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A bruxelles

Quando è divisa, l'Ue rimanda: che cosa si è deciso nel Consiglio senza svolte

David Carretta

Sull'economia il dibattito è rinviato a marzo e sulle migrazioni l'unica vera novità che si registra è che il dibattito si è spostato a destra. Le conclusioni poco incisive del vertice europeo

Bruxelles. Il Consiglio europeo che si è chiuso la scorsa notte non entrerà nella storia come un vertice della svolta per i destini dell’Unione europea. Che sia sulla risposta dell’Ue all’Inflation reduction act dell’Amministrazione Biden o sulla politica migratoria dei ventisette stati membri – i due principali temi sull’agenda dei capi di stato e di governo – le conclusioni del Consiglio europeo confermano una vecchia tradizione: quando sono divisi, i capi di stato e di governo preferiscono rinviare le decisioni con formule ambigue, che permettono di accontentare tutti. Sull’economia il dibattito è stato rinviato al prossimo Consiglio europeo di marzo, quando i leader discuteranno anche le revisione del Patto di stabilità e crescita. Sulle migrazioni tutto dipenderà dall’effettivo flusso di migranti alle frontiere esterne e interne dell’Ue nei prossimi mesi, ma è significativo che il primo dibattito approfondito sul tema sia stato imposto non dai paesi di primo ingresso, ma da quelli che subiscono i movimenti secondari. Perfino sull’Ucraina – tema che dovrebbe unire dopo la storica visita del presidente Volodymyr Zelensky – non ci sono state decisioni risolutive. Non ci sono stati nuovi annunci sugli armamenti da destinare a Kyiv e ancor meno sugli aerei da combattimento (anche se si sta lavorando a trasferire alcuni Mig adattati agli standard Nato in possesso di alcuni paesi europei). L’impegno ad adottare un decimo pacchetto di sanzioni è messo in dubbio dalla minaccia di veto del premier ungherese, Viktor Orbán.

Alla vigilia del Consiglio europeo, il tema più scottante doveva essere quello della risposta dell’Ue all’Ira di Biden. Negli ultimi mesi Francia e Germania avevano fatto forti pressioni sulla Commissione per aprire il rubinetto degli aiuti di stato, anche a costo di compromettere la parità di condizioni nel mercato interno, sfavorendo i paesi senza capacità fiscale. Le conclusioni del Consiglio europeo sono ben al di sotto di quanto sperato da Emmanuel Macron e Olaf Scholz. I paesi piccoli liberali del nord e quelli indebitati del sud hanno formato una strana alleanza, ribellandosi al tandem franco-tedesco. Alla Commissione è stato chiesto di presentare una “analisi approfondita” dell’impatto dell’Ira sui paesi europei e i settori industriali, prima di prendere una decisione sull’allentamento delle regole. In ogni caso il sostegno con gli aiuti di stato dovrà essere “mirato, temporaneo e proporzionato”, oltre che limitato ai “settori strategici per la transizione verde che subiscono l’impatto negativo delle sovvenzioni estere o degli elevati prezzi dell’energia”. Le principali novità sono la promozione da parte dell’Ue dei “crediti d’imposta” e la possibilità di pareggiare i sussidi e gli sconti fiscali offerti agli americani alle imprese europee per spostare investimenti e produzione negli Stati Uniti. L’Italia ha rivendicato di aver ottenuto “flessibilità” sull’uso dei fondi europei e la promessa di “tenere presente” della risposta all’Ira nella revisione del Patto di stabilità e crescita. Ma non ci sono dettagli, né impegni definitivi.

In realtà, il dibattito più acceso tra i capi di stato e di governo è stato sulle migrazioni. In parte non era atteso: per evitare scontri il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, aveva focalizzato la bozza di conclusioni sulla dimensione esterna delle politiche migratorie (rimpatri, sanzioni contro i paesi di origine, piani d’azione). I leader dell’est hanno insistito per chiedere finanziamenti dell’Ue per la costruzione di muri, ma la Commissione è contraria. L’Italia ha chiesto e ottenuto il riconoscimento della “specificità della frontiera marittima” e un riferimento indiretto alle navi delle ong. Ma è finita nel mirino dei paesi del nord per i movimenti secondari e alcuni leader hanno insistito per menzionare la “salvaguardia delle vite umane” in mare. Più che le conclusioni, la principale novità del Consiglio europeo è lo spostamento a destra del dibattito sulle migrazioni. La linea dura va di moda, anche se si scontra con un’opposizione di peso: Scholz, la cui maggioranza a Berlino dipende dai Verdi, è diventato l’ultimo baluardo contro l’Europa fortezza.