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I PASSI DEI RUSSI IN DONBAS

Kyiv potrebbe seguire il consiglio di non morire per Bakhmut

La "ritirata strategica" dalla città del massacro in Donbas per riposizionare i soldati a sud

Cecilia Sala

Il ritiro delle truppe significherebbe che Kyiv sta seguendo un consiglio prezioso degli alleati. I segnali del riposizionamento si vedono già, ma i civili rimasti in città adesso sono in trappola

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Ieri la Difesa ucraina ha informato tutte le organizzazioni di volontari che lavorano nel paese che è proibito entrare a Bakhmut per portare aiuti, perché ora – con il rischio di combattimenti strada per strada – la situazione diventa troppo pericolosa. Da parte di Kyiv,  significa prendere in considerazione che i russi entrino in città nel giro di poco tempo. Esattamente un mese fa, fra il 13 e il 14 gennaio, sui canali dei blogger militari russi era circolata la notizia che Bakhmut fosse sul punto di cadere. All’epoca non era vero ma, dopo quel momento, gli ucraini potrebbero aver deciso di seguire il consiglio  dato dagli americani il mese scorso: cominciare una “ritirata strategica” dalla città del Donbas. 
In un articolo pubblicato dalla Cnn il 24 gennaio, fonti sia tra gli ufficiali americani che tra quelli ucraini dicevano alla testata che gli Stati Uniti e altri alleati occidentali di Kyiv avevano suggerito a Zelensky di sprecare meno vite di soldati nella difesa di una città affatto strategica e ormai distrutta come Bakhmut, e destinare piuttosto le proprie energie (e il nuovo pacchetto di aiuti militari) alla preparazione di una controffensiva nel sud. Una controffensiva che avrebbe l’ambizione di spezzare la continuità del territorio occupato dai russi lì dove il corridoio di Mosca è più sottile. Creando un corridoio ucraino che vada dalla oblast di Zaporizhzhia verso Melitopol o da Vuhledar (nel sud del Donbas) a Mariupol. Già nelle ultime due settimane gli analisti militari hanno notato come Kyiv stesse seguendo almeno in parte il consiglio, perché alcuni dei soldati scelti schierati in difesa di Bakhmut erano stati sostituiti da riservisti, per liberare i primi – i più preparati – e destinarli a missioni più importanti. 

I russi hanno aumentato la potenza e la frequenza degli attacchi lungo la linea del fronte di 1.300 chilometri già nei primi giorni di gennaio, ma nelle ultime quattro settimane hanno conquistato sei piccoli villaggi tutti intorno a Bakhmut (zero sulle altre linee di attacco che vanno dal nord-est al sud-est, soprattutto nella zona strategica di Vuhledar). Anche ieri i russi sono avanzati a piccoli passi nel villaggio di Paraskoviivka, a nord di Bakhmut, dopo che gli ucraini si sono ritirati da  quello vicino di Blahodatne. 

I civili rimasti a Bakhmut sono seimila, circa un decimo di quelli che abitavano la città prima della guerra: negli ultimi sei mesi, e fino a oggi, non hanno acconsentito a farsi evacuare. Due giorni fa, dopo molti tentativi falliti, i volontari sono riusciti a portare via un’altra famiglia solo perché hanno accettato di trasportare fuori anche la loro mucca Marta, cioè tutto quello che avevano oltre a una casa ormai per metà distrutta. 
 

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