Il voto

In Polonia ha vinto Tusk, che è arrivato secondo

Micol Flammini

Secondo gli exit poll, il PiS si conferma primo partito, ma da solo non ha la maggioranza né un alleato a cui appoggiarsi. L’alta affluenza ha premiato l’opposizione che è pronta a unirsi per governare. Le allenze, i partiti e i dati da guardare

Varsavia, dalla nostra inviata. Chi voleva essere cauto, poco prima della chiusura dei seggi, diceva con orgoglio che c’era già un vincitore chiaro delle elezioni polacche: l’affluenza. E infatti è stata la prima sorpresa, è stata da record come mai era accaduto nella storia della Polonia superando la soglia inedita del settanta per cento. Ma in questo dato, così dirompente e che aveva lasciato un segno visibile con le lunghe file davanti ai seggi, già c’era un segnale: i polacchi si erano mossi, avevano risposto all’appello dell’opposizione che aveva cercato di mobilitare gli elettori fino all’ultimo e fino all’ultimo si sono messi in fila per votare. La Coalizione civica guidata da Donald Tusk sapeva che avrebbe migliorato i suoi risultati rispetto alle ultime elezioni, ma l’obiettivo di riuscire a unire le forze e ottenere la maggioranza con la sinistra di Lewica (che vuol dire appunto sinistra) e con i liberali di Terza via sembrava comunque difficile da ottenere. Invece secondo gli exit poll l’opposizione unita ha vinto e potrebbe formare la maggioranza con 248 seggi su 460.

Il partito che governa dal 2015, il PiS, si è riconfermato il più votato, ma ha perso molto rispetto al 2019, quando ancora era in grado di avere la maggioranza da solo, senza doversi cercare un alleato. L’unico partito che prima del voto sembrava disposto a unirsi con il PiS, seppur con difficoltà, è stato il grande sconfitto della serata. Konfederacja. Il partito fondato nel 2018 e che sembrava aver rinvigorito l’estrema destra polacca, rubando consensi al PiS, tanto da far temere la formazione di un governo più estremista, avrebbe ottenuto poco più del 6 per cento, molto meno rispetto alle aspettative, troppo poco per offrire al PiS un’alleanza. 

La Costituzione polacca non definisce in modo preciso a chi assegnare il mandato per formare il governo e il ruolo del presidente Andrzej Duda, che è del PiS, sarà determinante. Potrebbe dare un mandato esplorativo al suo stesso partito, che avrebbe fino a dicembre per formare un governo, ma i numeri mancano e Duda potrebbe quindi decidere di accelerare la procedura e chiamare subito l’opposizione che ha un leader chiaro, autore della grande mobilitazione: Donald Tusk. L’ex ministro degli Esteri Radoslaw Sikorski, che è sempre stato al fianco di Tusk, dice al Foglio che da Duda si aspetta si comporti in modo costituzionale. E’ sicuro che per Jaroslaw Kaczynski sia il momento della pensione dalla politica e si augura che non ci saranno tentativi di trattenere il potere in modo illegittimo. In questi giorni, tra i politici dell’opposizione e tra gli attivisti si faceva largo la paura di un colpo di mano da parte del PiS, di un colpo trumpiano per contestare il voto. Ma l’affluenza è stata così determinante che il rischio di trovarsi per strada milioni di manifestanti è alto in un paese in cui i cittadini hanno l’attitudine a protestare e a organizzarsi bene per preservare la loro democrazia. Al Museo etnografico di Varsavia, dove si è tenuta la notte elettorale della Coalizione civica, però non si pensa più ai rischi, si pensa a lavorare e Barbara Nowacka, leader di Iniziativa polacca, un partito che fa parte di Coalizione civica, parlando con il Foglio fa l’elenco di tutte le cose da fare: riprendere i rapporti con l’Europa, fare delle buone politiche contro l’inflazione, assicurare i diritti alle donne, ridare valore  ai media statali che sono stati trasformati in organi di propaganda, rimettere in sesto la giustizia e la Corte costituzionale. Nowacka, che potrebbe essere nominata vicepremier, dice che non bisogna perdere tempo, e qui lo pensano tutti così, mentre si abbracciano, ballano e si salutano facendo il segno di vittoria. Donald Tusk appena arrivato sul palco ha detto: “Ha vinto la Polonia, ha vinto la democrazia, c’è tanto da fare, è uno dei giorni più belli della democrazia polacca”.

Il PiS ha parlato poco, aveva concesso l’accesso soltanto a una quarantina di giornalisti per partecipare alla serata elettorale, e tutto si è chiuso in fretta. Le cattive notizie per il partito di governo non riguardano soltanto i risultati delle legislative, ma anche il referendum sui migranti che il PiS aveva voluto per impostare tutta la campagna elettorale sulla necessità di proteggersi dall’invasione e dal sistema di redistribuzione europeo non ha avuto successo e non ha raggiunto il quorum. 

 

Le coalizioni

La prossima maggioranza polacca potrebbe essere composita, e ricalcare quella che a Bruxelles viene chiamata Coalizione Ursula. Il partito trainante dovrebbe essere la Coalizione civica che comprende la Piattaforma civica di Donald Tusk, Nowoczesna, Iniziativa polacca e i Verdi. L’altra sorpresa di queste elezioni arriva dai liberali di Terza via – che a sua volte è una coalizione composta da Polska 2050 e dal Psl – che hanno già detto che sosterranno la Coalizione civica, ma fino a pochi giorni fa si dubitava che avrebbero superato la soglia di sbarramento. E’ stata la sinistra, Lewica, a perdere punti, ma uno dei suoi leader, Robert Biedron, intervenendo in televisione sull’emittente Tvn ha detto che oggi questo dato lo interessa poco, oggi quel che conta è che il 15 ottobre è finito il PiS.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.