“Niente scuse per l'Algeria e no all'islam politico”. Macron anti woke

Giulio Meotti

Il presidente francese delude la sinistra anticolonialista. “L’unico perdono collettivo che chiedo è agli harkis", i musulmani che prestarono servizio nell’esercito francese. La caricatura che è stata imposta della guerra in Algeria, con la complicità di molti intellettuali, sopravvive ancora oggi"

“Oggi, a nome del governo olandese, mi scuso”. Qualche settimana fa, il premier olandese Mark Rutte aveva deciso di chiedere scusa per il colonialismo olandese. Ieri il presidente francese Emmanuel Macron ha scelto un’altra linea. Non intende “chiedere perdono” per la colonizzazione dell’Algeria da parte del suo paese e per il suo ruolo nella guerra d’indipendenza, ha affermato Macron in un’intervista pubblicata sul settimanale Le Point. “La parola perdono spezzerebbe tutti i legami”, ha detto Macron allo scrittore franco-algerino Kamel Daoud. Un cambio di linea rispetto al 2017, quando l’allora candidato alla presidenza Macron aveva descritto la colonizzazione francese come un “crimine contro l’umanità”.

“Ci siamo negati il diritto di menzionare questa era e un’intera generazione di politici francesi ha contribuito all’omissione”, ha ammesso il presidente francese, che ha poi aggiunto: “L’unico perdono collettivo che chiedo è agli harkis. Perché era stata data una parola dalla Repubblica che più volte aveva tradito. Quella di proteggerli, di accoglierli”. Gli harkis sono i musulmani che prestarono servizio nell’esercito francese. L’esercito francese abbandonò i suoi ausiliari musulmani. Secondo le stime più caute, sono stati massacrati tra 60 e 80 mila  harkis mentre 45 mila sono riusciti a raggiungere la Francia. Di fatto, Macron delude il revisionismo che Jean Sévillia nel libro “Les vérités cachées de la guerre d’Algérie” (Fayard) chiama la “visione manichea e storicamente corretta” di quel conflitto. “La caricatura che è stata imposta della guerra in Algeria, con la complicità di molti intellettuali di sinistra, sopravvive ancora oggi nei giovani franco-algerini che provengono da questa immigrazione. Nutre il rancore che impedisce la loro piena assimilazione. Da qui l’urgenza di ripristinare una visione più equilibrata di questa tragedia”. Gli accordi di Évian del 18 marzo 1962 rifiutarono di considerare i non musulmani come algerini. Diktat imposto dai nazionalisti alla Francia, in cambio dell’autorizzazione a sfruttare il petrolio per dieci anni.

   
Macron ha anche parlato di islam. Ha rivendicato la “differenza fra un modello universalista come il nostro in Francia e un altro modello multiculturale”. Ha ammesso che c’è una reislamizzazione. “Qualche generazione fa, sono state le madri a togliere il velo quando sono arrivate in Francia. Oggi le loro figlie lo stanno rimettendo! Dietro il velo c’è un conservatorismo religioso che si combatte in molti paesi e al quale in Francia poniamo un limite netto: rispetto totale delle regole della Repubblica e nessun islam politico”.

 

Infine, Macron ha colpito l’ipocrisia islamica. “Coloro che amano l’islamismo politico sono coloro che non vivono sotto il suo giogo. In Francia, tutti coloro che perorano questo islamismo lo fanno con diritti sociali che nessun regime di islam politico concede, libertà reali che nessun regime di islam politico concede. È un rifiuto della Repubblica anche se prendiamo i soldi ei diritti. Dobbiamo rompere con questa ipocrisia”.
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.