Il presidente tunisino Said Kaies nell'ultimo vertice di Tunisi con Tajani e Piantedosi, lo scorso gennaio (foto Ansa)

E' di nuovo dittatura

In Tunisia, Saied ricopia l'ultradestra europea e parla di sostituzione etnica dei migranti

Luca Gambardella

Il presidente parla di un famigerato "piano criminale" per fare invadere il paese dai subsahariani. Violenze e arresti sommari. In Francia Zemmour apprezza. E l'Italia? 

In Tunisia, il presidente autoritario Kais Saied ha denunciato l’esistenza di un fantomatico “piano criminale”, orchestrato per “organizzare una grande ondata” di migranti subsahariani nel paese e realizzare una grande sostituzione etnica. Le dichiarazioni di Saied, rilasciate durante una riunione con i consulenti per la sicurezza del paese, sono state pubblicate sul sito della presidenza tunisina e sono l’ultima trovata ultranazionalista che rientra nella deriva dittatoriale della sua presidenza. Leggendole, sembrerebbe che Saied abbia attinto direttamente al vocabolario della destra identitaria europea, laddove per esempio menziona il rischio di una “trasformazione demografica” del paese per fare della Tunisia “un paese africano, senza alcuna affiliazione ai paesi arabi e islamici”. Non a caso Éric Zemmour, leader dell’ultradestra francese, ha subito dichiarato di condividere le parole di Saied: “La Tunisia vuole agire per difendere il suo popolo – ha detto il leader del Partito della riconquista – Cosa aspettiamo a combattere la Grande sostituzione?”.

   

In Tunisia è in corso da tempo una campagna mediatica che interessa televisioni, giornali e soprattutto social network, dove si diffondono tesi razziste contro i migranti subsahariani. Su internet fa sempre più proseliti il Partito nazionalista tunisino, un movimento che ha raccolto circa 50 mila follower sui social nel giro di appena un paio di mesi. Un meme diffuso da una parlamentare neoeletta mostrava un uomo di colore con la scritta “ecco il nuovo governatore di Sfax”, mentre altri canali diffondevano cifre inventate – oltre un milione di persone – a proposito di una presunta “invasione”. In realtà, secondo i dati ufficiali delle Nazioni Unite, nel paese i rifugiati e i richiedenti asilo subsahariani superano di poco quota 20 mila. Secondo le stime di alcune ong, le presenze arriverebbero al massimo a 50 mila immigrati. Per un paese di circa 12 milioni di abitanti si tratta di numeri ben lontani da quelli di un’invasione. 

 

Per Saied, la campagna di odio razziale è diventata un espediente per distogliere l’attenzione da una situazione economica drammatica e dalle critiche dell’opposizione. Ora però la sua retorica ha raggiunto livelli pervasivi e riscuote consensi. “Purtroppo molti tunisini approvano le parole di Saied, ma davvero: il mio paese non è mai stato questo, nemmeno con Ben Ali”, spiega al Foglio Majdi Karbai, deputato tunisino del partito Corrente democratica, costretto all’esilio in Italia. “Anche i riferimenti di Saied all’identità islamica sono folli. Tutti sanno che non esiste necessariamente una corrispondenza fra religione musulmana ed etnia subsahariana. Basta guardare al Senegal o al Gambia”. Ma la teoria ultranazionalista alimenta ugualmente un clima di violenza nei confronti dei migranti. Alcune ong hanno denunciato oltre 300 arresti di immigrati subsahariani solo nell’ultima settimana, arresti che sarebbero stati compiuti nella totale assenza di assistenza legale. Un quadro preoccupante, se si pensa che le riforme illiberali imposte da Saied dal 2019 a oggi hanno indebolito la libertà di espressione e l’indipendenza del potere giudiziario, cancellando di fatto i lenti progressi compiuti sul fronte dei diritti civili dopo le primavere arabe. 

 

L’Italia è spettatore interessato di quanto avviene a poche decine di miglia dalle sue coste. Solo lo scorso anno  i tunisini arrivati attraversando il Mediterraneo sono stati 32 mila, la nazionalità più rappresentata negli hotspot del nostro paese. Due giorni fa, intervistato dal Giornale, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha rivendicato i “risultati importanti” raggiunti grazie alla cooperazione con le autorità tunisine che avrebbero bloccato 13 mila sbarchi. Numeri che però non tengono conto di quanti, invece, sono riusciti ad arrivare in Italia: al 22 febbraio 2023, le persone sbarcate sono state 12.667, oltre il doppio rispetto alle 5.273 del 2022 e più del triplo rispetto alle 4.156 del 2021. Secondo il deputato Karbai, l’Italia si è resa corresponsabile delle politiche discriminatorie nei confronti dei migranti perché finanzia in modo cospicuo il regime di Kais Saied: “Dopo l’accordo del 2020 concluso dai due paesi, l’Italia si è impegnata a versare 8 milioni di euro per fermare il flusso dei migranti nel Mediterraneo. Altri 30 sono attesi entro il 2023.  La Tunisia è diventata la guardia di frontiera dell’Europa, ma all’Europa non interessa cosa succede alle persone respinte e che restano da quest’altra parte del mare”.    

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.