Foto di Bob Edme, AP Photo, via LaPresse 

il nuovo profeta

L'antimacroniano Bernard Friot, guru della pensione a 50 anni

Mauro Zanon

"Questa riforma è una contro-rivoluzione capitalista”. Il suo testo contro il presidente va a ruba nei gruppi di oppositori. L'economista ha un fan club, ha ispirato una rivista ed è sostenuto da uno dei sindacati più potenti di Francia

Parigi. Lo scorso 9 febbraio, si sono presentati in cinquecento per ascoltarlo all’auditorium Olympe-de-Gouges, nell’Undicesimo arrondissement di Parigi. Studenti, perlopiù, venuti ad applaudire il nuovo guru della mobilitazione contro la riforma delle pensioni di Emmanuel Macron: Bernard Friot, professore emerito all’Università di Paris X-Nanterre, sociologo ed economista di obbedienza comunista. A 76 anni, con i suoi maglioni vintage e l’aria da intellò sessantottino, Friot arringa giovani e meno giovani con un lessico che sembrava desueto, ma che seduce ancora una certa Francia, nostalgica di Marcuse e dei pavés.

 

“La riforma delle pensioni è una contro-rivoluzione capitalista”, ha dichiarato a Libération Friot, che ha appena pubblicato un libello di 109 pagine, “Prenons le pouvoir sur les retraites” (La Dispute), per difendere la sua idea di pensione a 50 anni e di “salario a vita”. “La ragione per cui la pensione è vissuta in maniera gioiosa è legata al fatto che si è pagati per una libera attività. Il salario è il requisito per la sovranità sul lavoro e non il risultato di una subordinazione”, dice Friot: “Difendo l’idea che ci debba essere una copresenza dei pensionati e dei lavoratori salariati nelle aziende, cancellando i ‘seniors’ con lo stipendio a vita a 50 anni. Titolari del loro salario (alzato al salario medio se inferiore) e non licenziabili, i cinquantenni che lo desiderano potrebbero sostenere l’auto-organizzazione dei lavoratori salariati. Perché il cuore della lotta di casse è la sovranità sul lavoro”. 

 

Il testo di Friot, una specie di libretto rosso maoista riadattato alla “lotta sociale” contro Macron, va a ruba tra gli oppositori più oltranzisti. È costruito attorno al dialogo tra l’autore e una giovane donna disorientata, che cerca di dare un senso alla sua opposizione contro la riforma, ad alcune riflessioni teoriche sul progetto e a una favola finale per presentare gli splendori di una pensione a 50 anni libera dalla “subordinazione al lavoro”. Per Friot, che ad aprile dello scorso anno ha cofirmato un appello con 160 economisti per sostenere la candidatura presidenziale di Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale, la riforma delle pensioni è una battaglia delle élite liberali per la loro sopravvivenza. “Perché le élite manifestano una tale ostinazione, dal 1987, a riformare le pensioni, nonostante l’opinione sia largamente contraria? Perché la classe dirigente sta combattendo una battaglia che è per lei vitale. È dirigente solo perché dirige il lavoro. Il fatto che la borghesia abbia il monopolio del lavoro è fondamentale per la sua potenza di classe”, dice il nuovo santino della sinistra anticapitalista francese. 

 

Friot è in tournée permanente da diversi anni per convincere i suoi concittadini che i liberali non hanno più scampo, che il momento comunista è arrivato e che le mobilitazioni di massa contro le riforme delle pensioni (ieri i francesi hanno protestato per la sesta volta nell’ultimo messo e mezzo) saranno la tomba del macronismo. L’economista, che cita volentieri il collega Thomas Piketty come modello da seguire, ha un fan club che si chiama Réseau Salariat, ha ispirato una rivista, Salariat, ed è sostenuto da uno dei sindacati più potenti di Francia, Solidaires. Certo, non tutti a sinistra lo considerano un grande pensatore: anzi.

 

Nel 2018, cinque economisti vicini al socialismo, Anne Eydoux, Jean-Marie Harribey, Michel Husson, Pierre Khalfa e Stéphanie Treillet, misero in guardia i militanti della gauche dal “miraggio” friotiano. E pochi giorni fa, Henri Sterdyniak, economista ostile alla riforma delle pensioni e ricercatore presso l’Ofce, ha fatto lo stesso attraverso un post nel suo blog: sbertucciando le proposte friotiane che “non sono affatto realistiche in merito al funzionamento delle aziende e alle pensioni, né in un regime capitalista né in un possibile regime comunista”.

 

Ma se chiedi agli studenti che bloccano licei e università qual è oggi il libro da leggere ti diranno l’ultima opera di Friot. Nel ’68, a Boulogne-Billancourt, c’era Jean-Paul Sartre a sobillare gli operai della Renault contro l’ordine gollista, nel 1995 Pierre Bourdieu divenne l’icona dei dimostranti contro la riforma delle pensioni (fallita) di Alan Juppé, e nel 2016, in epoca socialista, c’erano le Nuits Debout, le notti in piedi e la retorica antiliberale riversata nelle piazze dall’economista-filosofo Fréderic Lordon. Oggi, il nuovo profeta militante è Bernard Friot. 

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