Foto di Grigory Sysoyev, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP, via LaPresse 

La pace secondo la Cina

Xi Jinping parla con Putin ma a nessuno dei due interessa la pace in Ucraina

Giulia Pompili

Il leader cinese vuole essere arbitro e negoziatore del nuovo ordine mondiale. La sua visita a Mosca non ha nulla a che vedere con la guerra d'invasione della Russia. Si tratta di business, dicono gli analisti

Il presidente cinese Xi Jinping è atterrato a Mosca indossando i panni del grande leader che promuove la pace nel mondo, al contrario di quelli che ostacolano le relazioni internazionali con “i pregiudizi, l’ossessione ideologica e l’egoismo geopolitico”, come si leggeva oggi sul tabloid cinese in lingua inglese Global Times. Non c’è niente che unisca di più Xi a Putin, in questo momento, che l’opposizione all’ordine globale a guida occidentale. Solo che adesso è solo la Cina, e non la Russia, ad avere la forza anche economica per promuovere un ordine alternativo. Nel suo editoriale pubblicato sul giornale russo Rossijskaja Gazeta, Xi Jinping ha scritto che è stato proprio nel marzo del 2013, durante la sua precedente visita in Russia, ad aver lanciato per la prima volta un concetto chiave. 

È la “comunità con un futuro condiviso per l’umanità”: una delle numerose frasi-slogan della politica cinese che servono a veicolare il messaggio della leadership del partito, ma anche un pezzo fondamentale della costruzione della nuova proiezione internazionale cinese. Tutto è cambiato dopo l’ultimo Congresso del Partito comunista cinese, nell’ottobre scorso, quando la leadership di Xi Jinping si è definitivamente consolidata per i prossimi cinque anni: Pechino non è più la potenza che proietta la sua influenza con la Via della Seta, ma vuole mostrarsi capace di risolvere conflitti attraverso le linee guida dell’Iniziativa per la Sicurezza globale che, secondo diversi analisti, potrebbe presto sostituire di fatto la Via della Seta. La Cina di Xi vuole essere al centro dei negoziati, ma è sorprendente pensare che da Pechino abbiano mandato l’articolo di Xi al Rossijskaja Gazeta direttamente in russo e pieno di errori grammaticali: segno che probabilmente a Zhongnanhai, l’area del potere di Pechino, non c’è un interprete di lingua russa, ed è strano per due paesi che vogliono ridefinire l’ordine mondiale insieme.

Secondo gli analisti, la visita di Xi a Mosca non ha niente a che vedere con la guerra d’invasione della Russia contro l’Ucraina. È solo business as usual per due potenze che hanno bisogno l’una dell’altra, perché anche Xi ha bisogno del supporto del Cremlino di Putin ora che il suo tentativo di creare un ordine mondiale alternativo è sempre più esplicito. Di certo non è la visita del leader portatore di pace. L’idea di una Cina che faciliti i colloqui è stata sconfessata già una volta, quando Pechino ha proposto il suo “piano di pace” sull’Ucraina tutto sbilanciato sulla Russia, e poi dagli stessi ucraini, che hanno fatto sapere che per ora, le condizioni per un dialogo non ci sono – questo che ci sarà davvero o no l’attesa telefonata di Xi con Zelensky dopo la sua visita in Russia. Resta forte il sospetto da parte della comunità internazionale che la Cina possa fornire materiale bellico alla Russia, anche se Pechino finora ha negato qualsiasi coinvolgimento materiale nel conflitto. 

La Cina di Xi non è una potenza in cerca di pace nel mondo ma di guadagno e d’influenza politica. Lo dimostrano le esercitazioni militari congiunte iniziate ieri tra Cina, Iran e Russia nel Golfo dell’Oman, e sempre più frequenti; e poi l’azzardo di mostrare la pace tra Iran e Arabia Saudita annunciata la scorsa settimana come un risultato ottenuto “su iniziativa del leader Xi”; le pressioni sull’isola de facto indipendente di Taiwan, la coercizione economica contro i paesi che si oppongono alla politica cinese, l’aggressività delle politiche nel Mar cinese meridionale: sono questi i metodi con cui la Cina porta avanti le relazioni internazionali. All’iniziativa di pace cinese ci credono in pochi. 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.