e dalla Csto, la Francia ha cercato di coordinare gli sforzi di portare la pace nella regione, parlando con Erevan e con Baku. La Russia non è mai intervenuta, neppure quando l’Azerbaigian ha bloccato le linee di rifornimento tra il Nagorno e l’Armenia e lo scorso anno, quando Baku iniziò l’offensiva che portò all’esodo dei centomila armeni, i soldati di Mosca si ritirarono dalle loro posizioni.

La Russia nel Caucaso è sempre meno accetta e, nello stesso tempo, Mosca porta tutte le sue forze, i suoi equipaggiamenti e i suoi blindati verso l’Ucraina. Perde una sua leva in uno degli ultimi paesi che aveva scelto di essergli alleato e mette tutto il suo peso nella guerra che vuole vincere a ogni costo. Non ha problemi di rifornimenti, né di uomini né di armi, ma del rapporto tra Armenia e Azerbaigian ha già scelto da tempo di disinteressarsi.  La guerra che ha voluto contro Kyiv ha  portato al risultato opposto: lo spazio di influenza di Mosca si sta riducendo, non espandendo.

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