Foto di Gavriil Grigorov, Sputnik, Kremlin Pool Photo, via LaPresse 

mosse azzardate

Perché la sospensione del New Start è un errore anche per Mosca

Pietro Guastamacchia

Vladimir Putin sgretola le basi della sicurezza nucleare per ossessione e miopia. Una decisione che rivela inaffidabilità e che non ha nessuna base legale. Parla l'ex vicesegretaria Nato Rose Gottemoeller

Bruxelles. Vladimir Putin è “ossessionato” dalla volontà di incrinare il sostegno occidentale all’Ucraina “al punto di rischiare di sgretolare le fondamenta dell’architettura della sicurezza nucleare globale nella speranza che Washington faccia un passo indietro”. Ne è sicura Rose Gottemoeller, ex vicesegretario generale della Nato e sottosegretario di stato americana  per il controllo degli armamenti nonché negoziatrice in capo nel 2009 proprio del New Start Treaty, il trattato, sospeso da Putin la settimana scorsa, che fissa il limite di 1.550 testate nucleari dispiegabili per ciascuna superpotenza e limita a 800 il numero di vettori nucleari come i missili balistici intercontinentali, sottomarini o bombardieri pesanti.

 

L’esperienza di Gottemoeller nel navigare gli accordi di sicurezza atomica stabiliti con i grandi trattati della Guerra fredda parte da lontano, da quando nel 1977 venne assunta come linguista in una stazione di controllo satellitare nel Maryland in cui si gestivano tutte le comunicazioni dirette con Mosca. Un sistema ai tempi innovativo rispetto al celebre cavo telefonico che collegava la Casa Bianca con il Cremlino, pensionato dopo la crisi missilistica cubana, anche a causa dei picchi d’interruzione nella stagione di raccolta delle patate causati dagli aratri dei contadini finlandesi, ignari del suo tracciato: era un segreto militare, racconta al Foglio la funzionaria americana.

 

“La scelta di Putin va in controtendenza con un dialogo che dura da mezzo secolo, è una scelta solamente politica che a mio avviso non lascia presagire una reale volontà di rivedere la loro dottrina nucleare”, spiega Gottemoeller “ma che ci rivela sfortunatamente molto sull’affidabilità di Putin e sull’effetto bunker del suo isolamento umano e politico”. La mossa annunciata dal presidente russo nel suo discorso del 21 febbraio per altro “non ha alcuna base legale”, spiega l’ex negoziatrice, “non si può sospendere la partecipazione a questo trattato, semplicemente non è previsto” .

 

I russi hanno anche fatto sapere che la sospensione dell’implementazione non significa che gli sarà concesso eccedere dai limiti previsti dal trattato ma ciò che verrà a mancare è lo scambio di informazioni e le ispezioni reciproche all’arsenale nucleare, “l’impalcatura rimane in piedi, ma da oggi si viaggia al buio”, continua Gottemoeller. 

 

“Se un missile balistico viene estratto da un silos per manutenzione, i russi, o gli americani, devono notificarlo, come devono notificare il suo ritorno. Queste sono informazioni che si potrebbero anche avere dai satelliti spia, ma la condivisione delle informazioni sull’arsenale nucleare è la base della ‘prevedibilità reciproca’, la colonna portante dell’architettura della sicurezza nucleare”, sottolinea la diplomatica americana, “senza quella è difficile fidarsi gli uni degli altri”. Scambi di informazioni e ispezioni bilaterali che finora, anche durante il conflitto in Ucraina, sono continuate ad avvenire nella piena trasparenza, fino all’annuncio del Cremlino che lascia ora non solo gli americani ma anche i russi stessi privi di informazioni cruciali per tenere aggiornato il delicato meccanismo della deterrenza nucleare reciproca.

 

“Una decisione che non tutti devono aver apprezzato a Mosca”, sospetta l’ex vice capo della Nato, “certo non mi aspetto che nessuno degli alti ufficiali parli apertamente contro Putin oggi ma voglio sottolineare che gli specialisti russi sono stati dei giganti dei negoziati contro la proliferazioni delle armi atomiche in passato e hanno interpretato con sincerità i lavori in questo processo. L’establishment russo conosce l’importanza militare di questi trattati e credo che in molti non siano contenti”. E non è un caso che proprio la scorsa settimana per la prima volta dall’inizio del conflitto in Ucraina si sia tenuto un brevissimo incontro tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il segretario di stato americano Antony Blinken, ai margini del G20 a Nuova Delhi, e che il primo punto in agenda sembra sia stato proprio la situazione del New Start. 

 

Sospeso o non sospeso l’accordo però scadrà comunque nel 2026, anno in cui sarà necessaria una rinegoziazione, ma la possibilità che questo accada è ormai molto ridotta, secondo la funzionaria infatti “ogni accordo sul nucleare deve passare dalla ratificazione del congresso e davanti alla situazione attuale sarà difficile convincere il congresso americano a fidarsi nuovamente di Putin”.  

 

Con le loro 4 mila testate di stock a vicenda Stati Uniti e Russia hanno reso negli anni il club delle potenze nucleari un ballo a due con qualche sporadico spettatore ma qualcuno sta rapidamente colmando il divario. “Ciò che accade in Cina è preoccupante, assistiamo ad un programma di modernizzazione dell’arsenale nucleare che stando alle nostre informazioni potrebbe portare Pechino ad avere a disposizione 1.500 testate prima del 2035 a differenza delle circa 400 di oggi”, spiega l’ex segretario generale della Nato, che sottolinea come ancora oggi non si abbia “una visione chiara dei motivi che spingono la Cina cercare di aumentare il proprio arsenale nucleare visto che la loro dottrina militare al momento non sembra essere cambiata in materia di armamenti atomici”.

 

Nonostante l’aumento previsto, l’arsenale nucleare cinese però rimane “troppo ridotto” per impensierire l’equilibrio stabilito dalle due superpotenze, commenta Gottemoeller, che rimane anche scettica sull’avvicinamento tra Mosca e Pechino “non credo ci sia un vero livello di fiducia reciproca, Xi Jinping ha infatti criticato fortemente Putin per l’uso di minacce nucleari e in materia di sicurezza Cina e Russia sono più avversari che alleati, sono scettica su una partnership in materia di deterrenza nucleare”.

 

Nel frattempo il vecchio continente al club delle potenze atomiche siede al tavolo dei bambini con circa 500 testate dispiegabili divise tra Francia e Gran Bretagna, un asset però da non sottovalutare, spiega l’ex sottosegretario di stato. “Davanti al ritorno dell’uso delle minacce atomiche “è importante essere a conoscenza delle nostra capacità nucleari per essere certi che se dovesse essere necessario, e che Dio ce lo eviti, siano pronte per essere usate nel modo e nel tempo per cui sono state progettate”. La certezza della risposta, dunque, rimane alle fine dei conti la vera essenza della deterrenza nucleare. 

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